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Storia dei Cavalieri Templari.

Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone 1103-1314.

Alla fine della prima Crociata conclusasi con la conquista di Gerusalemme il 15 Luglio 1099, molti crociati considerarono esaurito il proprio compito e quindi ritornarono in patria, lasciando però la difesa delle precarie conquiste ad un esiguo contingente militare, letteralmente circondato dai mussulmani.
Fu così che nel 1103, durante il regno di Baldovino I di Gerusalemme, un cavaliere di Pagani, nella regione Italiana di Nocera, allora Basilicata, Ugo di Pagani (m. 1136) e nove suoi compagni, andati a condolersi per la morte di Goffredo di Buglione, fecero voto di difendere i viaggi dei pellegrini nel pericoloso tratto tra il porto di Jaffa e la città di Gerusalemme. A causa della morte di uno di loro, Alessandro Amarelli, rimasero in nove.
Si potrebbe obbiettare che nove cavalieri erano un pò pochi per difendere il percorso tra Jaffa e Gerusalemme, ma bisogna considerare che ciascun cavaliere aveva comunque un discreto seguito di fratelli attendentisergenti, ossia di cavalleria leggera.
Furono immediatamente e con gratitudine accettati da re Baldovino I e dopo alcuni anni anche da Baldovino II e dal Patriarca Stefano de la Ferè. Furono alloggiati presso la moschea di al-Aqsa, dove una volta sorgeva il tempio di re Salomone, e per i loro voti pronunciati e questa ubicazione furono denominati Poveri cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone o più semplicemente Templari. Nacquero così i Monaci Guerrieri.
Nel 1128, al concilio di Troyes, voluto da Papa Onorio II (1124-1130), i Templari furono riconosciuti come ordine e San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) ne giustificò l’uso delle armi e ne compilò la Regola, come quella dei Benedettini, riformata dai Cistercensi.
Similmente a questi ultimi, i Templari  portarono un mantello bianco, al quale nel 1147 fu autorizzata da Papa Eugenio III (1145-1153) l’aggiunta di una croce rossa Patente.
  I Templari incontrarono immediatamente i favori sia dei Papi, ai quali giurarono sempre eterna obbedienza, che dei regnanti dell’epoca e, grazie alla concessione di privilegi, lasciti e donazioni, il tutto esentasse,  diventarono ben presto potentissimi e influenti.
Essi svilupparono un’organizzazione ben strutturata, comandata da un Maestro dell’Ordine e divisa in province territoriali e molti valenti cavalieri dell’aristocrazia europea fecero a gara per entrare nei loro ranghi.
Svilupparono infine il primo sistema bancario del Medioevo e garantirono per l’emissione delle prime lettere di credito criptate con una chiave di forme triangolari.

La difesa della Terrasanta
  I Templari si distinsero nelle varie battaglie che vennero combattute contro i mussulmani negli anni successivi alla fondazione del loro ordine e spesso i Maestri dell’Ordine cadevano combattendo, come Bernardo di Tremelay all’assedio di Ascalona nel 1153.
Il formidabile avversario, che essi si trovarono a fronteggiare, era il famoso sultano d’Egitto Salah Al-Din (Saladino) (sultano:1176-1193), il  quale in pochi anni riuscì a mettere in ginocchio i regni cristiani in Terrasanta, approfittando anche degli intrighi e congiure tra le file degli occidentali, dai quali non erano esenti neanche i Templari stessi e gli Ospitalieri.
Questi vanificarono gli sforzi di Raimondo III, conte di Tripoli, di ottenere un patto di convivenza con  gli arabi. L’esito fu disastroso: nella battaglia del Monte Hattin del 1187 (seguita dalla caduta di Gerusalemme), l’esercito cristiano fu pesantemente sconfitto e tutti i Templari presenti furono massacrati, eccetto Gerard de Riderford.
I Templari allora cambiarono tattica: presidiarono i punti nevralgici asserragliandosi nelle loro grandiose fortezze, come il Krak dei Cavalieri e uscendone per compiere veloci sortite, ma purtroppo anche azioni di vero e proprio taglieggiamento delle carovane di passaggio.
Negli anni successivi, dal 1189 al 1228, furono organizzate altre 3 crociate (III, IV, V), ma, nonostante tutti gli sforzi, nel 1244 il regno di Gerusalemme diventò definitivamente mussulmano. Nello stesso 1244, i Templari, con il Maestro Armand di Périgord, pur alleandosi  momentaneamente con gli odiati rivali dell’Ordine degli Ospitalieri e perfino con il sultano di Damasco, non riuscirono ad evitare la sconfitta ad opera dei Mongoli nella battaglia di Gaza , dove lasciarono sul campo 312 cavalieri, compreso il  Maestro stesso. Le due ultime disastrose Crociate (VI e VII), organizzate dal re (San) Luigi IX di Francia (1226-1270) accelerarono la caduta dell’ultimo baluardo cristiano in Terrasanta di San Giovanni d’Acri nel 1291. Molti Templari furono uccisi durante l’assedio, compreso il Maestro Guglielmo di Beaujeu, e i superstiti riuscirono a fuggire a Cipro.

Il declino
Persa la Terrasanta, contrariamente agli altri ordini cavallereschi, i quali si posero un altro obiettivo geografico per la difesa della Cristianità (i Teutonici a Nord-Est e gli Ospitalieri di San Giovanni a Rodi), i Templari superstiti rimasero militarmente disoccupati, se si esclude la Spagna dove combatterono contro i Saraceni.
È vero che i Templari difesero Cipro, ma il processo in Francia fece sì che a questa difesa venne data bassa priorità, ed infatti già nel 1310 essi abbandonarono l’isola in seguito alla riconquista del potere da parte del re Enrico II di Cipro e Gerusalemme, spalleggiato dagli Ospitalieri.
In Francia incominciò a diffondersi l’idea che era stata colpa dei Templari la perdita della Terrasanta e quindi che era inutile mantenere in vita l’Ordine, idea corroborata oltretutto dal fatto che la potenza dei Templari, veri e propri banchieri mercantili, nella finanza e nella diplomazia incominciava a dare fastidio a molti, soprattutto al re di Francia Filippo IV detto il Bello.
Inoltre la fedeltà esclusivamente verso il Papa fu invisa dal clero secolare, particolarmente dai vescovi, che mal sopportavano la loro totale autonomia di azione sul territorio.
Comunque il destino dei Templari fu segnato dalle lotte tra il Papa Bonifacio VIII (1294-1303) ed il re di Francia Filippo IV, detto il Bello (1285-1314), scomunicato da Bonifacio nel 1302 per una diatriba sui limiti dei poteri della Chiesa e dello Stato.
Era un momento negativo per Filippo, che, oltretutto, era stato sconfitto dai Fiamminghi a Courtrai nel 1302 ed era sull’orlo della bancarotta, dal quale si potè risollevare solo attingendo a pesanti prestiti da parte dei Templari e fu proprio allora che Filippo concepì il suo piano: indebolire il papato ed incamerare i beni dei Templari.
Per la prima parte del suo piano, fece sequestrare e maltrattare Bonifacio nel suo palazzo di Anagni (il cosiddetto schiaffo di Anagni) da parte della sua anima nera, Guglielmo di Nogaret. Benché Bonifacio venisse liberato dal popolo indignato, morì per lo choc riportato qualche settimana dopo.
Il nuovo Papa, Benedetto XI (1303-1304) non durò molto: morì infatti il 7 Luglio 1304 per una indigestione di fichi ... avvelenati con polvere di diamante da Guglielmo di Nogaret.
Della morte fu ingiustamente incolpato il francescano Bernard Délicieux, che aveva incautamente scritto al medico del Papa, Arnaldo di Villanova, che dalle profezie di Gioacchino da Fiore si poteva desumere la morte del papa per il 1304.
In realtà il regista dell’assassinio fu il solito Filippo il Bello, a cui era rimasta indigesta una bolla papale con una sua condanna come mandante per il famoso episodio dello schiaffo di Anagni.
Finalmente un anno dopo Filippo riuscì a far eleggere il suo Papa, Clemente V (1305-1314), un uomo debole e influenzabile, e a far trasferire la sede papale sotto la sua protezione ad Avignone.
Con Clemente, Filippo giocò pesante minacciando di allestire un processo per giudicare postumo Bonifacio, accusato di eresia e magia nera. Pare che, pur di salvare l’onore della Chiesa, Clemente acconsentì a procedere contro i Templari, l’altra spina nel fianco di Filippo.

La fine
Il 13 Ottobre 1307, un venerdì 13, tutti i Templari sul territorio francese, compreso il Maestro Giacomo di Molay (1243-1314), furono arrestati su ordine di Filippo. L’accusa fu di eresia, basata sulle farneticanti dichiarazioni di un tale Esquieu de Floryan, testimone diretto di una confessione di un Templare espulso dall’ordine e suo compagno di cella nel carcere di Béziers.
Questo ultimo aveva narrato di un cerimoniale basato sul rinnegamento di Cristo, di sputi sulla Croce, di sodomia e baci osceni, di riti magici e tanto bastò a Guglielmo di Nogaret per imbastire un clamoroso processo a carico del più potente Ordine religioso dell’epoca.
Iniziarono i primi interrogatori con ampio utilizzo della tortura, nonostante i deboli tentativi di protesta da parte di Clemente V: tuttavia Giacomo di Molay si rivelò un osso molto più duro del previsto, fermo nella difesa dell’ortodossia dell’Ordine.
Nel 1310 le prime vittime: 54 Templari ritrattarono le confessioni estorte con la tortura, vennero quindi considerati relapsi e immediatamente bruciati sul rogo. Nel 1311 venne indetto il Concilio di Vienne (nel Delfinato) per dirimere la questione, ma durante il suo svolgimento, Clemente, che non si decideva mai a prendere posizione tra il parere dei vescovi favorevoli a mantenere l’Ordine e quello del re favorevole ad una pesante condanna dell’Ordine, dopo aver provveduto alla completa assoluzione di Jacques de Molay e degli altri nel carcere di Cluny,  decise nel 1312 per una sentenza (bolla Vox in excelso) degna di Ponzio Pilato. Fu infatti ratificata la soppressione (ma non la condanna) dell’Ordine con passaggio dei beni dei Templari agli Ospitalieri, che dovettero sganciare ben 1 milione di lire tornesi a Filippo per venirne in possesso.
Tuttavia, a carico dei principali responsabili, la commissione cardinalizia (tutti fidati alleati di Filippo) emise il 18 Marzo 1314 un verdetto di condanna al carcere a vita, previa confessione pubblica.
La sentenza fu letta a Giacomo di Molay e al gran precettore di Normandia, Geoffroy di Charnay, oltre ad altri due Templari di prestigio, ma, a sorpresa, sia Giacomo che Geoffroy presero la parola per ritrattare le loro confessioni ottenute con le solite torture.
Filippo allora, senza consultare il Papa, convocò quel giorno stesso il consiglio di stato, dove venne pronunciata l’immediata sentenza di morte per i due capi Templari: essi morirono sul rogo la sera del 18 su una isoletta sulla Senna, alle spalle di Notre Dame. Una leggenda vuole che Giacomo predisse la morte sia di Clemente che di Filippo prima della fine dell’anno ed effettivamente i due morirono rispettivamente nell’Aprile e nel Novembre del 1314. Negli altri paesi europei non si procedette con lo zelo dei francesi, e spesso i re (per esempio Eduardo II d’Inghilterra), solo dopo richiami ripetuti del Papa ai loro doveri, imbastirono dei processi molto formali contro i Templari, che furono di sovente assolti.
In Spagna e in Portogallo, per esempio, essi confluirono in due ordini religiosi: l’Ordine dei Cavalieri di Santiago (San Giacomo) e l’Ordine dei Cavalieri di Cristo.

Le accuse
Come si diceva, le accuse furono varie e diedero a tutta una serie di interpretazioni esoteriche nei secoli successivi: i baci sulla bocca, sul ventre, sull’ano e sulla spina dorsale avrebbero potuto far parte di un rito iniziatico di origine orientale, che ricordava la rivitalizzazione dei chakra, punti energetici seconda la dottrina indiana dei Tantra.
L’adorazione della testa (o immagine) di un uomo barbuto, noto come Bafometto (forse una storpiatura del nome di Maometto) si riferirebbe al culto di San Giovanni, vero Messia secondo alcuni gnostici, come i Mandei. Secondo altri si tratterebbe del Mandylion, l’immagine di Gesù rimasta impressa sul velo della Santa Veronica (personaggio rappresentato nella sesta stazione della Via Crucis, ma mai citato da nessuno dei Vangeli) oppure la Sindone stessa, trovata dai Templari e trasferita da essi in Europa occidentale.
Lo sputare sul crocefisso confermerebbe che i Templari erano venuti a sapere che durante la crocifissione, Gesù era stato sostituito da qualcun altro, idea docetista già espressa dal maestro gnostico Basilide.
L’accusa di magia era collegata al fatto che i Templari avessero praticato l’alchimia e seguito le dottrine della Cabala giudaica: questa ipotesi fu proposta dal cabalista del ’500, Cornelius Agrippa di Nettesheim.

Le leggende
Mai come nel caso dei Templari, dopo la loro scomparsa, si potè dare libero sfogo a tutta una serie di leggende, fatti curiosi o speculazioni più o meno fantasiose.
Si disse:
  Che la flotta Templare, di stanza a La Rochelle, fosse sfuggita alla cattura, partendo, appena in tempo, per fare rotta sulla Scozia dove i Templari avrebbero aiutato il re Robert I Bruce (1306-1329) a sconfiggere gli inglesi nella battaglia di Bannockburn del 1314 o addirittura in America, secondo un altro autore.
Che, successivamente, per sfuggire all’Inquisizione, sempre i Templari scozzesi avrebbero deciso di darsi una struttura di società segreta, la quale sarebbe stata del Rosacrocianesimo del XVII secolo o della Massoneria del XVIII secolo.
Che per uno Templare scozzese morto in battaglia in Lituania, Guglielmo di Saint Clair (diventato poi Sinclair), il suo omonimo discendente Sir William Sinclair avrebbe costruito (ufficialmente per la propria famiglia) una cappella commemorativa a Rosslyn (vicino ad Edimburgo) nel 1446, piena di riferimenti esoterici ed in seguito anche massonici (ante litteram) e con un fregio che richiama la pannocchia del mais, allora sconosciuta in Europa, ma non in America.
Che i Templari avessero scavato nel sottosuolo del Tempio di Salomone, riportando alla luce misteriosi e compromettenti documenti sulle verità nascoste del Vangelo o addirittura avessero trovato l’Arca dell’Alleanza o perlomeno che sapessero la sua esatta ubicazione (Axum in Etiopia).
Che avessero sponsorizzato la costruzione delle ardite cattedrali gotiche, come quella di Chartres, riempiendole di simbologie mistiche, legate a culti segreti, come la venerazione di Maria Maddalena, sposa di Gesù ecc.
Che avessero favorito la diffusione dei tarocchi, le carte da gioco, nascondendo nei loro complessi disegni un’intera sapienza iniziatica, da loro appresa in Terrasanta.
Che avessero fatto alleanze nascoste con i catari, perseguitati nello stesso periodo e che ambedue i gruppi conoscessero certi segreti, come la località della tomba di Gesù in Francia, il segreto del Graal ecc.
I Templari erano un Ordine Cavalleresco Monastico che segnò la storia Medioevale, influenzando moltissimo la cultura del tempo e lasciando delle tracce indelebili.
Un’altra cosa importantissima va subito specificata e chiarita: qual è stato effettivamente l’ideale Templare.
È vero innanzitutto che i Templari nacquero con lo scopo di proteggere i pellegrini in Terra Santa, ma il loro ideale era anche dei più tolleranti, in quanto non volevano cacciare i musulmani da Gerusalemme e dagli altri territori sacri ad entrambe le religioni, ma volevano una convivenza pacifica tra le due culture ed in generale tra tutte le culture del Mediterraneo (i musulmani invece non furono mai dello stesso parere).
I Templari erano assolutamente dediti alla Cristianità ed alla Chiesa a cui rimasero fedeli fino alla fine, anche quando essa, dispiace dirlo, li tradì.
Le origini dei Templari si possono capire solo se si conosce ed analizza la storia della prima Crociata guidata dal famosissimo Goffredo di Buglione.
All’appello di papa Urbano II al concilio di Clermont (1095) per la guerra all’infedele, risposero in tanti, da ogni regione e di qualsiasi ceto sociale; pellegrini, povera gente, commercianti, principi e nobili cavalieri.
La Crociata dei Baroni riuscì ad arrivare in Terra Santa e a liberare Gerusalemme.

A dimostrazione della bontà spirituale e non economica di questa avventura si può guardare alla condotta di Goffredo di Buglione dopo la conquista della Città santa: sarebbe potuto diventare Re di Gerusalemme, ma rifiutò la carica, volendo essere soltanto Difensore del Santo Sepolcro.
Comunque, una volta riconquistata Gerusalemme, i Crociati, visto che non erano un esercito regolare, ma solo Cristiani che difendevano il loro diritto di andare a pregare in Terra Santa, per la maggior parte tornarono in Europa, alle loro case e alle loro famiglie, lasciando così Gerusalemme quasi senza protezione. Proprio in questo momento entrano in gioco i Templari.
Ugo de Pagani insieme ad altri otto cavalieri (Goffredo di Sant’Aldemaro, Andrè de Montbard zio di San Bernardo di Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de Montdidier) partono dall’Italia e dalla Francia per andare in Terra Santa con lo scopo di difendere i pellegrini dagli attacchi delle bande dei musulmani.
Venivano chiamati inizialmente i Poveri Cavalieri di Cristo ed erano un Ordine monastico e guerriero. Questa fu un’idea veramente rivoluzionaria per quel tempo! Scavalcò la tradizionale divisione sociale formata da: Bellatores (coloro che combattevano), Oratores (coloro che pregavano), e Laboratores (coloro che lavoravano).
I Templari univano alla mansuetudo del monaco la fortitudo del guerriero I monaci cosiddetti tradizionali pronunciavano tre voti, ossia obbedienza, povertà e castità: i Templari, oltre a questi tre voti, ne pronunciavano anche un quarto, cioè lo stare in armi, quindi il combattimento armato.
Erano dei veri e propri monaci guerrieri.
Questi nove Cavalieri, si ripresentarono nell’anno Domini 1118 (dopo essere stati nel 1103 da Baldovino I) al Re di Gerusalemme Baldovino II mettendosi a disposizione per la protezione dei pellegrini ed il pattugliamento delle strade a Gerusalemme e dintorni.
Questi cavalieri, a differenza di tanti altri, non si presentarono al re vestiti in maniera sfarzosa, con i mantelli pieni di colori e con le gualdrappe dei loro cavalli pieni di frange dorate e multicolori, ma erano coperti da un semplice mantello bianco senza nessun altro fregio o armatura luccicante. Ugo de Pagani sostenne, davanti al re, che non erano le vesti che facevano i buoni e coraggiosi cavalieri, ma il cuore.
Dopo averli ascoltati, Baldovino II concesse loro come quartier generale un’ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion, accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone.
I cavalieri cominciarono così a pattugliare le strade come promesso al re, il quale fu entusiasta del loro operato. Dopo poco tempo, il numero dei cavalieri aumentò, cosicché dovettero trasferirsi a pochi metri, andando ad occupare tutta l’area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l’area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa.
A questo punto il loro nome fu cambiato in Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme, e furono più semplicemente riconosciuti come Templari. Questo primo periodo di storia Templare è contrassegnato dalle grandi difficoltà incontrate, sia dal punto di vista militare (erano relativamente pochi) sia dal punto di vista economico.
Furono proprio questi i motivi che spinsero Ugo de Pagani a tornare in Francia nel 1127 per cercare rinforzi morali ed economici. Proprio in questo momento avviene la svolta decisiva dell’Ordine del Tempio: Ugo de Pagani arriva a Troyes dopo aver incontrato a Roma il Papa Onorio II. Bisogna ammettere che la creazione della nuova milizia non aveva precedenti nella storia cristiana, e, anche il Papa stesso mostrava evidenti segni di imbarazzo.
Certo, i Templari non furono i primi monaci con altre finalità oltre la preghiera e la meditazione, i Cavalieri di San Giovanni conosciuti anche come Ospitalieri o Gerosolimitani e oggi come Cavalieri di Malta, anche se gli attuali non sono i discendenti dei Giovanniti, già esistevano, ma non avevano il voto delle armi, si preoccupavano soprattutto della cura dei feriti, degli invalidi e dei pellegrini più tardi però, sull’ esempio Templare impugnarono anch’essi le armi.
Per non parlare dei Teutonici, che copiarono sia la Regola Templare, sia la divisa.
Lo stesso dicasi per gli altri Ordini Cavallereschi, soprattutto quelli della Penisola Iberica.
Era necessario quindi trovare una posizione chiara e precisa, ricercando anche una Regola che si adattasse perfettamente alla situazione.
Non è un caso se da questo momento entra in scena nelle vicende Templari, uno dei personaggi più carismatici ed autorevoli del tempo: San Bernardo di Chiaravalle appartenente all’ordine monastico nato a Cistercium (I Cistercensi) e fondatore dell’abbazia di Chiaravalle.
Fu proprio nel Concilio di Troyes che venne presentata la Regola e l’Ordine.
Oltre al Papa Onorio II ed allo stesso San Bernardo, erano presenti anche gli arcivescovi di Reims, Sens, Chartres, Amiens e Tolosa, oltre ai vescovi di Auxerre, Troyes e Payns.
Tutti gli Statuti dell’Ordine furono approvati e la Regola Templare in blocco fu sottoscritta da tutti e vi fu apposto il sigillo papale, mentre Ugo de Pagani, anch’egli presente al Concilio, venne nominato Gran Maestro dell’Ordine.
In questo frangente venne presentato il De laude novae militiae (elogio della nuova milizia),vero e proprio proclama di esaltazione dell’ Ordine Templare, che ebbe non poca importanza per il successivo sviluppo dell’ Ordine. Ne citiamo una parte: Una nuova cavalleria è apparsa nella terra dell’Incarnazione... essa è nuova, dico... che si combatta contro il nemico non meraviglia...ma che si combatta anche contro il Male è straordinario... essi non vanno in battaglia coperti di pennacchi e fronzoli, ma di stracci e con un mantello bianco... essi non hanno paura del Male in ogni sua forma... essi attendono in silenzio ad ogni comando aiutandosi l’un l’altro nella dottrina insegnata dal Cristo... essi fra loro non onorano il più nobile, ma il più valoroso... essi sono i Cavalieri di Dio... essi sono i Cavalieri del Tempio.
Da un altro scritto relativo alla nuova milizia sempre scritto da San Bernardo si percepisce ulteriormente lo spirito dei Cavalieri Templari: Le armi nemiche avrebbero forse avuto paura dell’oro, avrebbero rispettato gemme e non oltrepassato la seta? sono necessarie solo tre cose: abilità, prontezza e circospezione; abilità nel cavalcare, prontezza nel colpire, circospezione nel guardarsi quando ci si recasse in terre e fra genti sconosciute.
A Troyes poi i Templari adottarono un motto: Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da Gloriam, ossia Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria. Anche qui c’è poco da aggiungere, è facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi. San Bernardo inoltre trasmise ai cavalieri la devozione a Maria e il grande rispetto per la donna, la Regola infatti cita: Maria presiedette al principio del nostro Ordine, ne presieda anche, se questa sarà la volontà del Signore, la fine. Ancora l’ultimo Gran Maestro, sul rogo, pregò i suoi carnefici di legarlo con il viso rivolto verso Notre Dame.
D’esempio per i Templari furono quindi i Benedettini, i Cistercensi e gli Agostiniani, di cui ammirarono la loro vita comunitaria e il gusto per la liturgia sontuosa.
La Regola Templare era formata da 72 articoli ed era durissima. Veniva vietato qualsiasi contatto con le donne (non si poteva baciare neanche la madre, ma bisognava salutarla compostamente chinando il capo), non si poteva andare a caccia, erano banditi il gioco dei dadi e delle carte, aboliti mimi, giocolieri e tutto ciò che è divertimento, non si poteva ridere scompostamente, parlare troppo o urlare senza motivo, i capelli andavano corti o rasi, in inverno la sveglia era alle 4 del mattino, in estate alle 2, bisognava dormire in armi per essere sempre pronto alla battaglia ...il demonio colpisce di giorno e di notte, quindi che si difenda il Sacro Sepolcro dall’alba all’alba successiva sempre in armi....
C’erano regole anche sul modo di mangiare e sul modo di vestirsi. Bisognava veramente avere una sincera vocazione per sottomettersi a tali ferree regole! Dopo questa approvazione ecclesiastica ufficiale, la fama dell’Ordine del Tempio crebbe rapidamente ed in modo vertiginoso, con essa aumentò anche la potenza e la ricchezza dell’Ordine stesso, che ricevette elargizioni e donazioni spontanee praticamente da ogni strato sociale.
Difatti ogni elargizione o donazione veniva usata per il finanziamento della campagna di guerra in Terra Santa, e tutti, pur non partecipando direttamente alla guerra, potevano però dare il loro contributo: in pratica, donare ai Templari significava contribuire materialmente alla liberazione dei Possessi di Dio come veniva chiamata spesso la terra al di là del mare.
L’Ordine crebbe anche in prestigio, tanto che i cadetti delle famiglie nobili facevano a gara per entrare nell’Ordine, sia per la loro sistemazione (non essendo i primogeniti avevano ben pochi diritti in famiglia) sia per avere un baluardo cristiano in Terrasanta. La massa delle donazioni ed elargizioni fu tale che Ugo de Pagani dovette lasciare in Francia ed in Italia parecchi confratelli che fossero in grado di amministrare l’enorme patrimonio acquisito, onde far fronte alle grosse spese delle campagne di guerra in Terrasanta.
Importantissima, anzi vitale, fu la bolla Omne datum optimum del 1139, di papa Innocenzo II che concesse all’Ordine la totale indipendenza, compreso l’esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre alla direttiva secondo la quale l’Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che direttamente al Papa. Diventò un organismo a parte con una posizione molto privilegiata.
Ugo de Pagani tornò a Gerusalemme con un gran numero di reclute, che divennero perfetti Cavalieri Templari combattenti.
Tra i crociati si erano sempre distinti per la loro incredibile determinazione in battaglia, avevano disciplina disumana e una spietata fermezza di fronte all’avversario. Non a caso venivano chiamati dai musulmani i diavoli rossi, mentre i Gerosolimitani erano chiamati i diavoli neri.
Rivendicavano a se il privilegio della prima linea durante i combattimenti, non infrequentemente dovettero pagare con un alto tributo di sangue questo privilegio, ma con la loro fama di essere i più valorosi difensori della Croce non trovavano difficoltà a ripristinare le fila diradatesi.
Le loro rotte si contano sulle dita di una mano, furono gli ultimi a lasciare la Terra Santa e nell’assedio di Acri non mollarono fino all’ultimo, la difesa della fortezza era chiaramente senza speranza, senza alcun pericolo ci si poteva salvare via mare, ma i cavalieri combatterono e morirono quasi tutti. Non potendo più guidare l’avanguardia in battaglia si trasformarono in retroguardia e sacrificarono così le loro vite, ultimi crociati in Terra Santa.
È tragico pensare che i cavalieri sopravvissuti alle scimitarre dei Saraceni caddero poi vittime dei carnefici del Re di Francia e della debolezza del Pontefice, tra di essi c’ era anche l’ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay e il precettore di Normandia Goffredo di Charney un omonimo del quale, molto probabilmente un suo parente, sarà poi il primo possessore europeo della Santa Sindone.
Ma i Templari non furono protagonisti solo in Terra Santa: quando le orde mongoliche minacciarono l’Europa i templari contribuirono non poco alla sua difesa, che trovò provvisoria soluzione con la battaglia di Liegnitz nel 1241. Nella penisola iberica stettero parimenti in prima linea, i sovrani di Spagna e Portogallo difficilmente avrebbero conseguito le loro vittorie senza i Templari, non invano affidarono loro le proprie fortezze più munite e li ricoprivano di munifici donativi.
Anche la flotta Templare era tra le migliori, nessuno si sarebbe mai azzardato ad attaccare una nave battente bandiera Templare, la famosa Bandiera Nera con Teschio e Tibie incrociate, e i Saraceni se ne tenevano ben alla larga.
Esiste però un problema di non facile soluzione né per quel tempo e ancor meno per il nostro tempo quello cioè della così detta guerra giusta che spesso viene definita anche santa.
San Bernardo, riprendendo il concetto della guerra giusta espresso da Sant’Agostino, considerò il voto templare dell’uso delle armi contro gli infedeli non una intenzione di omicidio, ma una vera e propria azione contro il Male, ossia un malicidio, anche perché i Templari difendevano i Luoghi Santi, che dovevano essere a disposizione di tutti, quindi chiunque avesse preteso di tenerli soltanto per se sarebbe stato considerato malvagio e andava quindi debellato.
Per noi uomini di oggi è difficile accettare la violenza giustificata esclusivamente da motivazioni religiose, ferisce la sensibilità di molti, ma bisogna entrare nella mentalità dell’epoca e non pensare subito è sbagliato.
Allora il Cavaliere dell’Ordine era il Guerriero di Dio per antonomasia, ed il suo compito era servire Dio combattendo l’eresia e le ingiustizie.
Una grave ingiustizia era quella perpetrata dai mussulmani in Terra Santa.
Fin dall’800, infatti, i pellegrini che si recavano al Santo Sepolcro venivano uccisi, derubati, le donne violentate, nel migliore dei casi veniva imposta loro una forte tassa.
La setta degli Assassini nacque proprio in questo periodo ed aveva come scopo l’uccisione sistematica dei pellegrini Cristiani. Questo atteggiamento intollerante da parte dei musulmani portò ad una reazione violenta degli Europei.
San Bernardo con De laude novae militiae espresse bene questa mentalità.
Le Crociate avevano un costo altissimo, sia per gli armamenti, per il viaggio, per la costruzione di fortezze, e questa spesa non poteva essere affrontata dai soli Templari, che nei loro monasteri si dedicavano per lo più alla coltivazione e all’allevamento, per raggiungere i loro scopi c’era bisogno di ben altro. Le ricchezze ottenute dai Templari furono impensabili e loro stessi furono bravi a gestirle: non lasciavano il denaro in eccesso a marcire in buie stanze, ma lo investivano munificamente, soprattutto facendo servizio di tesoreria per nobili e re e prestando il denaro, certo, da Cristiani non potevano chiedere interessi, ma sapevano come non subire danni con tariffe di prestito.
Gli affari che svolgevano erano soprattutto di quattro categorie:
-deposito tributi e somme di denaro di un principe votatosi alla Crociata
  -Trasferimento in Terra Santa di dette somme
-riscossione delle decime pontificie per le crociate
  -prestiti a principi o nobili, che motivassero tale bisogno di denaro con pii motivi.
A loro è dovuta anche l’invenzione dell’assegno o della lettera di cambio: per esempio i pellegrini che si volevano recare in Terra Santa, ma avevano paura di essere rapinati, potevano lasciare denari in una qualsiasi magione templare e ricevere una quietanza di riscossione; all’arrivo in Terra Santa portavano la quietanza nella magione e tornavano in possesso della somma di denaro lasciata prima della loro partenza.
 Da notare che il più famoso sigillo templare era un cavallo cavalcato da due cavalieri che stava ad indicare la povertà iniziale dei cavalieri che erano costretti ad andare in due su un solo cavallo e il dualismo universale delle cose, a cui si rifà il loro ideale, cioè la convivenza pacifica in Terra Santa della cultura Cristiana e di quella Islamica.
I Templari quindi godevano di un’altissima stima da parte delle popolazioni Medioevali, li vedevano come la Cavalleria di Cristo, i Templari erano l’incarnazione del vero spirito Cavalleresco, che Bernardo di Chiaravalle contribuì ad esaltare con i suoi scritti, ma non solo, scriveva infatti Clemente III nel 1191: Consacrati al servizio dell’Onnipotente, vanno considerati parte della Cavalleria Celeste. Anche Pietro il Venerabile ammoniva: Chi non si rallegra con tutto il suo animo in Dio suo Salvatore, che la Cavalleria dell’Eterno, i Templari, abbia lasciato gli accampamenti celesti per scendere a ingaggiar nuove battaglie, a battere i principi di questo mondo, a sconfiggere i nemici della Croce di Cristo? e ancora, sempre rivolto ai Templari Siete Monaci nelle vostre virtù, Cavalieri nelle vostre azioni; le une le realizzate con la forza dello spirito, le altre le esercitate con la vigoria del corpo. Un aspetto da notare è la scelta gerarchica fatta all’interno dell’Ordine; l’assoluto rispetto per i superiori, esistevano infatti dei Marescialli, dei Precettori, dei Balivi, dei Priori, dei Gran Priori. Era una organizzazione perfetta, visto che ognuno per la gestione interna era totalmente indipendente dall’altro, e ognuno doveva rendere conto al suo superiore diretto, fino ad arrivare al Gran Maestro che era il primus inter pares.
La prima vera battaglia Templare fu con il secondo Gran Maestro, Roberto di Craon, nel 1138 a Tecua, vicino Ghaza, dove i Templari ebbero una gravosa sconfitta, dovuta al fatto che i comandanti Crociati non vollero ritirarsi dopo aver conquistato la città (opzione consigliata da Roberto di Craon, visto che la città non era sufficientemente fortificata) dando il tempo ai musulmani di riorganizzarsi e di reagire compiendo un vero e proprio massacro.
La situazione in Terra Santa comunque non era delle migliori, un incredibile condottiero islamico dominava la scena: Zengi, un uomo che riuscì a riunire gli sceiccati mettendo assieme un formidabile esercito di oltre 100.000 uomini pronti a tutto pur di riconquistare le terre una volta loro. Zengi iniziò fra i musulmani la predicazione della jihad o guerra santa, incitandoli alla riconquista dell’intero Oriente. Alla testa del suo esercito, nel 1128 si impadronì di Aleppo e il Principato di Antiochia, fino a conquistare nel 1144 Edessa e tutta la sua Contea.
La caduta di Edessa provocò un grande scalpore in Europa Baldovino III chiese al Papa Eugenio III di bandire un’altra crociata, cosa che avvenne il primo dicembre 1145 con le relative bolle pontificie.
San Bernardo di Chiaravalle girò l’Europa infiammando le folle e i Re (tra cui Corrado III di Germania, che inizialmente non voleva partire). Le truppe Crociate quindi partirono, ma separate, i francesi via mare, mentre i tedeschi via terra. Quest’ultimi nel bel mezzo delle montagne furono attaccati e quasi completamente distrutti dall’esercito turco selgiuchida, tanto che i crociati persero i nove decimi degli effettivi, e si ritirarono fortunosamente a Nicea, dove attesero l’esercito francese condotto da Luigi VII. I francesi arrivarono insieme ai Templari e al loro Gran Maestro Everardo di Barres, ma furono subito attaccati dai musulmani e non riuscirono a trovare un sicuro riparo nella città di Laodicea. I crociati francesi erano allo stremo ed ormai molti disertavano e si ribellavano ai loro ufficiali: solo i Templari rimanevano nei ranghi compatti e disciplinati.
A questo punto Everardo di Barres, dopo un colloquio con il re di Francia, prese il comando dell’esercito, riorganizzandolo, ponendo a capo di ciascun gruppo di 100 soldati un templare, che ben sapeva cosa fare.
Dopo altre peripezie si ritrovarono a Gerusalemme Luigi VII, Corrado III, Il Gran Maestro Templare, quello degli Ospitalieri e quello dei Teutonici, che insieme presero una sciagurata decisione: attaccare e conquistare Damasco. La seconda Crociata finiva nel sangue, a Damasco ci fu una terribile sconfitta degli Europei, schiacciati da Nur-Ed-Din (successore di Zengi) e dal suo esercito.
Importantissimo fu l’avvenimento del 1150, quando Baldovino III dopo aver fatto fortificare la città di Gaza la donò ai Templari, perché la difendessero e perché facessero da sentinelle al sud della Palestina. Da citare un accadimento degno di nota, che fa capire le atrocità commesse dai musulmani, perché molte volte sembra che solo i Crociati abbiano commesso delitti: Il 25 gennaio 1153, l’intero esercito cristiano si accampò ad assedio ad Ascalona, ma dopo quattro mesi, ancora nulla era stato concluso, ogni attacco veniva sistematicamente respinto.
Verso la fine di luglio 1153, una torre mobile dell’esercito cristiano prese fuoco, e venne scagliata contro le mura della città: il forte impatto ed il calore provocarono una breccia dove si trovava un gruppo di Templari guidati da Bernardo di Tremelay.
Quest’ultimo vista la breccia colse al volo la possibilità di buttarsi in prima linea e quindi si lanciò con quaranta cavalieri dentro la breccia. Gli altri Crociati in quel momento si trovavano dall’altra parte della città e non fecero in tempo a seguire i Templari che si erano gettati all’interno di Ascalona. I musulmani, vedendo solo quaranta uomini, contrattaccarono, massacrando i cavalieri e lo stesso Tremelay. I corpi del templari furono appesi per i piedi fuori dalle mura, e le loro teste lanciate sul campo cristiano con delle piccole catapulte.
La furia dei cristiani a questo spettacolo fu tale che il 19 agosto 1153, dopo un formidabile ed intenso assedio, la città fu presa e messa a ferro e fuoco. A questo evento seguì un periodo di relativa pace. Ma durò poco. Sal-Hal-Din più noto come Saladino riorganizzò l’esercito musulmano, portandolo ad oltre 200.000 uomini, con i quali attaccò il Cairo, sbarazzandosi del visir Shawar, ormai amico dei cristiani, e rivolgendosi direttamente contro Gerusalemme. Tutto il mondo mussulmano si unì a Saladino contro i cristiani nel 1174. Nel novembre 1174 Saladino entrava a Damasco, ed il 9 dicembre dello stesso anno entrava ad Homs, per poi proseguire per Aleppo, che venne assediata il 30 dicembre. Nel 1178, Baldovino fece costruire una fortezza, chiamata Guado di Giacobbe, che fu affidata ai Templari.
Tutto sembrava calmo, ma nel febbraio del 1179 Saladino attaccò ed invase la Galilea, senza però tener conto della resistenza della fortezza templare del Guado di Giacobbe, che non cadde, ed impedì a Saladino di raggiungere Gerusalemme.
 Ma non era finita qui: il 10 giugno 1179, presso Mesaphat, l’esercito cristiano di Raimondo III ed i Templari si scontrarono con i 200.000 uomini dell’esercito musulmano. Fu un massacro, tanto che Saladino poi conquistò il Guado di Giacobbe, giustiziando tutti i templari di stanza nella fortezza, e prendendo prigioniero il Gran Maestro, Oddone di Saint Amand, che però non volle che fosse pagato nulla per il suo riscatto, e finì i suoi giorni morendo di fame e di stenti nel carcere di Damasco.
Nel 1187, successe un fatto gravissimo: Rinaldo di Chatillon, con un atto assolutamente irresponsabile e folle, marcia verso Medina e La Mecca, con l’intento di appropriarsi della pietra nera, simbolo sacro musulmano.
Quest’atto di pirateria scatena le ire degli arabi, e Saladino raduna ed organizza il più grande esercito che si sia mai visto: fra cavalieri, arcieri e fanti, oltre 300.000 uomini erano agli ordini del condottiero musulmano.
La vera battaglia si svolse ai corni di Hattin il 4 Luglio 1187. L’esercito Crociato dopo vari giorni di dura marcia e senza acqua (l’unica risorsa d’acqua era presidiata dai musulmani) si scontrano con l’esercito di Saladino.
Saladino riuscì ad accerchiare l’esercito Cristiano che fra l’altro non aveva un’unica guida, ma ogni reggimento aveva un suo capo. Gli Ospitalieri erano guidati da Ruggero di Les Moulins, i Templari da Ridefort e le altre truppe Cristiane da Rinaldo di Chatillon e da altri Baroni; così diviso l’esercito Cristiano perse molto in efficacia e se si aggiungono la stanchezza e la sete si capisce bene perchè i Cristiani furono duramente battuti.
  Purtroppo, oggi e col senno di poi, si può solo affermare che la mancanza di vera fratellanza, l’egoismo e l’avidità, hanno fatto si che la Terra Santa non potesse più essere riconquistata.


Su gentile concessione della Segreteria dell'Ordine dei Cavalieri Templari di Lecco

Nell'immagine, l'ultimo Gran Maestro dei Cavalieri Templari, Jacques de Molay, morto sul rogo il 19 marzo 1314.

Documento inserito il: 22/12/2014
  • TAG: cavalieri templari, prima crociata, il declino,schiaffo anagni, filippo il bello, papa clemente v, Jacques de molay, concilio vienne, accuse, leggende
  • http://www.cavalieritemplari.it

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