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Attività, organizzazione sociale e religione presso i Celti [ di Fabio Calabrese ]

I Celti introdussero per primi l’uso dei mantelli colorati e dei pantaloni, dimostrando una notevole dimestichezza nella tessitura e coloritura dei tessuti. Molto abili nella lavorazione dei minerali ed in modo particolare del ferro, erano molto esperti anche nelle varie tecniche di fusione. Maestri nella cottura del vetro nell’utilizzazione dello smalto e nella lavorazione dell’ambra. Tutte queste tecniche vennero affinate dai Celti durante il passaggio dalla cultura hallstattiana alla lateniana.
Essi erano dediti all’allevamento del bestiame, mucche ma soprattutto pecore dalle quali ottenevano la lana.
Popolo guerriero, in combattimento utilizzava una spada corta impiegata come arma da taglio. Solo dal 500 d.C. vennero forgiate spade più lunghe e finemente intarsiate. In combattimento preferivano la lotta corpo a corpo ed il primo assalto, nel quale impegnavano le loro maggiori energie. A causa del loro furore e della scarsa strategia, i Celti erano destinati a soccombere quando innanzi si trovavano un esercito ben organizzato come ad esempio quello romano, che in più di un’occasione li sconfisse pesantemente.
L’unico re celtico che al furore sostituì una valida strategia ottenendo dei buoni risultati contro le legioni romane di Giulio Cesare fu il gallo Vercingetorige, che attuando la tattica della terra bruciata mise in seria difficoltà gli approvvigionamenti dei romani ottenendo qualche sporadico successo, conscio che in uno scontro diretto sarebbe stato sicuramente sconfitto.
I Celti abitavano in villaggi formati da capanne di legno di forma circolare o rettangolare. Essi indicavano come Dunum i villaggi fortificati e Nemeton i luoghi sacri. Influenzati dagli Etruschi e dai Greci che dopo la fondazione di Marsiglia monopolizzavano il commercio in quell’area, iniziarono a costruire le prime abitazioni in pietra. Un grande esempio di città fortificata fu Manching, situata nelle paludi del Danubio. Dotata di una cinta muraria di 7 KM, ospitava al suo interno diverse fabbriche vicine fra loro e basate sul modello greco della catena di montaggio. Città derivata dalla cultura lateniana, tra le sue mura c’erano schiavi e nobili e il commercio rivestiva un’importanza primaria. Questa città venne distrutta in maniera misteriosa e alquanto violenta nel 15 d.C..
Il culto dei defunti prevedeva la sepoltura in tombe a tumulo ereditata dai Kurgan, per poi passare definitivamente all’inumazione.
Tra le loro attività commerciali una delle più importanti era l’estrazione ed il commercio del sale, del quale la zona del Salzkammergut era molto ricca. Anche la lavorazione dell’ambra per la produzione di colane ed altri monili era tra le attività artigianali praticate dai Celti. Oltre al vino producevano anche birra. Le popolazioni celtiche che vivevano in zone costiere, svilupparono una notevole capacità nell’arte della navigazione. Costruivano robuste navi in legno di quercia dotate di vele in pelle. Britanni e Bretoni esrcitarono spesso anche attività di pirateria.
Amanti della musica, soprattutto generata dall’arpa celtica, che veniva utilizzata per la celebrazione di riti sacri o per raccontare le gesta di eroi. Molto diffusa presso i Celti era infatti la divinizzazione degli eroi attraverso le saghe.
La società celtica si suddivideva in tre settori: i Druidi, i Cavalieri ed il Popolo. I Druidi erano i sommi sacerdoti, ma ricoprivano anche incarichi di uomini di legge, scienziati, indovini, conoscitori degli astri e della natura e anche di interpretazione dei sogni. I Cavalieri rappresentavano il ceto ricco e la classe politico-militare. La loro fonte di ricchezza era rappresentata nel periodo hallstattiano dal possesso di bestiame, mentre nel periodo lateniano era rappresentata dall’industria e dal commercio. Il popolo era formato da servitori. Le decisioni di maggiore importanza spettavano al druido mentre il re della tribù era solitamente il cavaliere che disponeva del maggior numero di cavalli.
Nel periodo lateniano, le comunità celtiche si identificavano in un gruppo economico e tutti vivevano per l’attività gestita dal cavaliere locale. Quando questi decideva di combattere, tutto il popolo si mobilitava poichè dall’esito dello scontro dipendeva la sua sopravvivenza. Nel tempo i vari gruppi economici si unificarono per motivi di opportunità determinando la formazione di tribù sempre più grandi.
Nei Celti il maschio rappresentava il vigore e la forza ed i maschi vivevano insieme fino all’età della maturità, nella quale si avvicinavano alle femmine e mettevano al mondo dei figli, pur continuando a frequentare la comunità maschile. Le donne vivevano in gruppi, separate dagli uomini e allevavano i figli. Esse erano espressione di coraggio e tenacia ed erano rispettate dagli uomini che erano loro molto legati. Gli uomini celtici amavano raccogliersi insieme e organizzare feste nel corso delle quali si narravano saghe e favole, il tutto accompagnato da una buona bevuta e da un abbondante pasto spesso a base di maiale arrosto. In battaglia erano soliti dipingersi il viso di diversi colori e urlare durante l’assalto per spaventare il nemico.
Riepilogando, la struttura sociale celtica era piuttosto semplice e nel corso degli anni si potè sviluppare al suo interno, durante la fase lateniana, anche la borghesia. Questa società ebbe il suo pieno sviluppo unicamente in Irlanda, dove si articolò su diversi livelli: I re, i druidi, i nobili, i contadini possessori di terra propria, i bardi che rappresentavano il ceto borghese e che avevano il compito di tramandare le tradizioni, ed infine le due classi considerate dipendenti: i lavoratori e gli artisti d’intrattenimento.
Con l’avvento del cristianesimo, i druidi assumono il ruolo di consiglieri della chiesa celtica, che avrà spesso contrasti con la Chiesa di Roma, che in alcuni casi sfociarono nell’eresia. La religione celtica si basava su concetti semplici: la reincarnazione della vita, la rigenerazione, la resurrezione, l’amore per la natura. La sacralità di alcune piante era dovuta a una credenza dei Celti secondo la quale gli alberi rappresentavano il tramite con il cielo e separavano gli uomini dagli dei del firmamento. A testimoniare ciò, attorno ad ogni villaggio c’era un bosco sacro dove si tenevano i riti e dove avvenivano i processi condotti dai druidi. Venivano utilizzati spesso anche Dolmen e Menhir per rappresentare la continuità tra uomo e firmamento.
La morte era considerata una breve pausa prima della vita eterna che veniva garantita dalla reincarnazione. Questo era il principale motivo per il quale la natura veniva tanto amata; si credeva infatti che nella nuova vita si potesse rinascere in altre forme di vita.
La rigenerazione era considerata dalle popolazioni celtiche come fondamentale ed era rappresentata dalla croce celtica.
La ressurrezione, altro elemento importante della loro religione, indicava una continuità della vita a discapito della limitatezza della morte. Di conseguenza i guerrieri Celti non avevano preoccupazione di morire in battaglia poichè avevano la certezza di risorgere.
Le popolazioni celtiche ed in particolari quelle stanziate in Irlanda, credevano nell’esistenza di dei del sottosuolo e che fosse possibile entrare in contatto con loro attraverso stagni e pozzi. Attorno ai villaggi esistevano luoghi sacri adibiti a questi riti. In Vandea, all’interno di un pozzo sono stati rinvenuti resti umani e animali e perfino alberi. Esistevano infatti cerimonie nelle quali si portavano in una processione accompagnata da un sottofondo musicale degli alberi che al termine venivano sepolti in pozzi.
Non credendo al peccato i Celti avevano una morale molto semplice. Erano soliti collezionare le teste dei nemici uccisi sopra l’ingresso delle loro capanne o conficcate su di un palo all’esterno delle stesse. Questo pratica serviva ad accrescere la fama dell’uccisore ed era conseguenza della credenza che se il nemico fosse rinato, senza la testa sarebbe stato più debole.
Dai Galati appresero l’adorazione del Dio Attis e di sua madre la dea Cibele, dispensatrice di coraggio e grande madre di tutta la comunità.
I druidi rappresentavano il centro della religione celtica ed ebbero anche una notevole valenza politica. Particolarmente in Gallia, difesero le tradizioni ed i costumi del proprio popolo al tempo della dominazione romana, portando avanti un sentimento antiromano che nei secoli successivi portò alla fine dell’Impero Romano. Esentati dalle tasse e dagli obblighi militari, non erano legati al territorio come il resto del popolo. Il falcetto che stringevano in mano stava a simboleggiare la loro conoscenza delle erbe mediche. I druidi provvedevano anche alla tumulazione dei morti, secondo la tradizione trasmessa dai Kurgan.
Per diventare druidi si doveva sostenere un esame che consisteva nel ritirarsi nel bosco sacro e raggiungere l’aldilà mediante prove di allucinazioni ed ipnosi. Solo chi superava la prova e riusciva a ritornare tra i mortali diventava guida spirituale del popolo.
Tra i numerosi dei adorati dal Celti i più importanti erano Teutate, un dio barbuto sempre presente durante i riti sacrificali; Beleno, che era l’equivalente celtico del dio greco Apollo; la dea Arduinna, dalla quale presero il nome le Ardenne; Belisama, dea corrispondente a Minerva; Nemetona, la dea della guerra. Quello che però era considerato il maggiore come importanza era il dio Lug, che simboleggiava un grande Druido esperto suonatore d’arpa, artigiano del ferro, valoroso combattente e maestro di magia. Fu il progenitore del dio germanico Wotan chiamato anche Odino, il signore del Walhalla.
Germani e Celti avevano in comune una trinità divina: per i Germani Wotan - Donar e Ziu che erano anche chiamati rispettivamente Odino-Thor- Tyr; per i Celti Teutate - Eso- Tarani. Teutate era il più importante e poteva essere placato con sacrifici di sangue. Eso, con sembianze di toro era anch’esso assetato di sangue. Tarani, dio della guerra preferiva il fuoco. In seguito Lug prese il potere su tutti e segnò il successo dei druidi.
Documento inserito il: 19/12/2014

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