Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, medio evo: Movimenti religiosi e sette ereticali tra l'XI ed il XIII secolo
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Movimenti religiosi e sette ereticali tra l'XI ed il XIII secolo

Già nell’XI secolo il movimento di Cluny e la lotta del papato contro l’impero e l’alto clero simoniaco furono affiancati da alcuni potenti movimenti popolari, in particolar modo nell’Italia settentrionale ed in Toscana. Qui infatti era più forte la lotta delle popolazioni che desideravano affrancarsi dalla servitù feudale imposta dai signori e dai vescovi-conti, ormai divenuti anch’essi parte integrante della gerarchia feudale.
A causa del carattere fortemente popolare di questi movimenti, gli aderenti vennero soprannominati dai nobili milanesi Patari, ossia straccioni; in realtà, del movimento fecero parte anche molti mercanti e piccoli nobili.
I moti patarini vennero spesso guidati da ecclesiastici, uomini di fede e asceti, i quali contrapponevano al clero corrotto e simoniaco, un ritorno alla povertà di Cristo; per questo motivo il loro movimento prese il nome di Pauperes Christi, i poveri di Cristo. Tuttavia questi movimenti non furono mai in contrapposizione alle istituzioni o alla dottrina della Chiesa, al contrario lottarono sempre per l’esecuzione dei decreti papali contro la simonia. Per questo motivo, soprattutto sotto il pontificato di Gregorio VII il papato sostenne questi movimenti popolari, poichè vedeva in essi dei potenti alleati contro l’alto clero e le pretese imperiali.
Tra il XII ed il XIII secolo, i moti religiosi popolari, ebbero una grande diffusione e furono l’espressione della lotta condotta dai ceti popolari per la rivendicazione delle libertà comunali, sia contro i feudatari, sia contro i ricchi mercanti, latifondisti e usurai, che gestivano il potere nei Comuni.
Contro il nuovo potere rappresentato dal denaro, essi tornavano ad affermare la povertà evangelica, l’uguaglianza tipica delle prime comunità cristiane ed il disprezzo per le grandezze mondane. Su questo tipo di percorso, si manifestarono due diversi indirizzi: il primo Ascetico, che era proprio degli uomini più pii che desideravano ardentemente il miglioramento della comunità cristiana, sia per ciò che riguardava il clero, sia per i laici, senza mettere in discussione gli ordinamenti ecclesiastici e neppure la dottrina della Chiesa. Il secondo indirizzo, era quello Ereticale, seguito da coloro che, convinti dell’impossibilità di migliorare la Chiesa dal suo interno, troncavano i rapporti con la dottrina vigente, passando a professarne altre condannate dalla Chiesa cattolica, spesso organizzando delle sette ereticali.
La più famosa di queste correnti fu quella dei >Catari, nome derivato dal greco katarós, che tradotto significa puro. I Catari predicavano l’ostilità contro la Chiesa e contro l’autorità dello Stato, entrambe considerate l’incarnazione del male, l’avversione alla guerra e ad ogni spargimento di sangue, la povertà, la disobbedienza alla legge e l’astensione dal matrimonio, poichè essi consideravano prossima la fine del mondo ed il giudizio universale. Queste estreme proposizioni, erano note solo agli ai sacerdoti del movimento, mentre i seguaci vi coglievano solo quanto atteneva alla loro lotta contro il feudalesimo e per i diritti dei ceti più deboli della società.
In alcune zone della Francia meridionale, i catari si conformarono alle condizioni locale; in questo modo poterono entrare a far parte della setta, anche alcuni membri della piccola nobiltà e alcuni cavalieri, che il progresso dell’economia monetaria aveva posto in difficoltà e che speravano di rifarsi con l’espropriazione dei beni della Chiesa.
Fu proprio nella Francia meridionale che i catari, che qui vennero chiamati Albigesi, dalla città di Alby, diedero vita ai moti più violenti, poi stroncati da una feroce repressione.
Caratteri più pratici, mostrarono invece le dottrine di Pietro Valdés meglio conosciuto come Valdo; questi era un ricco mercante di Lione che donò tutte le proprie ricchezze ai poveri, intraprendendo una vita da predicatore errante.Egli sosteneva che sia i laici che le donne avevano il diritto di predicare, che la lingua ecclesiastica doveva essere quella parlata dal popolo, affermando infine che la Sacra Scrittura, nella sua versione in linguaggio volgare in modo che fosse chiara a tutti, doveva essere l’unica fonte di ispirazione religiosa, negando in tal modo il magistero della Chiesa. Tutti i seguaci di Valdo erano dei postulanti, che si ritroveranno in seguito nelle eresie dei secoli successivi, fino a giungere alla Riforma Protestante del Cinquecento. A quell’epoca i valdesi, duramente perseguitati, formarono alcune comunità nelle valli alpine piemontesi.
I moti eriticali trovarono un loro parallelo nelle idee di alcuni pensatori non sempre collegati all’eresia militante. I più famosi tra loro furono il francese Pietro Abelardo e il calabrese Gioacchino da Fiore. Quest’ultimo predicava l’imminente avvento dell’età dello Spirito,nella quale lo Spirito Santo sarebbe dovuto scendere dal cielo per ispirare i cuori dei mortali, che avrebbero costituito un’unica Chiesa, senza gerarchie ne sacramenti. La venuta di questa nuova era doveva essere preceduta dalla comparsa di un personaggio terribile, il cui compito sarebbe stato quello di purificare la Chiesa mediante le sue persecuzioni. In seguito un Papa angelico doveva giungere per annunciare la discesa dello Spirito Santo.
Profezie simili, ebbero largo corso nel Duecento, come è pure vero che le opere di Gioacchino da Fiore furono molto lette nei conventi francescani, dove ispirarono fortemente la corrente dei francescani spirituali.
L’indirizzo ascetico trovò espressione con la fondazione degli ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani. San Domenico di Guzmancontrappose all’eresia dei catari il loro stesso mezzo di propaganda: i suoi seguaci, anzichè restare a fare vita contemplativa nei monasteri, scendevano nei villaggi a contatto con la gente, conducendo vita poverissima e contando sulle sole elemosine per la propria sussistenza, riuscendo in tal modo a combattere l’eresia con l’esempio della povertà e del sacrificio. Per corrispondere alle esigenze dettate dalla lotta contro gli eretici, i domenicani si dedicarono assiduamente allo studio, acquisendo il controllo di gran parte delle università; dal loro ordine uscirono studiosi di prim’ordine nel campo delle discipline ecclesiastiche. Il più famoso fu San Tommaso D’Aquino (1225-1274), che fu anche il massimo esponente della filosofia e della teologia cattolica.
Il fondatore dell’ordine dei frati francescani, San Francesco d’Assisi (1182-1226), figlio di un ricco mercante, dopo una giovinezza dissoluta, rinunziò alle proprie ricchezze per darsi ad una vita povera da predicatore errante. Collegato ai movimenti dei pauperes Christi, emanava una ricchezza di ispirazione spirituale molto superiore ad altri predicatori suoi contemporanei. Predicava la pace, l’amore fra gli uomini e verso gli animali, tutte creature dello stesso Dio, il perdono delle offese, giungendo a contrapporsi con il proprio corpo tra le fazioni in lotta. Egli mostrava la bellezza della vita semplice, a contatto con i doni e le bellezze della natura, purchè l’uomo si abbandonasse alla volontà divina. La sua predicazione ebbe una profonda influenza sui suoi contemporanei. San Francesco non aveva fondato un ordine regolare, poichè neppure lui aveva preso gli ordini sacri.
Dopo la sua morte, la trasformazione dei frati minori in ordine regolare, diede origine a notevoli divergenze di opinioni tra i suoi seguaci, una parte dei quali sosteneva che, come tutti gli altri ordini sacerdotali, anche i francescani avrebbero dovuto disporre di propri conventi, e quindi anche dei beni necessari al loro mantenimento; che si dovessero accettare le dignità ecclesiastiche e che quindi, i francescani si dovessero applicare nello studio del diritto canonico, necessario per sostenere i diritti della Chiesa e per amministrare i beni ecclesiastici.
Gli appartenenti a questa tendenza vennero soprannominati conventuali. Di opposta tendenza furono invece gli aderenti alla fazione degli spirituali, che affermavano invece la continuazione della predicazione errante, così come aveva fatto San Francesco, accontentandosi delle sole elemosine, rinunciando al possesso di beni e rifiutando le alte cariche ecclesiastiche.
Le divergenze crebbero a tal punto, che alla fine gli spirituali vennero cacciati dall’ordine, condannati dalla Chiesa come eretici e perseguitati. Da questi fuoriusciti prese vita un movimento chiamato dei fratelli spirituali, guidato da Gerardo Segarelli, che venne poi arso vivo a Parma nel 1302. I suoi seguaci non si persero d’animo e sotto la guida di Frà Dolcino, ripresero le armi rifugiandosi tra le montagne del Piemonte. Solo dopo una lunga guerra, i signori feudali ed i Comuni piemontesi riuscirono a catturare lui ed i suoi adepti, che vennero condannati a morte come eretici. Privati dei loro capi, i superstiti si dispersero, ponendo fine al movimento.


Nell'immagine, San Domenico Guzman, fondatore dei frati Domenicani

Documento inserito il: 22/12/2014
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