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Chernobyl: da luogo del disastro a simbolo della rinascita?

Possibile riutilizzo a energia solare della dismessa area atomica

di Alessio De Battisti

Chernobyl, come spesso accaduto da quando nel 1986 si verificò l’incidente nucleare, fa parlare ancora di sé. E’ di questi giorni infatti la “buona” notizia secondo la quale potrebbe rinascere la zona interessata dal disastro del 26 aprile ’86 (insieme all’incidente di Fukushima del 2011 considerato il più significativo della storia).

Una centrale solare nella zona off limits di Cernobyl, chiusa da 30 anni per le radiazioni. E’ quello che vogliono realizzare due società cinesi, con l’appoggio del governo ucraino. […] “Sono pronte a investire più di 1 miliardo di dollari nei prossimi due anni”, ha spiegato il ministro ucraino dell’Ecologia, Ostap Semerak. La centrale solare dovrebbe sorgere sui 2500 ettari di terreno, 10 km a sud della centrale nucleare che ha provocato il disastro del 1986. […] Il governo ucraino e le società cinesi non hanno reso noto quali misure di sicurezza saranno adottate per evitare il rischio radiazioni(1).

Riabilitare quest’area sarebbe certo importante e una centrale solare potrebbe essere l’ideale. Lì dove infatti una volta sorgeva una centrale atomica che tanti danni ha provocato dal momento dello scoppio del reattore numero 4, ora prende forma l’ipotesi di vedervi nascere un sito produttivo alimentato esclusivamente da energia green come quella solare. L’impianto ucraino potrebbe divenire un modello, un esempio da seguire per altre nazioni che non sanno ancora bene come poter “smantellare” le vecchie centrali atomiche e riabilitare il territorio che attualmente le ospita.
Se però è vero che già in situazioni di normalità non è tutto così semplice poiché l’area attorno all’impianto atomico potrebbe aver bisogno di alcuni anni di “riposo” per smaltire un eventuale accumulo di radiazioni, figuriamoci nel caso di Chernobyl quante difficoltà possano sorgere dato che, seppur isolato da 30 anni, quel terreno è stato contaminato da un eccesso di radiazioni che purtroppo ancora a lungo condizioneranno la vivibilità dell’intera zona.

Il luogo che più di tutti sul pianeta Terra testimonia le conseguenze di un disastro ambientale potrebbe presto diventare un “tempio” dell’energia pulita e della sostenibilità. […] L’incidente di Chernobyl avvenne all’una e 23 minuti del 26 aprile dell’86, paradossalmente durante un test di sicurezza. Una catena di errori umani provocarono la rottura di alcune tubazioni di raffreddamento dell’impianto, una forte esplosione e lo scoperchiamento del reattore con la conseguente fuoriuscita di una nube radioattiva. Fu necessario evacuare 336mila persone mentre i livelli di contaminazione furono avvertiti nelle settimane successive su tutta l’Europa. Nello scoppio vero e proprio morirono 65 persone mentre un rapporto Onu stima almeno 4mila casi di tumore alla tiroide registrati nell’area di Chernobyl negli anni successivi al disastro(2).

Quanto sopracitato testimonia quel che stavamo dicendo, non sarà sicuramente semplice ristabilire la normalità nell’area di Chernobyl. Oltre a quanti hanno dato la propria vita per tamponare il disastro e limitare i danni durante il proliferare dell’incendio, ci sono state migliaia di persone che anche anni dopo lo scoppio del reattore hanno dovuto fare i conti con questo avvenimento (le migliaia di persone colpite da tumori da eccesso di radiazioni).

La zona ancora oggi è off limits per l’elevatissimo tasso di radioattività, dunque pur essendo un bel progetto quello presentato potrebbe non bastare. Sorgono infatti tanti dubbi: come verrà gestita la fase di costruzione dell’impianto solare? Chi entrerà a fare i sopralluoghi del caso? Per quanto tempo i lavoratori potranno essere esposti alle radiazioni della zona? Verranno adottate specifiche condizioni lavorative? Potremmo fare numerose altre domande che al momento però non potranno ricevere risposte.
Unica soluzione che al momento potrebbe essere proposta è la seguente: istituire squadre di lavoratori che a turno si alterneranno in fase di installazione dei pannelli solari (perché poi una volta ultimate le procedure non sarà richiesta una presenza fissa di personale, seppur ciclicamente qualcuno dovrà recarsi sul posto per la manutenzione ordinaria dell’impianto, senza considerare eventuali interventi straordinari). Dotati delle dovute protezioni potrebbero intervenire differenti team di lavoro con un preciso orario massimo di permanenza all’interno dell’area, per salvaguardare la propria salute.
Tutto questo naturalmente non renderà fluido il processo di costruzione e avanzamento dei lavori, solitamente infatti provvedimenti simili vengono adottati solo in situazioni di emergenza, come ad esempio fece il governo giapponese nel 2011 concedendo il permesso a squadre di esperti di entrare nella centrale di Fukushima (subito dopo lo scoppio del reattore con il pericolo di una nuove fusione atomica) per massimo 15 minuti ciascuna.
Pur se in condizioni meno critiche, il sito ucraino è ancora un’area a forte rischio dunque dei provvedimenti specifici dovranno essere presi e l’opinione pubblica è in attesa di saperne di più, al momento però non ci sono dettagli in merito, probabilmente simili azioni verranno rese note solo in seguito all’assegnazione della gestione del possibile impianto.

Per tornare all’aspetto positivo della vicenda ovvero la nascita di una centrale solare lì dove una volta sorgeva un “mostro” nucleare che ha spaventato il mondo intero (quando è divenuto incontrollabile), forniamo maggiori dettagli sull’interesse che sta scaturendo attorno a questa suggestiva ipotesi (difatti le due società cinesi non sono le uniche a voler sposare questo progetto):

Non solo i cinesi a voler costruire una centrale solare nell’area ‘off-limits’ intorno alla centrale nucleare di Cernobyl. Per la zona entra 30km dall’impianto esploso nel 1986, scrive oggi l’agenzia Bloomberg, è partita una gara fra 39 aziende (26 ucraine e 13 straniere) per installare impianti solari. Il governo ucraino vuole riutilizzare in qualche modo quel territorio, grande due volte la città di Los Angeles. Agricoltura e industria sono fuori discussione, a causa della radioattività, mentre i pannelli solari, che non richiedono una presenza fissa di personale, sono una delle poche opzioni possibili. Gli impianti, inoltre, potrebbero usare la vecchia rete elettrica della centrale nucleare, ancora funzionante, e la zona ha una buona esposizione al sole. Per l’Ucraina, uno dei paesi europei più poveri, l’energia solare ridurrebbe la dipendenza dal gas del nemico russo. Il governo di Kiev offre i terreni in affitto a prezzi stracciati, con uno sconto dell’85%, e offre anche un incentivo di 17 centesimi di euro a kilowatt. I progetti presentati complessivamente arrivano a 2 gigawatt (la vecchia centrale nucleare produceva 4 gigawatt). Le offerte, oltre che da società ucraine, sono arrivate da Cina, Germania, Irlanda, Danimarca, Austria, Bulgaria e Bielorussia. L’impianto proposto dai cinesi di GCL e China State Construction Engineering Corporation è il più grande, da 1 gigawatt. Un gruppo tedesco vuole installare pannelli per 500 megawatt. Gli altri progetti sono per centrali da 20 megawatt(3).

Quanto appena citato dimostra quanto sia vivo l’interesse internazionale su Chernobyl e quanto l’Ucraina stia provando a riabilitare un territorio attualmente inutilizzato che invece potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale per rendere indipendente la nazione a livello energetico. Le condizioni economiche proposte dal governo locale alle aziende che hanno manifestato la volontà di investire sull’area off limits di Chernobyl sicuramente sono un ottimo incentivo per attrarre capitali stranieri da destinare a questo ambizioso progetto, da non sottovalutare però che anche molte imprese ucraine si sono candidate per prendere parte al programma solare.
Al momento sono le due società cinesi quelle che sembrano intenzionate ad investire maggiormente, da sole infatti si farebbero carico della metà della produttività del nuovo impianto (con i loro pannelli produrrebbero fino a 1 gigawatt, il totale dei progetti arriva a coprire una produzione energetica di 2 gigawatt, pari alla metà di quanto produceva la centrale nucleare).

La strada che porterà alla realizzazione di tale programma è ancora lunga, si dovrà fare luce su diversi punti (su tutti come salvaguardare i lavoratori che dovranno prendere parte alla fase di installazione dei pannelli) prima di capire se effettivamente tutto questo sia fattibile o meno. Nonostante questo, dopo decenni di “sofferenze”, Chernobyl torna a vedere la luce e magari fra qualche anno potrebbe tornare ad avere un ruolo produttivo all’interno dell’Ucraina, utile per questo Paese e per il mondo intero.

A quasi 31 anni dalla sciagura atomica si fa nuovamente viva la speranza di ridare vita e normalità a Chernobyl!

Note:
1) Ansa, Centrale solare cinese nella zona off limits di Chernobyl, 13 gennaio 2017.
2) Claudio Del Frate, La svolta green di Chernobyl. Ospiterà una centrale solare, Corriere della Sera – Esteri, 13 gennaio 2017, http://www.corriere.it/esteri/17_gennaio_13/svolta-green-chernobyl-ospitera-centrale-solare-d8cfeec2-d970-11e6-9668-96e09f069892.shtml
3) Ansa, Cernobyl, 39 progetti da tutto il mondo per centrali solari, 13 gennaio 2017.
Documento inserito il: 16/01/2017
  • TAG: incidenti nucleari, chernobyl, energia solare, energia nucleare, centrale nucleare

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