Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, medio evo: Il Regno Normanno in Inghilterra
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Il Regno Normanno in Inghilterra

Approfittando delle rivalità tra i nobili locali, Guglielmo il Conquistatore riuscì in poco tempo ad occupare l’Inghilterra meridionale, ed in seguito tutto il resto del Paese. I 15.000 uomini che componevano il suo esercito, provenivano, oltre che dalla Normandia e dalla Francia, anche da altri paesi europei, Italia compresa. La conquista si protrasse nel tempo, poichè, dopo le prime facili vittorie, il suo cammino venne rallentato dall’ostinata resistenza delle popolazioni locali. Dalle modalità della conquista, derivarono poi le caratteristiche della monarchia normanna che si sviluppò in Inghilterra: la nobiltà locale venne espropriata di buona parte dei propri possedimenti, che vennero offerti dal re ai suoi cavalieri; anche l’alto clero inglese venne in gran parte cacciato e sostituito da persone di fiducia di Guglielmo. I nuovi feudatari non avevano alcuna base locale, ma dovevano il possesso dei loro feudi unicamente alla conquista e al beneplacito del re. In questo modo il legame che univa Guglielmo ai suoi cavalieri fu sempre particolarmente forte, comportando un rafforzamento dell’autorità sovrana. Quest’autorità venne ulteriormente aumentata dalle modalità con cui venivano assegnati i feudi: Guglielmo prese possesso di quasi tutti i boschi e di un settimo del terreno coltivabile, disponendo in tal modo di gran parte del territorio dell’Isola. Questi possedimenti erano sparsi in modo non uniforme in tutta l’Inghilterra, poichè l’approppriazione avveniva man mano che essi venivano conquistati. Nelle stesse condizioni si trovavano i territori donati ai maggiori feudatari, che venivano chiamati baroni. Nessuno di loro possedeva un territorio compatto nel quale poter impiantare un forte potere politico; inoltre nessuno di essi possedeva terreni più estesi di quelli in possesso del re, il quale avendo terreni sparsi ovunque, era in grado di controllare costantemente le mosse dei baroni. La forza della monarchia normanna, si caratterizzò anche negli usi e nelle particolari istituzioni del nuovo feudalesimo inglese: Infatti, contrariamente a quanto accadeva nel resto del continente europeo, in Inghilterra i piccoli feudatari che ricevevano il proprio feudo dal barone anzichè dal re, dovevano comunque prestare giuramento di fedeltà al re, del quale divenivano vassalli, dotando il sistema militare feudale inglese di un carattere molto accentrato. La forza della monarchia si manifestò anche in una maggiore solidità economica: i vassalli infatti, oltre all’imposta fondiaria, erano obbligati a versare dei tributi personali, tra i quali anche una pesante indennità chiamata relief, che veniva pagata al momento dell’atto di successione ereditaria di un feudo. I contadini furono coloro che pagarono il maggior tributo per rendere più forte la monarchia normanna. Nell’Alto Medioevo anche in Inghilterra si era sviluppata una forma di feudalesimo, che a causa della debolezza dei vari piccoli stati, non permise ai feudatari di imporsi come negli altri stati continentali. Al momento della conquista normanna, almeno la metà dei contadini inglesi conservava la libertà personale, e anche quelli dipendenti erano suddivisi in varie categorie, tutte più o meno dipendenti dal signore. Sotto i nuovi conquistatori queste condizioni si aggravarono: tutti i contadini dipendenti vennero iscritti nell’unica categoria dei vilains conosciuta in Europa come servitù della gleba; anche molti dei contadini liberi perdettero la propria libertà personale. Queste condizioni vennero fissate nei registri del censimento indetto nel 1086. Fra i contadini inglesi fu tale l’indignazione per queste imposizioni, che a distanza di secoli essi ricordarono quel periodo come il tempo della servitù normanna. Il registro di quel censimento, venne denominato dai contadini Domesday Book, che tradotto suona come libro del giudizio universale. Guglielmo il Conquistatore governò il Paese con il terrore per imporre la sua persona alla popolazione locale: alcune sommosse vennero represse nel sangue. Nonostante ciò, il rafforzamento della monarchia ebbe anche degli effetti benefici per l’Inghilterra: venne infatti posto termine alle scorrerie dei Danesi ed impedite le guerre tra signori feudali, che avrebbero potuto mettere in pericolo la sicurezza dei nuovi venuti. Della pace del re profittarono le città inglesi che iniziarono a fiorire sui domini regi, maggiormente tutelati e meglio governati. Il commercio si risollevò grazie anche ai migliori rapporti con il continente europeo: del regno faceva infatti parte anche il Ducato di Normandia, mentre il matrimonio contratto dal re con una contessa di Fiandra, permise di instaurare rapporti commerciali con le ricche Fiandre, permettendo l’esportazione verso quella regione delle lane inglesi, che ebbe una funzione importante nello sviluppo dell’economia britannica. Sotto i discendenti di Guglielmo, l’autorità regia si rafforzò ulteriormente. Sotto il regno di Enrico I (1100-1135), vennero concessi maggiori poteri e nuove funzioni al tribunale regio, che si riuniva a Londra con il nome di Court of King’s Bench, la Corte del Banco del Re, tuttora esistente; dei giudici viaggianti percorrevano il paese amministrando la giustizia in nome del re; venne consolidata l’amministrazione, che faceva capo alla Court of Exchequer, la Corte dello Scacchiere, il cui nome derivava dalle tavole ricoperte da tovaglie a scacchi, sulle quali le monete venivano raggruppate in colonne per poterle meglio contare. Alla morte di Enrico I, la figlia Matilde, che aveva sposato il conte d’Anjou Geoffroy Plantagenet, vide contestati i suoi diritti alla successione da un altro pretendente. In seguito a ciò, si ebbe un periodo di anarchia che terminò nel 1154 con l’ascesa al trono di Enrico II, figlio di Matilde. Questi, ricevette in eredità dalla madre dei vasti possedimenti francesi, l’Anjou, il Poitou, la Touraine, la Normandia e altri ancora. Con la sua abilità, egli seppe estendere ulteriormente i propri domini: la moglie Eleonora gli portò in dote il Ducato di Aquitania, nel sud della Francia, dando inizio alla conquista delle coste orientali dell’Irlanda. All’interno, Enrico II proseguì nell’opera di rafforzamento della monarchia sostituendo una buona parte degli sceriffi, che presiedevano le contee nelle quali era stato diviso il Paese, mettendo al loro posto dei fedelissimi del re. Nel campo della giustizia, venne prescritto ai giudici itineranti, di basarsi nel corso delle loro inchieste, sulle testimonianze giurate di più rappresentanti dei cavalieri e dei contadini liberi della località interessata. Questo nuovo sistema giudiziario sostituiva il precedente Giudizio di Dio. Nei secoli successivi, da questi dodici testimoni ebbe origine il sistema dei giudici giuratiche presero parte al processo non più come testimoni, ma bensì in qualità di giudici. Questa riforma ebbe importanti risvolti politici, poichè diede voce, nel corso delle cause ai rappresentanti dei cavalieri, dei liberi contadini e dei cittadini, che in questo modo acquistavano una maggior protezione contro le prepotenze dei grossi feudatari, diventando fedeli servitori della monarchia. Nessun tipo di protezione l’ebbero invece i vilains, che non avevano neppure il diritto di intentare una causa nei confronti dei signori, ma erano completamente sottoposti alla giurisdizione e all’arbitrio dei feudatari. A Enrico II si dovette anche l’istituzione dell’Imposta dello Scudo che permetteva ai nobili di evitare il servizio militare in cambio del pagamento di una forte imposta, che avrebbe permesso al re di arruolare un esercito mercenario permanente. Nel suo sforzo di rafforzare la monarchia, il re decise di imporsi anche alla Chiesa inglese, costringendo l’alto clero ad accettare le Costituzioni di Clarendon, che in pratica ponevano la Chiesa inglese alle dipendenze del re. Oltre a sottoporre a tassazione i beni ecclesiastici, esse prevedevano per il re il diritto d’influire sulla nomina dei vescovi e degli abati, che il clero doveva sottoporsi al giudizio dei tribunali reali come tutti gli altri sudditi e che gli arcivescovi non potevano stabilire relazioni con il papa senza il permesso del re. Il primate d’Inghilterra Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, rifiutò di applicare le Costituzioni; per questo motivo, nel 1170, egli venne assassinato da due cavalieri della corte reale, sull’altare della Cattedrale mentre celebrava una funzione religiosa. Quell’atto sacrilego portò ad un lungo conflitto con il papa, che minacciò il re di scomunica e l’Inghilterra di interdetto; contemporaneamente, i contadini offesi nella propria coscienza religiosa, si sollevarono in molte regioni del Paese. Anche i baroni presero questo fatto come pretesto per sollevarsi contro il re. Enrico II si vide allora costretto a cedere e nel 1174 si recò penitente a pregare sulla tomba dell’arcivescovo assassinato. Nel frattempo, gli autori dell’assassinio vennero condannati a morte e giustiziati. I suoi ultimi anni di vita vennero funestati dalle ribellioni dei baroni; dopo la sua morte, avvenuta nel 1189, l’indisciplina feudale accrebbe sotto il regno dei suoi due successori. Il primo, Riccardo Cuor di Leone (1189-1199), più che un politico fu un grande guerriero, che tra Crociate e guerre contro la Francia, ebbe poco tempo da dedicare al governo del Paese. Il secondo, Giovanni Senza Terra, venne ripetutamente sconfitto da Filippo II Augusto re di Francia, perdendo il possesso della maggior parte dei domini francesi. Volendo intromettersi nell’elezione del nuovo arcivescovo di Canterbury venne in contrasto con l’energico papa Innocenzo III, che scagliò sul re e sull’Inghilterra la scomunica e l’interdetto. Visto il rischio reale di perdere il trono, il re tornò sui suoi passi, accettando di dichiararsi vassallo della Santa Sede e di pagare un obolo annuale di 1.000 sterline. Questa ennesima umiliazione fu il colpo di grazia per l’autorità reale, già scossa dalle imposte sempre più esose e da prepotenze di ogni genere contro i ceti più deboli della popolazione. Nel 1215, nel corso di una imponente sollevazione generale guidata dai baroni, alla quale presero parte molti cavalieri, cittadini, e la stessa città di Londra, re Giovanni venne costretto a sottoscrivere la Magna Charta Libertatum, un documento fondamentale nella storia delle costituzioni, che favoriva i baroni e i cavalieri, ma conteneva anche importanti concessioni per le città. Ai nobili essa garantiva il possesso eriditario dei loro feudi ed il diritto di essere giudicati da un tribunale composto di loro pari. La Charta stabiliva inoltre che nessun uomo poteva essere arrestato o sottoposto a procedimenti nella persona o negli averi senza essere stato prima giudicato dai suoi pari. Nel documento veniva nominato un Gran Consiglio del Regno, senza la cui approvazione, il re non poteva esigere dalla nobiltà nuovi tributi; ai cittadini venivano garantite le amministrazioni urbane, l’uguaglianza di pesi e misure e la libertà di commercio. La Magna Charta assunse l’importanza che le spettava solo perchè venne difesa per lungo tempo contro gli arbìtri sovrani, finchè nel 1295, sotto il regno di Edoardo I, venne convocato un Parlamento composto, oltre che dai baroni e che dai cavalieri, anche dai rappresentanti delle città, permettendo così al Terzo stato di partecipare alla vita politica inglese. Il Parlamento sostituì il precedente Gran Consiglio del regno, assumendo sempre più importanza. Nel 1297 esso aveva fatto proprio il diritto di approvare nuove imposte, mentre nel secolo successivo acquisì il diritto di votare le leggi e di giudicare come un tribunale supremo sulle questioni politiche, ed in particolare per eventuali mancanze di ministri del governo regio. Dal 1343, il Parlamento si divise in due camere: la House of Lords, composta da baroni laici, arcivescovi e dagli abati dei conventi di maggiore importanza, e la House of Commons, della quale facevano invece parte i cavalieri, in rappresentanza delle contee e i borghesi, in rappresentanza delle loro città. Il Parlamento inglese di quell’epoca non era un’istituzione democratica: al suo interno non sedevano infatti i rappresentanti del popolo propriamente detto: contadini, artigiani e plebei, non erano infatti ammessi. Esso era una rappresentanza dei ceti più alti della società feudale, con prevalenza dell’aristocrazia baronale. Tuttavia la limitazione del potere del re, garantita dall’esistenza e dal buon funzionamento del Parlamento, ebbe una grandissima importanza nella storia della nazione inglese.


Nell'immagine, il re d'Inghilterra Giovanni senza terra, che a causa delle sconfitte subite dal re di Francia Filippo II Augusto, perdette quasi tutti i territori situati in Francia.

Documento inserito il: 23/12/2014
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