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Spedizione Marcahuasi 2011 2a parte [ di Yuri Leveratto ]

La spedizione Marcahuasi 2011, che si è conclusa solo da qualche settimana, è stata un successo: senza effettuare lavori di scavo, abbiamo potuto trovare alcuni antichi resti umani (crani) e reperti ceramici risalenti alla cultura Huanca.
Inoltre, con l’aiuto di un GPS, abbiamo ubicato tutti i siti archeologici e le principali sculture megalitiche dell’altopiano, e inoltre abbiamo potuto documentare le rovine dell’antica cittadella di Chuya, situate dall’altra parte della valle rispetto a Marcahuasi, ad un altezza di quasi 3500 metri s.l.d.m.
Il mio primo viaggio a Marcahuasi risale al 2009, quando, insieme al ricercatore peruviano Paul Mazzei, ho potuto documentare alcuni monumenti megalitici e la cittadella pre-incaica situata nell’altopiano, ad un altezza di olte 3900 metri s.l.d.m., nella cordigliera di Lima.
Da allora ho avuto la possibilità di studiare il libro di Daniel Ruzo “Marcahuasi, la storia fantastica di una scoperta” (1974), e approfondire le idee e i convincimenti di questo studioso esoterico e delle sue teorie cronologiche.
Daniel Ruzo fu influenzato dall’esoterico peruviano Pedro Astete e probabilmente ebbe la possibilità di leggere il famoso libro “La dottrina segreta” della scrittrice russa H. Blavatsky.
Ruzo pertanto elaborò la teoria dei cicli di civiltà secondo la quale sulla Terra si sono alternate cinque epoche, ognuna di esse dominata da un gruppo di esseri umani. Ognuna di queste epoche terminò in seguito ad un cataclisma di proporzioni inaudite. L’ultima delle cosiddette “cinque umanità”, la nostra appunto, ebbe inizio con la fine della quarta, in seguito allo sconvolgimento chiamato “diluvio universale”, che secondo Ruzo accadde esattamente nel 6471 a.C.
Per approfondire la sua teoria basata sui calcoli della precessione degli equinozi, potete leggere il mio articolo “Cronologia esoterica di Daniel Ruzo”.
La spedizione che ho appena concluso, ha avuto lo scopo di studiare le principali sculture megalitiche e i resti archeologici di Marcahuasi, oltreché verificarne l’esatta ubicazione e altezza sul livello del mare (aiutandomi con un GPS), allo scopo di cercare di svelare la logica degli antichi abitanti della meseta.
Inoltre, aiutandomi con una bussola, ho cercato di verificare se alcune di queste sculture megalitiche siano state costruite seguendo un particolare orientamento.
Una volta giunto a San Pedro de Casta, paesello situato a 3200 metri d’altezza s.l.d.m., a circa 80 chilometri da Lima, ho preso contatto con la guida esperta Alberto Lopez, che mi ha accompagnato nella spedizione.
L’indomani mattina alle sei in punto abbiamo iniziato a camminare risalendo la montagna, in direzione sud-est, raggiungendo l’altopiano di Marcahuasi (altitudine media: 3920 metri s.l.d.m.), in due ore esatte di camino. Ci siamo subito dedicati allo studio di una importante scultura megalitica: una enorme roccia alta circa 20 metri che è denominata: “monumento all’umanità”.
Ubicazione: 11º 46’ 542’’ Sud / 76º 34’ 848’’ Ovest
Altezza : 3898 metri s.l.d.m.
Ad una prima analisi del monumento si notano vari volti che probabilmente furono scolpiti in epoche pre-incaiche (o post-diluviane).
Da un punto di vista situato a NE rispetto al monumento si nota il profilo di un uomo che guarda verso ovest. Dallo stesso punto di vista si può notare un altro volto umano che guarda verso est, nella sinistra della roccia.
Nella personale interpretazione di Daniel Ruzo, queste sculture rappresenterebbero rispettivamente un volto caucasoide (che guarda a ovest), ed uno semitico (che guarda ad est). Nella parte a sinistra del volto “caucasoide”, si può apprezzare un volto di indigeno americano. Da un punto di vista situato a sud del monumento si vedono: nella parte destra il profilo di una donna, mentre nella parte sinistra un volto che Ruzo definì “pasquense”, nel suo libro, alludendo ad etnie polinesiane. Quelli che ho descritto sono i volti “evidenti” del monumento all’umanità, ma secondo Ruzo ve ne sono altri, apprezzabili in diverse ore del giorno e in particolari giorni dell’anno.
Nel lato che guarda a nord-ovest vi è un petroglifo molto particolare, che Ruzo ha definito “el quadricolado”, un quadrato costituito a sua volta da sedici quadrati interni. Ruzo lo ha descritto come una base per disegnare la svastica, l’antico simbolo derivato dalle religioni indiane.
In questo settore della meseta vi sono altri monumenti megalitici: si riconoscono una tartaruga, un cammello e un lama, ma il più importante è il cosiddetto “leone africano”.
Ubicazione: 11º 46’ 410’’ Sud / 76º 34’ 958’’ Ovest
Altezza: 3898 metri s.l.d.m.
Il profilo del leone si può notare sia osservando dal lato destro che dal lato sinistro. Si nota inoltre una fluente criniera.
Anche se alcuni fantasiosi viaggiatori hanno scritto che tale rappresentazione zoomorfa guarda “esattamente” verso est, paragonandola alla Sfinge di Giza, ho comprovato che ciò non corrisponde alla realtà. Il leone di Marcahuasi guarda invece verso i 340º, ovvero NNO.
Nella mia personale interpretazione potrebbe essere la rappresentazione di uno smilodonte (felino sud-americano estinto intorno al 10000 a.C.).
Proseguendo nella nostra documentazione abbiamo camminato verso Sud-Est fino a raggiungere la prima cittadella preincaica (o cittadella di Marcahuasi).
Ubicazione: 11º 46’ 554’’ Sud / 76º 34’ 711’’ Ovest
Altezza: 3937 metri s.l.d.m.
La cittadella, oggi in rovina, fu abitata in epoca pre-incaica da popoli di etnia Huanca (o Yunga). All’interno della stessa, che è estesa circa 15 ettari, si possono notare vari altari cerimoniali, urne funerarie e strutture ad arco. Si stima che fu abitata da popoli di etnia Huanca dall’800 d.C. fino alla conquista incaica, avvenuta nel 1476 d.C. Probabilmente la popolazione totale della cittadella di Marcahuasi raggiungeva le 500 unità.
Nei dintorni delle rovine vi sono alcune urne funerarie (chullpas), in buono stato. Erano probabilmente destinate alle caste alte, mentre il popolo seppelliva le ossa dei defunti al di sotto delle abitazioni, nella cittadella.
Quindi ci siamo diretti verso ovest e, dopo 10 minuti di facile cammino siamo giunti presso la statua megalitica detta “il profeta”.
Ubicazione: 11º 46’ 815’’ Sud / 76º 34’ 864’’ Ovest
Altezza : 3939 metri s.l.d.m.
Questa grande roccia verticale potrebbe, a mio parere, essere stata modificata dall’uomo in epoche remote. E’ la testa di un uomo che guarda ad Ovest. Si può notare la narice, la bocca e il turbante. E’ possibile che il personaggio rappresentato venisse dal mondo medio-orientale?
Camminando verso Sud e quindi verso Sud-Est si possono notare due rocce molto particolari che sono state entrambe intagliate allo scopo di formare dei simboli che risultano a noi incomprensibili: mentre il primo ricorda una croce (forse la chacana andina?), il secondo è di più difficile interpretazione. Daniel Ruzo ha dato ad entrambi i segni la denominazione di ideogrammi cinesi.
Eccone le rispettive ubicazioni e altezze:
Ideogramma N1:
Ubicazione: 11° 46’ 896’’ Sud / 76° 34’ 808’’ Ovest
Altezza : 3939 mt. s.l.d.m.
Ideogramma N2:
Ubicazione : 11° 46’ 974’’ Sud / 76° 34’ 696’’ Ovest
Altezza : 3938 mt. s.l.d.m.
L’ideogramma N2 si trova non lontano dal cosiddetto “anfiteatro”, un enorme bacino, circondato da rocce imponenti, alcune delle quali sono state intagliate in passato, per esempio il “profilo dell’indio”, con una narice molto accentuata.
Ecco l’ubicazione e altezza dell’anfiteatro:
Ubicazione: 11° 46’ 869’’ Sud / 76° 34’ 627’’ Ovest
Altezza : 3915 mt. s.l.d.m.
La particolarità dell’anfiteatro è che in passato possa essere stato utilizzato come un grande bacino, ovvero una riserva d’acqua. E’ infatti comune ancora oggi vedere nella cordigliera delle Ande dei laghetti artificiali dove l’acqua è imbrigliata da muri di pietra i cui interstizi sono sigillati da fango secco.
La prima giornata di documentazione archeologica è terminata. Abbiamo montato la nostra tenda nell’anfiteatro e, dopo aver consumato un pasto caldo, abbiamo osservato a lungo la volta celeste, prima di addormentarci.
L’indomani abbiamo proseguito l’esplorazione verso Sud-Ovest e lungo il cammino abbiamo potuto osservare un altro monumento megalitico antropomorfo, detto il re. Quindi, dopo alcuni minuti di cammino siamo giunti al sito denominato infiernillo. E’ una cavità naturale dell’altopiano profonda circa 15 metri.
Ubicazione: 11° 47’ 474’’ Sud / 76° 34’ 620’’ Ovest
Altezza : 3933 mt. s.l.d.m.
Aiutandomi con una corda mi sono calato nella parte bassa della cavità, giungendo in una piccola caverna lunga circa 10 metri e larga 2 metri. Nella parte volta a nord della cavità si trova l’entrata di un angusto tunnel. Dove potrebbe condurre il tunnel o chinkana? Secondo le leggende popolari questa cavità sarebbe una “porta astrale” e percorrendola si verrebbe catapultati in un altra dimensione. In passato alcuni ricercatori del tesoro di Marcahuasi (che ancora non è stato trovato), si sono introdotti al suo interno, ma non sono mai più tornati indietro.
L’entrata della cavità risultava essere parzialmente ostruita, ma posizionando una fiammella in una piccola apertura ho verificato che vi circola una corrente d’aria all’interno, e pertanto vi deve essere un uscita.
A mio parere il tunnel è naturale, ma è possibile che sia stato ampliato dall’uomo in epoche antiche. E’ possibile che a 50-100 metri di profondità vi sia una camera cerimoniale dove si compivano riti e cerimonie sacre? Per ora non siamo in grado di dare una risposta definitiva a questo mistero, in quanto per procedere in profondità, ci vorrebbe un equipaggiamento con bombole ad ossigeno, però in questo caso l’accesso allo stretto tunnel sarebbe ancora più difficile.
Una volta uscito dall’infiernillo ci siamo diretti verso sud-ovest in direzione del sito archeologico conosciuto con il nome di fortaleza. Durante il cammino ci siamo imbattuti in uno dei monumenti megalitici più importanti dell’intero altopiano: la Thueris (taweret), rappresentazione della Dea egizia della fecondità (rappresentazione di un ippopotamo femmina gravido).
Ubicazione: 11º 47’ 739’’ Sud / 76º 34’ 503’’
Altezza : 3931 mt. s.l.d.m.
Nella visione dell’esoterico Daniel Ruzo questa strana formazione megalitica raffigura appunto la Dea Thueris. Secondo Ruzo gli antichi egizi antidiluviani navigarono nel Nuovo Mondo fin da epoche remotissime.
Già dalla Thueris è possibile scorgere un imponente formazione rocciosa chiamata la fortaleza (la fortezza).
Ubicazione: 11º 47’ 885’’ Sud / 76º 34’ 681’’ Ovest
Altezza (cima): 3944 mt. s.l.d.m.
Nella vicinanza della fortaleza si possono scorgere nitidamente due volti umani intagliati in rocce attigue. Uno, denominato el rey político, è alto circa 10 metri, mentre alla sua destra (avendo la fortaleza alle spalle), se ne scorge un altro, più piccolo.
Ma è la fortaleza stessa il luogo più importante e affascinante dell’intero altopiano. Osservandola tenendo la Thueris alle spalle si notano subito tre volti antropomorfi enormi: uno sulla destra, un profilo quasi scimmiesco, quindi un volto maschile sempre sulla destra e un profilo di donna africana (con labbra e guancia pronunciate), sulla sinistra. Inizialmente abbiamo documentato la cima della fortaleza, alla quale si accede salendo lungo una ripida scalinata, delimitata nella parte finale da un arco. Vi si possono osservare i resti di un’acropoli Huanca, dove vi sono le rovine di una trentina di abitazioni e alcune urne funerarie.
In seguito abbiamo esplorato la zona circostante la fortaleza e, nella zona situata a Ovest, ci siamo trovati in una seconda cittadella pre-incaica, estesa circa 5 ettari. Dopo un attenta analisi di alcune urne funerarie abbiamo rinvenuto tre teschi in buone condizioni, senza effettuare lavori di scavo.
La mia guida Alberto Lopez, come rappresentante della comunità di San Pedro de Casta, ha deciso che fosse opportuno trasportare gli antichi crani in paese e consegnarli al direttore del museo municipale, per evitare che ignobili saccheggiatori li possano rubare. Abbiamo quindi proceduto ad asportare dalle rispettive urne funerarie detti teschi.
Dopo averli posizionati in un luogo sicuro ci siamo diretti verso nord, in direzione di una caverna prospicente il precipizio, luogo che potrebbe celare altri resti umani o antichi reperti.
Dopo pochi minuti di camino siamo giunti nei pressi della caverna di Soctacuri.
Ubicazione: 11º 47’ 473’’ Sud / 76º 35’ 233’’ Ovest
Altezza : 3903 mt. s.l.d.m.
E’ una caverna poco profonda, che si affaccia sul precipizio che da ad Ovest. Nelle vicinanze abbiamo trovato molti pezzi d’antica ceramica, e anche in questo caso abbiamo deciso di asportarla per poi consegnarla al direttore del museo di San Pedro de Casta.
Dopo essere tornati presso la fortaleza per ritirare gli antichi crani umani, ci siamo diretti verso nord-est in modo da giungere, dopo circa 30 minuti di cammino, nell’ultima cittadella preincaica dell’altopiano di Marcahuasi. Si tratta delle rovine di Santa Maria (la terza cittadella pre-incaica).
Ubicazione: 11º 47’ 633’’ Sud / 76º 34’ 317’’ Ovest
Altezza : 4016 mt. s.l.d.m. (1)
La cittadella di Santa Maria, è estesa circa 10 ettari. Percorrendola abbiamo notato molti edifici parzialmente distrutti, come ci fossero stati vari terremoti, e molte urne funerarie situate molto spesso al di sotto delle abitazioni. Avvicinandoci al centro della cittadella abbiamo potuto osservare alcuni altari cerimoniali dove probabilmente si effettuavano alcune cerimonie rituali, proprio nel punto più alto della cittadella (4016 metri).
Di ritorno a San Pedro de Casta abbiamo consegnato i tre antichi crani (molto probabilmente attribuibili alla cultura Huanca), e i reperti ceramici, al direttore del museo municipale Jorge Japai, e abbiamo scattato una foto di rito.
Anche in seguito agli studi del profesor Tello, il primo archeologo che studiò l’altopiano nel 1923, è certo che popoli di etnia Huanca vi vissero dal 800 al 1476 d.C. Queste date sono state ricavate da prove del carbonio 14 su alcune mummie trovate nella prima cittadella pre-incaica, che sono oggi esposte nel museo di San Pedro de Casta.
Ad oggi non possiamo dire però se i popoli che vivevano nella zona circostante la fortaleza, e nella cittadella di Santa Maria fossero contemporanei a quello che viveva nella prima cittadella (Marcahuasi). Solo ulteriori studi potrebbero comprovarlo. Tuttavia, ad una prima analisi del territorio e delle modalità architettoniche si può avanzare l’ipotesi che il re e l'elite politica dell’altopiano vivessero nella fortaleza (anche se non è il luogo più elevato è quello più prominente), mentre i sacerdoti e il popolo vivessero rispettivamente nella terza e nella prima cittadella (Santa Maria e Marcahuasi), per una popolazione totale di circa 1000 persone.
E’ possibile inoltre che la meseta sia stata effettivamente abitata in epoche remote, anti-diluviane, e che la teoria dell’esoterico Daniel Ruzo si avvicini alla verità.
I monumenti sono libri di pietra che svelano tutti i loro segreti solo a chi li sa interpretare, e noi siamo solo all’inizio di questo camino per tentare di capire la vera Storia del nostro lunghissimo passato.


Note:
(1) Il punto più alto dell’altopiano si trova 4038 metri s.l.d.m., poco distante dalle rovine di Santa Maria.
Documento inserito il: 18/12/2014
  • TAG: cittadella di chuya, altopiano di marcahuasi, daniel ruzo marcahuasi

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