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La Grecia nei secoli bui e nell’età arcaica

del Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo prenderemo in considerazione quello che accadde nell’antica Grecia nei “secoli bui” e nell’età arcaica.
Nel corso del XII secolo a.C. la civiltà micenea decadde rapidamente per ragioni ancora non ben chiare. Sta di fatto che alla fine del XII secolo a.C., i palazzi micenei risultavano distrutti e la popolazione viveva dispersa in una miriade di piccoli centri.
A sua volta l’agricoltura era stata in gran parte abbandonata con il ritorno alla pastorizia, ed inoltre si erano fortemente ridotti i commerci e gli scambi che costituivano il punto di forza della civiltà micenea.
Infine era scomparsa la scrittura.
Gli storici chiamano quest’epoca della storia greca compresa tra il XII e il IX secolo a.C. “età oscura” o “secoli bui”, sia per la mancanza di fonti scritte che ne rendeva e ne rende molto difficile la conoscenza, sia perché appare un’epoca di regresso e di decadenza.
La fonte principale di cui disponiamo per conoscere la civiltà greca e i “secoli bui” in assenza di testimonianze scritte, sono i poemi omerici. Pure essendo stati messi in forma scritta nel VI secolo a.C., tali poemi furono composti verso il X secolo a.C. da cantori e tramandati oralmente fino alla reintroduzione della scrittura.
I poemi omerici comprendono elementi relativi a diverse fasi storiche. Tali poemi narrano vicende di età micenea come l’assedio e la distruzione di Troia, risalenti quindi a tempi molto lontani rispetto a quelli in cui furono composti. Tuttavia essi comprendono anche fatti riferibili all’età oscura e all’epoca contemporanea alla loro composizione. Pertanto essi sono una fonte che va utilizzata con molta cautela, ma in ogni caso tale fonte ci dà la possibilità di farci un’idea dell’organizzazione sociale e dei costumi di questo periodo della storia greca.
Dobbiamo dire che quella dei secoli bui era una società agro pastorale, prevalentemente dedita all’agricoltura e all’allevamento.
Le comunità di questo periodo storico erano governate da un re che aveva il compito di guidare l’esercito in guerra, compiere sacrifici agli dei e giudicare nei contrasti tra cittadini sulla base di leggi che si pensava fossero state rivelate dagli dei. Tali leggi venivano tramandate per via orale di generazione in generazione.
I poemi omerici ci offrono numerosi esempi di questi re dei secoli bui, a partire dallo stesso Ulisse sovrano di Itaca.
Dobbiamo mettere in evidenza che il re non era dotato di poteri assoluti, ma governava affiancato da un consiglio degli anziani. Inoltre, il re nel governare doveva tenere conto dell’opinione dell’assemblea dei guerrieri. Egli godeva di vari privilegi come ad esempio nell’assegnazione di terre o nella spartizione dei bottini di guerra. I privilegi che appartenevano al re erano riconosciuti senza nessun problema dalla comunità.
Tuttavia col trascorrere del tempo tale situazione si modificò in maniera sensibile e sostanziale.
Infatti il potere del re venne progressivamente sostituito da quello dell’aristocrazia. Indichiamo con questo termine il ceto sociale della civiltà dei secoli bui che comprendeva le famiglie di maggior ricchezza e prestigio.
Tali famiglie erano raggruppate in casate che discendevano da un antenato comune. Man mano il potere di queste famiglie aumentò sempre di più. Tali aristocratici che definivano sé stessi “aristoi” (tale parola greca può essere tradotta “i migliori”) subentrarono di fatto al re nell’esercizio delle principali funzioni.
Di conseguenza gli aristocratici sostituirono il re nell’esercizio delle funzioni religiose (amministrazione dei luoghi di culto), giuridiche (amministrazione della giustizia), politiche (governo della comunità).
Infine i nobili subentrarono al re anche nell’esercizio delle funzioni militari, poiché essi erano i soli a poter sostenere le spese per l’armamento.
Di conseguenza appare chiaro che alla fine dei secoli bui la società greca era profondamente cambiata. Essa era diventata una società aristocratica oramai dominata da un ristretto numero di casate nobiliari, ed il potere del re era diventato totalmente marginale.
Nella società greca di tale periodo storico, a questa ristretta cerchia di nobili si contrapponeva la massa dei contadini e dei pastori, i quali costituivano il “demos” ovvero quello che oggi noi denominiamo il popolo.
Tale contrapposizione tra la ristretta cerchia di nobili e la massa dei contadini e dei pastori rivestirà una grandissima importanza nella successiva storia greca.
Proprio lo studio dei contrasti tra aristocrazia e demos sarà uno degli argomenti di studio più importanti dei cultori della storia greca.
L’VIII secolo a.C. segna l’inizio dell’età arcaica della storia greca che va fino al VI secolo a.C. compreso.
In questa fase storica emerse un’importantissima novità nel mondo greco ovvero la polis.
La parola polis è abitualmente tradotta con “città-Stato” ovvero una città che non è parte di uno stato più grande come accade oggi, ma che è essa stessa uno stato.
Le polis nel mondo greco avevano proprie leggi e istituzioni, battevano una loro moneta, ed erano autonome e sovrane. In ultima analisi la polis era una comunità politica (il termine politica che indica il moto di gestione di una collettività deriva appunto da polis).
La polis nacque nella maggior parte dei casi come aggregazione di villaggi dispersi in comunità cittadine più ampie e strutturate. Tale aggregazione fu con tutta probabilità determinata dalla necessità di prendere decisioni collettive, di partecipare a cerimonie religiose comuni e di amministrare la giustizia.
Il termine tecnico per definire questo fenomeno è sinecismo, che indica l’unione di entità separate in un’unica comunità. Nella storia abbiamo numerosi esempi di sinecismo: uno dei più famosi è quello di Atene, che nacque come unione dei villaggi di una intera regione, ovvero l’Attica.
Dobbiamo dire che tre erano gli elementi fondamentali che costituivano e caratterizzavano una polis.
In primo luogo, un territorio delimitato da precisi confini, che comprendeva solitamente sia il nucleo urbano in senso stretto, sia la campagna limitrofa.
In secondo, luogo leggi e istituzioni proprie di ciascuna città. In terzo luogo, una cultura civica caratterizzata dal fatto che i cittadini si riconoscevano nelle leggi, nei culti religiosi e nelle tradizioni delle città.
Quest’ultimo era l’aspetto principale che costituiva la polis.
Essa infatti era i suoi cittadini, al punto che i greci non parlavano mai di Atene o Sparta, ma di ateniesi e spartani.
La grande novità della polis greca rispetto alle società del vicino oriente antico, fondate sul rapporto di dipendenza tra sovrano e sudditi, consisteva nella concezione della politica.
Infatti l’essenza della polis era il governo comune, cioè una gestione del potere fondata sull’uguaglianza tra i cittadini sulla libera discussione, sulle decisioni collettive, e su un insieme di istituzioni cui potevano accedere tutti i membri della comunità che ne avevano diritto.
Tali istituzioni in questione erano le assemblee, i consigli, i tribunali.
Dobbiamo mettere in evidenza ora, che sul piano urbanistico diverse furono le configurazioni assunte dalle poleis, ma il modello prevalente era costituito da due poli principali.
In primo luogo la “città alta “o acropoli, collocata alla sommità di un’altura nella quale si trovavano i principali templi, i tribunali e gli edifici pubblici. Questa parte della città era un’eredità della rocca micenea.
In secondo luogo la “città bassa”, il cui cuore era costituito dall’agorà o piazza, che era luogo di affari, di mercato, ma anche di assemblee pubbliche e di dibattito politico. Intorno alla piazza si trovavano le abitazioni inframezzate da orti.
Nelle immediate vicinanze oltre le mura si trovavano i terreni coltivati divisi nelle varie proprietà private. Più oltre si trovava la campagna incolta e i boschi di proprietà della collettività ed utilizzati per la pastorizia.
La maggior parte delle città greche sorgeva in prossimità della costa sulla quale si trovava il porto della città, distinto da essa, anche se talvolta era collegato ad essa da mura.
Dobbiamo dire che in Grecia le poleis erano numerose: in età classica erano circa 1000, delle quali 600 si trovavano nella Grecia propriamente detta, mentre le rimanenti erano sparse in tutto il Mediterraneo e intorno al mar Nero.
Infine il territorio delle poleis era generalmente molto piccolo. Infatti nell’ 80% dei casi essa non superava i 200 km quadrati e poteva essere attraversato in una giornata di cammino.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla Grecia nei secoli bui e nell’età arcaica.


Nell'immagine, l'Acropoli di Atene.

Documento inserito il: 18/07/2023
  • TAG: poleis, aristocrazia, sparta, atene, micene, grecia, agorà, acropoli

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