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San Agustín [ di Yuri Leveratto ]

Il luogo archeologico piú importante del territorio colombiano è la parte meridionale del dipartimento del Huila, nel sud del paese.
In questa zona il frate Juan de Santa Gertrudis scoprí, nel 1757, varie tombe adornate con statue finamente lavorate, alcune alte anche vari metri. Successivamente i coloni fondarono nelle vicinanze un villaggio, che fu chiamato San Agustín, in onore del santo.
Di questa cultura antica, erroneamente chiamata “agustiniana”, si sa ben poco, in quanto purtroppo le tombe sono state saccheggiate nel corso del XIX e XX secolo.
Per raggiungere la zona si deve innanzitutto raggiungere Neiva, la caldissima capitale del Huila. Poi si prosegue, con tre ore di viaggio in “buseta”, fino a Pitalito, paesone polveroso situato a mezz’ora di distanza da San Agustín.
A San Agustín, tipico paese colombiano con basse case bianche e colorati balconi, si alloggia in modesti hotel e si degusta il pesce tipico di fiume, la “mojarra”. La visita si effettua in due giorni.
Il primo giorno si accede al parco archeologico, dove si possono ammirare le tombe e le statue, alcune alte fino a tre metri. Inoltre si ammira la cosidetta “fuente de lavapatas”, una roccia finemente intagliata in un torrente. Lo scopo di questi intagli e di questi petroglifi (o pitture rupestri) sembra sia relazionato con la sacralitá del luogo, che era utilizzato come un enorme cimitero.
Nel pomeriggio di solito si fa l’escursione a cavallo, indispensabile in quanto i luoghi da visitare sono troppo distanti tra loro per camminare. Si ammirano altre statue, alcune di esse policrome. Inoltre si giunge in un luogo panoramico dove si possono ammirare altri petroglifi oltre a spettacolari cascate in lontananza.
Il secondo giorno si fa un’escursione in fuoristrada nella quale si ammirano alcuni scorci paesaggistici di rara bellezza, come il famoso “estrecho”, dove il fiume Magdalena scorre tra due strette pareti di roccia. Inoltre si visitano altre statue e altri resti funerari tra le quali la statua piú alta che questa antica cultura ci ha lasciato, di circa cinque metri.
Ma quando si sviluppó questa cultura? E perché si spense?
Secondo i risultati ottenuti con il metodo del carbonio-14, questo antico popolo giá abitava la regione nel III millennio prima di Cristo. Ma quale fu la sua origine?
Vi sono varie teorie. Alcuni sostengono che questo popolo derivasse dagli Olmechi del Messico, in quanto le statue dell’area di San Agustin ricordano le statue messicane della cultura Olmeca. Altri invece, osservando le statue, e in particolare i nasi negroidi che in esse vengono rappresentati, pensa che il popolo in questione derivasse da alcune isole melanesiane dell’Oceano Pacifico.
Purtroppo sono stati rinvenuti pochissimi resti umani, in quanto i “guacheros”, ovverosia campesinos in cerca di oro, se ne disfarono nei secoli precedenti non comprendendone l’importanza archeologica. Uno di questi “guacheros” peró, di nome Libardo Sotelo Meneses, ha conservato molti pezzi antichi nel suo museo privato, tra i quali uno scheletro integro e altri resti umani, che peró non sono stati studiati a fondo. Se fossero provate le caratteristiche negroidi di questi resti, la teoria “melanesiana” acquisirebbe importanza.
Dallo studio delle tombe, che spesso sono costruzioni coperte ma non sotterranee, si evince che in questo antico popolo vi erano delle differenze di classe. In generale le tombe dei “nobili” o capi clan erano meglio adornate e spesso coperte sia da un sarcofago che da una statua che rappresentava il “totem”. Le tombe dei capi clan erano inoltre situate su tumuli di terra, sia per un motivo mistico, quello di avvicinarle al Sole, sia per una ragione piú pratica, ovvero preservarle da possibili inondazioni. Questi tumuli non sono altro che delle “protopiramidi”, e in essi si vede giá l’embrione di una civilitá piú complessa. Il popolo veniva invece interrato in tombe di minor pregio e nessuna statua veniva collocata all’entrata della tomba.
Questo popolo antico si divideva probabilmente in clan. Le statue, alcune antropomorfe ma con fattezze feline, altre raffiguranti aquile o serpenti, rappresentavano un animale considerato sacro dal clan, che spesso si identificava in esso, e da esso credeva di derivare, considerandolo coma una semi-deitá.
Altre statue rappresentano invece scene di sacrifici umani, in quanto si notano alcuni bambini tenuti nella mano sinistra delle sculture mentre nella mano destra vengono tenute delle pietre che servivano per sacrificarli, probabilmente al Sole, considerato la Divinitá Assoluta.
Studiando le statue di San Agustín si nota che questo popolo deve aver avuto delle relazioni con tribú amazzoniche, in quanto in alcune statue sono state scolpite delle maschere simili a quelle usate in Amazzonia e l’organo genitale maschile è stato rappresentato tenuto verticalmente da una corda, come usano alcuni popoli della selva.
Gli animali simbolici, utilizzati come totem sono: la rana, che simboleggia la pioggia, il serpente, che significa vita e morte in gran parte delle culture pre-colombiane, i roditori, come esempio di fertilitá, e il giaguaro e l’aquila, simboli di forza e maestositá.
Questo antico popolo, che non aveva raggiunto l’etá dei metalli ma era fermo all’etá della pietra, era peró in grado di coltivare il mais, viveva in capanne circolari di legno e creava fantastiche creazioni scultoree. I “dolmen”, o megaliti, di origine vulcanica, erano lavorati con pietre dure trovate nelle vicinanze dei fiumi. Inoltre questo popolo lavorava l’oro, metallo tra i piú duttili, le cui creazioni si possono ammirare al museo dell’oro di Bogotá.
Perché questa cultura si estinse?
Quando l’estremeño Sebastian de Belalcazar giunse nell’alta valle del Magdalena, nel 1536, questa cultura antica si era giá estinta da circa tre secoli. Probabilmente l’influenza dell’impero Inca, che dal Perú si estendeva sino al sud dell’ attuale Colombia fu la causa predominante di questo declino.
Questo antico popolo conobbe la scrittura?
Non sembra, ma alcuni petroglifi “evoluti”, oggi gelosamente custoditi nel territorio indigeno degli Yanacona, forse indicano che la strada per giungere ai pittogrammi non era poi così lontana.
Attualmente il governo colombiano ha recintato tutta la zona archeologica, che viene sorvegliata per difendersi dai saccheggi dei “guacheros”.
Si spera che in un futuro prossimo si trovino i fondi necessari per studiare piú in profonditá questa cultura antica tanto misteriosa.


Nell'immagine, una delle numerose sculture visibili nel parco archeologico di San Agustin, in Colombia.
Documento inserito il: 21/12/2014
  • TAG: sito archeologico san agustin, fuente de lavapatas, eplorazioni di yuri leveratto

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