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Adrianopoli e Poitiers: i conflitti che hanno generato l’Europa.

di Napoliello Mauro


Ci sono avvenimenti nella storia dell’uomo, che hanno segnato per sempre il corso degli eventi. La decisione di un singolo uomo, in una determinata circostanza, può segnare, il futuro di molte persone; questo fu, a loro insaputa il destino dell’imperatore romano d’Oriente Valente e del condottiero Franco, Carlo Martello. Questi due uomini, hanno sulle loro spalle, il merito o la colpa, di aver creato il panorama europeo così come lo conosciamo, con le sue mille sfaccettature etniche e a forte componente cattolica.
L’elemento che li accomuna, sono le grandi battaglie che hanno intrapreso, contro nemici differenti e con esiti altrettanto diversi.
La prima, quella di Adrianopoli, è una battaglia che molti non conoscono, forse nei secoli, si ha dato poco valore a questo evento, ma oggi è a detta di molti, la battaglia che apre le porte del Medioevo.
Nel 376 d.C., un popolo interò si affacciò sul Danubio, nella regione della Dacia: questo popolo erano i Goti.
Da sempre, i Romani, sapevano dell’esistenza di queste genti, a volte erano i Goti che entravano nei confini e razziavano, altre volte, erano i Romani, che superavano il Danubio e a suon di spade, li calmavano; la concezione romana, non gradiva che qualcuno invadesse il proprio territorio, mentre loro, uomini evoluti e illuminati, si sentivano i padroni del mondo e potevano entrare dove volevano.
I Goti, come poi tanti altri barbari che vivevano al confine, non erano sempre un problema, anzi, primeggiava una condizione di coesistenza con Roma. L’impero era un immenso territorio, era esigente, i confini dovevano essere sorvegliati e i campi coltivati, così capitava, che in modo raziocinato, i romani prelevassero con le buone o le cattive, i barbari che gli servivano a tali scopi. D’altro canto, i barbari, non vedevano l’ora di varcare i confini imperiali, bramavano di divenire cittadini dell’impero; i privilegi erano tanti, rispetto la loro condizione attuale.
Il meccanismo funzionò per secoli, i cittadini romani erano sempre più lontani dal loro ceppo latino, l’integrazione funzionava soprattutto nell’esercito, dove i barbari erano divenuti addirittura generali. Ovvio, funzionava a meno che, non si verificasse un’invasione di massa, come in quel caso, stava accadendo sul Danubio con i Goti. Queste migliaia di uomini e donne, perché ad un certo punto decisero di attraversare il fiume e chiedere asilo ai romani? Che cos’è che aveva spinto un popolo intero, a fare su baracca e burattini per avventurarsi in una migrazione di massa così pericolosa? La risposta è, gli Unni.
Probabilmente, scacciati dalla Cina, sopraffatti dalle abilità tecnologiche cinesi, come la polvere da sparo e le armi da assedio, questa orda di cavalieri, decise di calare giù dalle steppe asiatiche, verso l’Ucraina e la Bielorussia, venendo a contatto con i Goti.
La ferocia degli Unni non aveva eguali, questi uomini dai visi grotteschi, razziavano e distruggevano ogni cosa, erano letteralmente un flagello, come poi verrà soprannominato il loro re, Attila il flagello di Dio. Erano cavalieri abilissimi, praticamente ci vivevano sul cavallo, anche le trattative di guerra le discutevano seduti sui loro quadrupedi; si diceva, che sotto la sella, durante la cavalcatura, frollassero la carne. Tutto questo, aveva persino modificato la loro postura, a forza di stare sempre a cavallo, camminavano piegati.
I capi Goti, tentarono di respingere gli Unni, ma uno alla volta vennero sconfitti; ecco perché sul finire del 376 d.C. chiesero ai romani di poter entrare. L’ imperatore Valente negli ultimi tempi, aveva mandato gran parte del suo esercito, in aiuto dell’impero d’ Occidente e quindi, causa anche la minaccia persiana da est, vide nei Goti, l’occasione giusta per rimpolpare le file del suo esercito. Ai generali, di istanza sul Danubio, arrivò l’ordine dall’alto, di far passare quelle persone: fu una tragedia. I Goti, che avevano atteso per molto tempo la decisione di Valente, con il consenso dei soldati, si riversarono in modo convulso nelle acque del fiume; la paura di trovarsi gli Unni alle spalle, affrettò le manovre e molti di loro persero la vita annegati; i romani con le zattere, erano lenti e le piene invernali peggioravano la situazione. Nel marasma generale, i funzionari romani incaricati di registrare i nuovi arrivati, si accorsero che erano troppi da gestire, alcuni sfuggivano ai controlli, nascondendo armi, pertanto fu deciso di scortarli e deciderne in seguito il destino. I Goti, a piccoli gruppi cominciarono a ribellarsi: lungo il tragitto, i romani pretendevano tributi e reclamavano donne e bambini. Il clima cominciava a surriscaldarsi.
Questa atmosfera fu percepita molto bene dai generali romani, che in comune accordo, tentarono di eliminare i capi Goti per evitare una rivolta, ma le cose non andarono per il verso giusto, i barbari si accorsero del tradimento e li uccisero tutti: da quel momento in Tracia, imperversarono le razzie dei Goti, da opportunità per l’impero si erano tramutati in una costante minaccia. Non avendo macchine da guerra, non riuscirono ad entrare nelle città fortificate, così depredarono i villaggi: caricavano carri pieni di bottino e li mandavano ai loro accampamenti.
In un primo momento, l’imperatore Valente diede poca importanza a questo avvenimento, organizzò qualche legione e le inviò a risolvere la faccenda: peccato per lui, che i soldati romani vennero sconfitti tutti. Il problema gotico, durò per due anni, poi i due imperatori, Valentiniano a Roma e Valente a Costantinopoli, unirono le loro forze per tentare di eliminare definitivamente i Goti, alle porte di Adrianopoli. Il risultato fu disastroso, Valente aveva sottovalutato i suoi nemici, con Valentiniano ancora lontano, l’imperatore di Costantinopoli diede l’ordine di attaccare: fu una carneficina di soldati romani.
Buona parte dell’esercito fu annientato, l’imperatore fu ucciso; questa volta la disfatta era totale. Siamo nel 378 d.C. e dopo tre secoli da Teutoburgo, l’impero di Roma subisce una nuova tremenda sconfitta, dalla quale non sarà in grado di riprendersi.
I Goti, esaltati da una vittoria così inaspettata anche per loro, lasciarono il campo di battaglia e in breve tempo, arrivarono alle porte di Costantinopoli. L’impero d’Oriente, non aveva più un esercito, ma all’interno delle mura cittadine, stanziavano alcune guarnigioni romane; i Goti, non avendo a disposizione macchine d’assedio, si stabilirono fuori le mura, mantenendo sotto scacco la capitale.
I cronisti dell’epoca, narrano di questo assedio, tirando in ballo, la guarnigione saracena a tutela di Costantinopoli. I romani, nel corso dei secoli, introdussero molte popolazioni nel loro esercito, tra cui anche gli Arabi, che in quel tempo, non erano ancora stati riuniti, dal profeta Maometto. Questi uomini provenienti dal deserto, sono descritti come bestie, cavalcavano semi nudi e non avevano pietà del nemico.
I Goti, pur essendo uomini valorosi e impavidi, si trovarono a fronteggiare delle vere e proprie furie assetate di sangue, una ferocia che solo negli Unni avevano conosciuto e che li colse di sorpresa. Gli uomini del deserto portarono a termine il loro compito e scacciarono dalla capitale d’Oriente, i barbari invasori.
Questo avvenimento, porta alla luce l’anello di congiunzione tra gli avvenimenti di Adrianopoli e quelli di Poitiers: gli Arabi. In questo frangente li vediamo come semplici mercenari, non conoscono ancora la fede islamica, l’unica grande religione monoteista è il Cristianesimo alla quale anche i barbari si sono convertiti.
Secoli dopo, mentre il mondo europeo era nel vortice dell’Alto Medioevo, il profeta Maometto iniziò la divulgazione del credo islamico e quelle tribù arabe sparse qua e là per il deserto, si unirono sotto la guida dei califfi e cominciarono la loro avanzata verso l’Europa. Siamo all’inizio del VII secolo d.C., la cavalcata degli arabi verso Poitiers è impressionante: alla morte di Maometto nel 632 d.C., i califfi intrapresero l’opera di islamizzazione del mondo allora conosciuto con l’uso della spada.
In poco tempo, le città intorno all’Arabia caddero una ad una; Damasco, Cesarea, Tripoli, Cipro furono tra le prime ad essere conquistate. Riuscirono ad invadere parte della Turchia, spingendosi fino a Costantinopoli, dove però l’imperatore Costantino IV li sconfisse. Bloccati nel Bosforo, ripresero a marciare verso l’Africa e dopo aver occupato Tunisia, Algeria e Marocco, attraversarono lo stretto di Gibilterra e nel 712 d.C. la Spagna era sotto il dominio della mezzaluna.
Gli Arabi trovarono poca resistenza lungo il cammino verso l’Europa; molti territori erano sotto il controllo Bizantino e nella loro gestione commisero degli errori. L’aver imposto ingenti tassazioni ai sudditi e aver arruolato mercenari Arabi, fecero sì che con l’avvento dei mussulmani, i soldati aprissero le porte ai loro consanguinei mentre il popolo in festa lì accoglieva come salvatori. L’ uso della forza, fu lo strumento per divulgare la religione islamica, ma c’è da dire che gli Arabi, erano un popolo tollerante, rispettavano le leggi e la libertà di culto, se non ti convertivi, bastava pagare una tassa. Inoltre, l’aver assimilato così tanti popoli e culture, avvicinò quei rozzi uomini del deserto, alle conoscenze del mondo greco inebriandosi di filosofia, arte e scienza.
Proprio in questi secoli, furono loro che inventarono l’Algebra, il numero “0”, nel campo della chimica l’alambicco, a Damasco fondarono nel 707 d.C. il primo ospedale e il biologo Gebir, fu il primo ad analizzare le feci ed il sangue. Tutto questo, non era così scontato, basti pensare che prima del loro arrivo, il mondo occidentale era precipitato in una ignoranza fuori misura, quasi più nessuno conosceva i filosofi antichi e le scuole non esistevano più; nemmeno il linguaggio era sopravvissuto, un’accozzaglia di linguaggi barbari, dovevano trovare il loro inquadramento, in qualcosa che somigliasse ad una lingua.
Quando gli Arabi arrivarono in Spagna, i Visigoti rimasero meravigliati da questi uomini che cavalcavano con vesti pregiate accompagnati da bellissime donne, adornate di pietre preziose e gioielli, dopo i romani, un'altra grande civiltà si confrontava con il mondo barbaro.
Arrivati in Spagna, presero facilmente anche il sud della Francia, fino ad arrivare al 732 d.C., a Poitiers. In questa data ed in questo luogo, dopo Adrianopoli, una nuova battaglia tra due civiltà, avrebbe segnato il destino dell’Europa.
I Franchi, da subito alleati con gli Arabi, non videro di buon occhio la loro avanzata nel cuore dell’Europa ed è qui che entrò in gioco il valoroso comandante Carlo soprannominato martello, probabilmente per il suo impeto in battaglia; in breve, corse in aiuto di Oddone d’ Aquitania e formò un esercito di Franchi, Latini, Alemanni, volontari Sassoni, Gepidi e cavalieri Visigoti.
Fu un’abile stratega, scegliendo di posizionare l’esercito, nella biforcazione di due fiumi, in modo che non potesse essere aggirato, schierando la fanteria armata con asce e corazze pesanti, in un blocco unico centrale, protetta ai lati dalla cavalleria; sapeva che così facendo, le truppe Arabe avrebbero sbattuto il muso, contro il suo muro corazzato. Un altro vantaggio che aveva Carlo era quello di disporre di uomini grandi e grossi, abituati allo scontro fisico e dotati di armi pesanti, non di certo paragonabili ai soldati Arabi, piccoli e con armature praticamente inesistenti.
In risposta, il generale Arabo Abd al-Raḥmān al-Ghāfiqī schierò la sua cavalleria a mezzaluna, i fanti al centro intervallati da alcuni reparti di cavalleria leggera e ai lati dello schieramento posizionò alcuni reparti a cavallo di cammelli, sapendo che il loro forte odore, avrebbe fatto imbizzarrire i cavalli Franchi.
In quel momento, nell’ottobre del 732 d.C. non si stavano affrontando solo due civiltà, ma due grandi religioni monoteiste; se il mondo cristiano concepiva la fede con la Trinità e l’adorazione dei santi, per gli arabi il tutto era visto come un’eresia, loro che invece professavano il solo dio Allah, venerandolo attraverso gli insegnamenti del suo profeta Maometto.
I due eserciti, dopo essersi fronteggiati per quasi una settimana, arrivarono allo scontro decisivo; la cavalleria Araba, si scontrò contro la possente fanteria dei Franchi che resse l’impatto. I Saraceni, non potendo sostenere il confronto fisico, fecero finta di ritirarsi, ma Carlo non abboccò e lasciò le sue truppe ferme sul posto; ogni volta che i mussulmani partivano alla carica, il muro di scudi li indeboliva e quando fu il momento, Carlo diede l’ordine a Oddone d’ Aquitania che era nascosto con la sua cavalleria nel bosco, di partire all’attacco: fu una carneficina. Gli arabi vennero colti di sorpresa ed a quel punto la fanteria dei Franchi avanzò abbattendo a migliaia i nemici, perfino il generale Abd al-Raḥmān al-Ghāfiqī perse la vita.
I cronisti dell’epoca, ribattezzeranno la strada romana su cui si svolse la carneficina, come la strada dei martiri. Gli Arabi vennero respinti al di là dei Pirenei e probabilmente, se oggigiorno gli europei non sono circoncisi e non professano l’Islam, lo devono sicuramente alla battaglia di Poitiers; se il muro Franco non avesse retto, in Europa nel VIII d.C. non ci sarebbe stato altro esercito capace di opporsi, all’avanzata Saracena.
Stanziati in Spagna, i mussulmani furono per secoli il terrore dei mari, attaccando più volte le coste italiane e conquistando la Sicilia, arrestando definitivamente l’espansione nel vecchio continente.
Nel corso dei secoli, è stata data poca importanza a queste battaglie, ma nell’epoca moderna, soprattutto quella di Poitiers, è stata vista come il momento in cui è stato deciso il destino del mondo. Allo stesso modo, Adrianopoli decretò la fine di un unico grande sistema e aprì le porte alla nascita dei futuri stati europei.


Riferimenti bibliografici
Idro Montanelli, Roberto Gervaso: l’Italia dei secoli bui, il medioevo sino al mille, Rizzoli;
Alessandro Barbero, 9 Agosto 378. Il giorno dei barbari, Editore La Terza;
Tim Newark: I barbari, guerre e guerrieri dei secoli bui, Fratelli Melita editori;
Illustrazioni Piero Rosati, la civiltà araba www.slideplayer.it;

Documento inserito il: 24/04/2020
  • TAG: franchi, arabi, goti, romani, impero, poitiers, adrianopoli, battaglie

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