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Le prime istituzioni politiche di Roma

del Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo ci interesseremo delle principali istituzioni romane ovvero le modalità e gli strumenti con i quali la città veniva governata. Dobbiamo dire che la maggior parte di esse si formò già in età monarchica e nella prima età repubblicana sopravvivendo poi per secoli pur trasformandosi profondamente.
Infatti i romani non amavano cancellare le loro istituzioni anche se erano superate dai tempi.
Al contrario i romani preferivano mantenerle in vita modificandole in modo da adeguarle ai cambiamenti che si verificavano nella città. Per tale ragione tra monarchia repubblica ed impero cioè nel corso delle tre grandi fasi politiche in cui suddividiamo la storia di Roma continueranno ad esistere Senato consoli pontefici dittatori e così via.
Tuttavia queste istituzioni cambiarono profondamente contenuto ruolo e poteri.
Nel periodo monarchico il potere sovrano era detenuto dal re che riuniva in sé fun= zioni politiche religiose e militari.
Egli deteneva il diritto di Imperium cioè la facoltà di comandare e decidere in modo inappellabile nonché di guidare l’esercito.
Ma la caratteristica specifica del potere regale era di tipo religioso. Infatti il re ricopriva anche il ruolo di sommo sacerdote. Di conseguenza solo il re poteva interrogare gli dei e di interpretarne il volere solo lui poteva mantenere con gli dei quel buon rapporto che i romani consideravano di fondamentale importanza.
Tuttavia dobbiamo dire che il potere monarchico a Roma non era assoluto poiché il re era di origine elettiva ed era affiancato nelle sue funzioni dal Senato.
Il Senato era un organismo formato da un certo numero di componenti influenti delle gentes. I senatori non si limitavano ad eleggere il re ma lo sostituivano a turno in caso di morte e di impedimento.
In origine la popolazione romana comprendeva tre tribù ciascuna delle quali era suddivisa a sua volta in dieci curie. Su tale suddivisione era fondata l’organizzazione militare e politica della Roma monarchica dal momento che ogni tribù doveva fornire cento cavalieri e mille fanti.
A sua volta la riunione delle trenta curie formava i comizi curiati ossia la prima assemblea del popolo romano.
Tale assemblea non disponeva di nessun potere decisionale ma svolgeva funzioni civili come la ratifica di testamenti e adozioni. Inoltre essa esercitava un controllo sull’operato del re e del Senato.
Dobbiamo dire che questo ordinamento basato sulle gentes venne successivamente sostituito da un ordinamento a base censitaria cioè fondata sulla ricchezza e non più sulla nascita.
Senza dubbio questa fu una riforma di grande importanza.
La tradizione attribuisce tale riforma al sesto re Servio Tullio anche se con tutta probabilità fu elaborata o quantomeno perfezionata in età repubblicana.
In primo luogo la riforma cancellò le tre antiche tribù gentilizie ed introdusse una nuova suddivisione di tipo territoriale. Infatti vennero create quattro tribù urbane e 17 tribù rustiche cioè di campagna (queste ultime salirono poi di numero fino a 31). Un criterio puramente geografico-territoriale venne a sostituire così quello gentilizio.
Di conseguenza il diritto di cittadinanza non era più legato alla nascita ma esclusivamente alla residenza.
In secondo luogo venne introdotta una riforma dell’ordinamento militare che ebbe anche importanza e rilevanti conseguenze politiche. La popolazione venne divisa in classi in base alla ricchezza e in ragione della quantità di centurie che ogni classe doveva fornire all’esercito. Sulla base di questa suddivisione fu inoltre creata una nuova assemblea popolare ovvero i comizi centuriati.
Tale assemblea in età repubblicana assunsero importanti funzioni politiche quali deliberazioni sulle leggi elezioni dei magistrati dichiarazioni di pace e di guerra.
Nello stesso tempo andò sempre più diminuendo l’importanza dei comizi curiati.
L’introduzione dell’ordinamento centuriato ci dice che anche Roma come le città greche con la riforma oplitica era passata da un tipo di esercito formato essenzialmente dai cavalieri nobili e dai loro clienti ad un altro basato sulla fanteria dei cittadini plebei compresi.
Inoltre la riforma riconosceva un ruolo politico ai plebei benestanti attraverso la partecipazione ai comizi centuriati. Infatti poiché in questa assemblea ogni classe disponeva di tanti voti quante erano le sue centurie anche i plebei più ricchi avevano un ruolo importante.
La repubblica romana aveva un carattere spiccatamente aristocratico che si concretizzava nel primato del Senato i cui componenti erano tutti membri delle famiglie gentilizie.
Dobbiamo dire che l’aristocrazia esercitava il proprio dominio sia monopolizzando le magistrature politiche militari religiose sia attraverso il controllo dei clienti. Infatti nei primi secoli della repubblica le famiglie più importanti potevano contare su migliaia di clienti.
Poiché i clienti erano cittadini regolarmente votanti nei comizi centuriati l’aristocrazia si serviva di loro anche per controllare l’assemblea.
Inoltre dobbiamo dire che le deliberazioni dei comizi centuriati dovevano in ogni caso essere approvati dal Senato.
Mentre la carica di senatore era vitalizia le altre magistrature erano collegiali cioè ricoperte da più persone e temporanee.
L’autorità civile e militare era nelle mani di due magistrati supremi i consoli eletti annualmente dai comizi centuriati.
I consoli esercitavano i poteri in precedenza spettanti al re.
I consoli avevano l’Imperium ovvero il comando militare e civile e il potere di coercizione cioè potevano comminare multe carcere fustigazione e morte ai cittadini che non obbedivano ai loro ordini.
Il potere di comando era simboleggiato dai fasci composti di rami di betulla e di olmo legato intorno a un’ascia. Questa insegna di origine etrusca era portata dai littoni che precedevano i consoli e i magistrati dotati di Imperium in ogni loro spostamento.
L’ampiezza del potere dei consoli era bilanciata da due elementi. In primo luogo ciascuno di essi aveva il diritto di bloccare le decisioni dell’altro. In secondo luogo il potere dei consoli era bilanciato dalla breve durata della loro carica. Infatti la carica dei consoli durava un solo anno e mai per due anni di seguito.
In caso di grave crisi il Senato poteva eleggere un dittatore che assumeva la carica di capo militare ed esercitava tutti i poteri spettanti ai consoli. Tuttavia la dittatura era una carica temporanea. Essa durava fino alla fine della situazione di emergenza ed in ogni caso non poteva superare i sei mesi.
Molto importante era anche la magistratura denominata pretura.
I pretori amministravano la giustizia sia applicando le leggi vigenti sia creando nuovo diritto.
Grande importanza avevano anche la questura e la censura.
I questori si occupavano della riscossione delle tasse e dell’amministrazione del denaro pubblico mentre i censori avevano il compito di svolgere i censimenti dei cittadini e di controllarne il comportamento soprattutto nel caso dei senatori.
Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che le istituzioni romane riuscirono a garantire una notevole forza e stabilità allo stato romano. In particolare le principali istituzioni della repubblica permisero a Roma di superare molti momenti difficili.
Per fare un esempio concreto delle difficoltà che Roma dovette affrontare vogliamo ricordare che la giovane repubblica romana non ebbe vita facile.
Infatti per tutto il V secolo e per una buona parte del IV secolo a.C. i romani furono coinvolti in una serie di guerre contro i popoli limitrofi. Ma i romani seppero uscire fuori da questo periodo difficile della loro storia riuscendo a diventare la potenza politica e militare dominante nel Lazio.


Nell'immagine, come doveva presentarsi il Senato nella Roma antica.

Documento inserito il: 05/01/2024
  • TAG: pretore, censore, senato, comizi centuriati, console, dittatore, monarchi, repubblica, antica Roma

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