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Considerazioni sulla civiltà cretese e su quella micenea

del Prof. Giovanni Pellegrino


In quest’articolo prenderemo in considerazione la civiltà cretese e quella micenea.
Per quanto riguarda la civiltà cretese dobbiamo dire che la ricchezza di Creta derivava soprattutto dalla felice collocazione geografica al centro dell’Egeo, all’incirca equidistante dai tre continenti (Europa Asia e Africa), che le permise di diventare il punto di snodo di estesi traffici commerciali.
Esperti nella navigazione e abili artigiani, con le loro navi lunghe e leggere i cretesi giungevano in Grecia in Egitto in Asia e vi portavano olio, vino, ceramiche, tessuti di lana e oggetti preziosi, frutti di un artigianato di altissima qualità.
Intorno al 1700 a.C. la città cretese di Cnosso era il centro più popoloso del Mediterraneo e capitale di un impero marittimo e commerciale frutto dell’indiscussa superiorità di Creta, che deteneva nell’Egeo una vera e propria talassocrazia. Con la parola greca talassocrazia vogliamo intendere il fatto che Creta esercitava un vero e proprio dominio del mare.
Oltre a Cnosso diverse altre fiorenti ed importanti città testimoniavano con i loro grandi palazzi lo sviluppo della civiltà urbana cretese.
La civiltà cretese prende anche il nome di civiltà minoica.
Essa viene chiamata minoica con riferimento a Minosse il mitico re dell’isola di Creta.
Come quelle coeve del vicino Oriente la società cretese aveva un carattere urbano.
Testa e cuore di ogni città cretese era il palazzo, dove venivano esercitate le fondamentali funzioni economiche e politiche.
Oltre alla residenza del sovrano, alle sale di rappresentanza, agli uffici amministrativi, ed ai luoghi adibiti al culto, il palazzo ospitava molte altre cose di fondamentale importanza.
Infatti il palazzo ospitava sale per giochi e spettacoli, magazzini, depositi per i tributi o per il ricavato dei commerci, frantoi, forni, locali da bagno dotati di condutture per l’acqua, officine.
Di conseguenza non esiste nessun dubbio che intorno al palazzo gravitava tutta la vita della città.
Una caratteristica specifica del palazzo cretese è la mancanza di mura e fortificazioni.
Tale mancanza di mura e fortificazioni ha un significato molto importante per comprendere l’essenza della civiltà cretese.
Infatti tale civiltà, come sanno tutti gli storici, fondò la sua grandezza più sul commercio che sulla guerra.
Inoltre dobbiamo mettere in evidenza che non troviamo a Creta grandi templi e neppure una casta di sacerdoti paragonabile a quella sumerica o egiziana.
Tale dato di fatto dipende dalle caratteristiche fondamentali della religione praticata dai cretesi.
Infatti i cretesi veneravano divinità associate a elementi naturali come grotte, alberi, animali, (soprattutto il toro).
Inoltre nella religione dei cretesi occupavano un posto di grande importanza le divinità femminili collegate al culto della fertilità.
Come sanno gli storici delle religioni, tale culto della fertilità era tipico delle civiltà del Mediterraneo sin dal Neolitico.
Non esiste nessun dubbio che la civiltà cretese rappresentò la più importante civiltà dell’area greco-egea e che raggiunse una grandissima potenza e splendore anche per la favorevolissima posizione geografica che poteva vantare.
Proprio questa favorevolissima posizione geografica determinò il fatto che i cretesi fondarono la loro economia e la loro cultura sul commercio e sullo scambio.
Dobbiamo mettere in evidenza che Creta raggiunse il periodo di maggior potenza e splendore tra il 1700 e il 1500 a.C.
Il declino della civiltà cretese si ebbe intorno alla metà del II millennio a.C.
Tale declino si può attribuire senza alcun dubbio a due cause molto diverse tra loro.
La prima di tale causa si può collocare nel 1600 a.C.
Vogliamo fare riferimento ad una disastrosa eruzione che sconvolse l’isola vulcanica di Thera, che oggi prende il come di Santorini.
Tale eruzione causò uno tsunami di dimensioni spaventose che seminò a Creta morte e distruzione.
La seconda causa del declino della civiltà cretese va ricercata nell’invasione di una popolazione indoeuropea proveniente dalla Grecia continentale, ovvero i micenei.
Essi presero il nome dalla rocca di Micene la città che fu il loro primo insediamento nella regione greca del Peloponneso.
Tale invasione si verificò verso il 1450 a.C.
I maggiori centri urbani della civiltà micenea oltre a Micene erano Pilo, Tirinto e Tebe.
Da questi centri la civiltà micenea si espanse allargandosi alle regioni circostanti.
In questa seconda parte del nostro articolo ci interesseremo proprio della civiltà micenea.
Nella prima fase della nascita di tale civiltà i micenei, che erano giunti in Grecia agli inizi del II millennio a.C., subirono l’influenza dei cretesi dai quali appresero conoscenze di fondamentale importanza.
Per fare degli esempi concreti i micenei appresero dai cretesi l’arte della navigazione, il commercio e l’arte di coltivare l’ulivo e la vite.
Dopo il 1400 a.C. i micenei si sostituirono ai cretesi nel predominio sul mare Egeo, sulle isole, ed estesero il loro dominio nel Peloponneso, dove costruirono sul modello di Micene potenti roccaforti come Argo e Tirinto.
Nacquero stati micenei fin sulle coste dell’Asia minore, della Siria, dell’Anatolia e delle isole di Rodi e di Cipro.
Inoltre alcuni documenti ittiti dimostrerebbero che ci furono contatti tra i due popoli.
È in questa fase di espansione della civiltà micenea che si collega la leggendaria guerra di Troia, combattuta contro una potente città asiatica che controllava la via verso il mar Nero.
La definizione civiltà micenea non deve trarre in inganno poiché non si trattò di uno stato unitario, ma di un insieme di numerosi regni ognuno dei quali guidati da un re che risiedeva nell’acropoli, la parte alta della città munita di una rocca.
La rocca micenea svolgeva funzioni economiche e politiche corrispondenti a quelle del palazzo cretese di cui abbiamo parlato in precedenza.
Analoga a quelle delle società del vicino Oriente era l’organizzazione sociale fortemente gerarchica.
Infatti re e nobili dominavano su contadini e artigiani mentre gli schiavi occupavano il fondo della piramide sociale.
Tuttavia, benché nobili e guerrieri gli obbedissero, quello del re miceneo non era un potere assoluto, poiché egli era il primo tra i pari, dal momento che era il più valoroso e saggio o perché aveva più terre e bestiame.
Il re era affiancato dal comandante militare e doveva rendere conto del suo operato ai nobili guerrieri.
Sia i cretesi sia i micenei conobbero e praticarono la scrittura.
Creta elaborò una scrittura sillabica, la cosiddetta lineare A, che è ancora indecifrata.
Invece conosciamo la lineare B, elaborata dai micenei imitando la lineare A dei cretesi, ma adattandola alla propria lingua di tipo greco.
Formata da una novantina di segni, questa scrittura risale a un periodo di massimo sviluppo della civiltà micenea, tra il 1400 e il 1200 a.C. e venne adottata anche dai cretesi.
Infatti nei palazzi di Creta e nelle rocche micenee sono state rinvenute numerose tavolette in argilla impresse in lineare B.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla civiltà cretese e su quella micenea.


Nell'immagine, la Porta dei Leoni dell'antica Micene.

Documento inserito il: 29/07/2023
  • TAG: micene, creta, minosse, scrittura lineare,

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