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La preistoria e la storia in Europa e in Italia

del Prof. Giovanni Pellegrino


Quando nel Mediterraneo orientale e nel vicino Oriente fiorivano le prime civiltà agricole e urbane, in Europa e in Italia la preistoria non era ancora finita.
A tale riguardo basti pensare che la scrittura fece la sua comparsa in Italia non prima del VIII secolo a.C.
L’agricoltura che proveniva dalla penisola Anatolica e dalla Grecia si diffuse in Europa a partire dal VII millennio a.C.
Il conseguente passaggio di alcuni gruppi umani dall’economia di caccia-raccolta a quella di produzione, con la nascita di società seminomadi e dei primi villaggi, avvenne intorno al 7000 a.C. nel bacino del Danubio e un millennio più tardi nell’Europa centro settentrionale.
Ci vollero altri due millenni affinché le prime forme di agricoltura giungessero in tutto il continente europeo.
A sua volta la metallurgia del rame iniziò a diffondersi intorno al III millennio a.C., quindi con un ritardo di circa 2000 anni rispetto al vicino Oriente.
Le civiltà del Neolitico in Europa mantennero per molto tempo un’organizzazione tribale e un grado di sviluppo inferiore a quello del vicino Oriente. Pertanto in Europa non si può ancora parlare di economia urbana.
Tuttavia, nel continente europeo si dovette raggiungere un certo livello di evoluzione culturale e spirituale, come dimostrano la produzione di ceramiche e la diffusione dei megaliti, tipici monumenti del Neolitico costruiti con enormi blocchi di pietra presenti in molte regioni europee anche lontanissime fra loro.
Durante l’età del bronzo e nell’età del ferro anche in Europa si verificarono importanti fenomeni, come la crescita demografica, la specializzazione produttiva e lo sviluppo dei commerci.
Sono testimonianza di tale fenomeno la cosiddetta cultura dei campi di urne, diffusasi tra il XIV e l’VIII secolo a.C. nell’Europa centrale. Venne così chiamata perché sono stati trovati molti sepolcreti con centinaia di urne di metallo contenenti le ceneri dei morti.
Molta importanza di tale periodo cronologico riveste anche la cultura d’Hallstatt, dal nome del villaggio austriaco in cui è stata ritrovata una estesissima necropoli, una parola che deriva dal greco antico e significa città dei morti.
La civiltà di Hallstatt si sviluppò dal Danubio al bacino del Rodano, sin sul Mediterraneo occidentale.
Questa importante cultura venne in contatto col mondo greco e con quello etrusco.
Tuttavia la più importante civiltà europea di questo periodo storico fu senza dubbio quella dei Celti, che i Romani chiamavano Galli.
I Celti erano un popolo che parlava una lingua indoeuropea e il cui nucleo originario proveniva dalla zona geografica compresa tra l’alto Reno e le sorgenti del Danubio. Tra l’VIII e il III secolo a.C. essi emigrarono verso ovest stanziandosi in Francia e in Spagna, quindi a nord nelle isole Britanniche, infine in Boemia, Ungheria, Italia e nei Balcani, raggiungendo l’Asia minore.
La civiltà celtica governò per circa mezzo millennio l’Europa centro danubiana e manufatti celtici sono stati ritrovati tanto nelle regioni mediterranee non direttamente raggiunte dai Celti, quanto in vaste aree dell’Europa centro settentrionale, dalla regione Baltica alla Scandinavia.
Per quanto riguarda l’Italia, la civilizzazione neolitica iniziò nel VI millennio a.C. nell’Italia meridionale a partire dalla Puglia, dove l’agricoltura apparve provenendo da Oriente.
Con il V millennio a.C., l’agricoltura si diffuse insieme all’allevamento nell’Italia settentrionale. A questo periodo risalgono anche i primi villaggi e i primi oggetti in ceramica.
A partire dal III millennio a.C. si diffuse la metallurgia del rame, ma la lavorazione dei metalli si sviluppò particolarmente nell’Italia settentrionale, soprattutto durante l’età del bronzo, che comprende tutto il II millennio a.C.
Fu nel corso di questo millennio che arrivarono in Italia da nord e da est, gruppi indoeuropei che si sovrapposero e si mescolarono alle popolazioni autoctone.
Fra questi possiamo ricordare popolazioni come i veneti, gli umbri, i sanniti e anche i latini, che si stanziarono nell’attuale Lazio.
I latini rivestiranno un ruolo decisivo nella nascita della civiltà romana.
La più antica cultura dell’Italia è quella dei Camuni, un popolo seminomade di incerte origini che nel Neolitico si stanziò in Val Camonica, nella Lombardia nord orientale. I Camuni vissero in maniera indipendente sino al momento della conquista romana avvenuta nel XVI a.C.
Durante l’età del bronzo nell’Italia settentrionale si diffusero insediamenti su palafitte, in particolare nelle aree corrispondenti a Lombardia Veneto e Trentino.
Le palafitte sorgevano sull’acqua come pure presso le rive di laghi o di fiumi. Esse avevano la funzione di isolare le abitazioni dall’umidità del terreno o dagli straripamenti.
Verso il 1600 a.C. agli insediamenti su palafitte si aggiunsero in Emilia, le terremare. Il loro nome deriva da terra marna, un'espressione che in dialetto emiliano significa “terra grassa”, che sta a indicare i resti di antichi insediamenti agricoli utilizzati dai contadini dell’800 per fertilizzare i campi.
I terramaricoli possedevano un’agricoltura e un allevamento particolarmente sviluppati ed utilizzavano il cavallo, il carro e la ruota per le attività agricole, oltre ad allevare suini e ovini.
Diverse sono le caratteristiche della cosiddetta cultura appenninica, che si sviluppò dopo il 1500 a.C. lungo tutta la dorsale montuosa dell’Italia centrale, che praticava un’economia di pastorizia basata soprattutto sulla transumanza. Per transumanza si intende il trasferimento stagionale delle madre e delle greggi dalla pianura ai pascoli di montagna e viceversa.
In Sardegna, durante l’età del bronzo si sviluppò una civiltà autonoma detta “nuragica”, per la presenza dei nuraghi, torri che raggiungevano anche i 20 metri di altezza, con funzioni difensive e costruite con grossi blocchi di pietra. In alcuni casi, più torri erano collegate tra loro o raggruppate intorno a una principale.
La grandiosità di queste strutture, testimonia di una civiltà molto preoccupata principalmente di riuscire a difendersi dagli attacchi di nemici che venivano dal mare. Durante questi attacchi, la popolazione si rifugiava all’interno del complesso nuragico.
La Sardegna, terra ricca di giacimenti minerari fu caratterizzata da una metallurgia piuttosto avanzata, come dimostra la diffusione di oggetti quali armi ed utensili. Contribuirono alla sviluppo della civiltà nuragica i rapporti commerciali con fenici, etruschi e con le altre civiltà del Mediterraneo.
La civiltà nuragica si esaurì nel VI secolo a.C., quando l’isola cadde sotto il dominio cartaginese.
Tuttavia la più importante civiltà che fiorì nell'età del bronzo fu quella villanoviana, così chiamata per i reperti archeologici rinvenuti a Villanova, un paese vicino a Bologna. Essa si estendeva dalla Romagna sin quasi alla Campania e fu una civiltà piuttosto progredita come ci testimoniano i ricchi corredi funebri delle necropoli.
I villanoviani oltre all’agricoltura e alla metallurgia praticavano attivi scambi commerciali anche con l’Egeo. Il suo maggior sviluppo si ebbe tra il IX e l’VIII secolo a.C., per poi essere assorbita da quella etrusca. In conseguenza di ciò, i suoi maggiori centri divennero importanti città etrusche.
Vogliamo concludere tale articolo mettendo in evidenza che l’Italia delle origini, era un vero e proprio “mosaico” di popoli, lingue e culture.
Tale dato di fatto era dovuto in gran parte alla posizione geografica della penisola incuneata in profondità nel cuore del Mediterraneo.
Un problema di non facile soluzione è l’etimologia del nome Italia. Il nome potrebbe derivare dagli Itali un popolo stanziato anticamente nell’odierna Calabria.


Nell'immagine, palafitte sul lago di Ledro in Trentino.

Documento inserito il: 25/11/2023
  • TAG: Europa, Italia, preistoria, storia, etruschi, latini, celti, galli, civiltà nuragica, civiltà villanoviana, camuni

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