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La flottiglia russa del Danubio (parte 4)

di René Greger

Con l'annessione della Bessarabia al regno rumeno, dopo la I G.M., l'Unione Sovietica perse ogni collegamento con il Danubio. Soltanto alla fine del 1940 quando, a seguito dell'ultimatum sovietico, i Rumeni sgombrarono la Bessarabia comparvero nuovamente mezzi fluviali russi sul Danubio, e questa volta sotto bandiera sovietica.
La Dunajskaia Voennaja Flottilija, appena organizzata, se pure costituiva una parte della Flotta del Mar Nero, operativamente era sottoposta al comandante del distretto difensivo di Odessa. La flottiglia del Danubio ricevette, dalla flottiglia del Dnepr, sciolta nel luglio 1940, quattro piccoli monitori nuovi, tutti costruiti nel periodo 1934-1938 (ZELEZNJAKOV, ZEMCUZIN, ROSTOCEV, MARTYNOV: 263-320 ton.; II-102 mm e IV-45 mm A.A.), due motoscafi corazzati di tipo completamente nuovo ed un buon numero di piccole navi pattuglia.
Prima dell'inizio della guerra, l'industria navale sovietica costruì un altro monitore (UDARNY: 385-450 ton., II-130 mm), più potentemente armato dei precedenti; inoltre costruì altri motoscafi corazzati ed i primi cutter dragamine. Il 22 giugno 1941 la flottiglia comprendeva complessivamente 5 monitori, 22 motoscafi corazzati, 6 navi scorta, 7 cutter dragamine ed una nave deposito mine. Inoltre venne posta sotto il comando del contrammiraglio N.O. Abramov una squadriglia di aerei da caccia comprendente 15 aerei I-16 RATA, 3 batterie A.A. con 12 cannoni da 76 mm e 6 batterie costiere dotate complessivamente di 24 cannoni tra i quali VIII-152 mm e IV-130 mm.
Aerei e batterie contraeree dovevano proteggere i capisaldi della flottiglia (Reni, Ismail e Kila Novaja); le batterie costiere, invece, dovevano impedire che i monitori rumeni, molto più forti, attaccassero la sponda in mano sovietica. Il compito della flottiglia era principalmente difensivo: essa infatti doveva, in primo luogo, impedire ogni tentativo rumeno di attraversare il Danubio. Subito dopo l'inizio della guerra vennero poste alle dipendenze della D.V.F. 29 unità della guardia costiera; quattro di esse erano grandi navi guardacoste del tipo MO-2, precursori del noto caccia antisommergibile tipo MO-04, e 25 erano piccoli motoscafi di tipi diversi, da adoperare a scopo offensivo solo in caso di necessità.
Poiché i Tedeschi, in quel tempo, non possedevano ancora importanti forze fluviali, l'unico avversario considerevole per i Sovietici era rappresentato dai Rumeni. Essi possedevano di 7 monitori di rilevante dislocamento, tutti armati con cannoni da 120 mm, due posamine moderni (ex cecoslovacchi) e circa 30 motoscafi di dislocamento vario.
Gli avvenimenti bellici successivi dovevano però dimostrare che i timori suscitati dai Rumeni nei Sovietici erano in gran parte ingiustificati. Il primo giorno di guerra i due monitori rumeni, che si trovavano a Tulcea, ed alcune batterie costiere, aprirono il fuoco sulla principale base sovietica, Izamil. Poi non si ebbero altre iniziative offensive dei Rumeni sul Danubio; al contrario, furono le navi della flottiglia sovietica a prendere presto l'offensiva.
Durante le operazioni dell D.V.F. si vide quanto fosse stato positivo l'aver posto una squadriglia di aerei alle dipendenze del comandante della flottiglia: gli aerei avvistavano e, se necessario, attaccavano navi rumene o bersagli terrestri sulla riva del fiume. Si vide anche che l'introduzione nella flottiglia dei piccoli motoscafi corazzati era stata positiva; si può persino dire che questi mezzi piccoli ma fortemente armati e, rispetto ai monitori, molto più svelti ed agili, abbiano più che equilibrato il rapporto delle forze. In ogni caso, questi motoscafi corazzati - chiamati in russo BRONEKATERY, nome abbreviato in BKA - ebbero un ruolo molto importante nella campagna del 1941. Essi posarono mine, sbarcarono gruppi di uomini sulla riva nemica del fiume, sottoposero al loro fuoco le postazioni nemiche, scoprirono i monitori avversari nei loro movimenti.
Questi motoscafi corazzati erano piccole unità di 23 metri di lunghezza e 28 ton. di dislocamento; il motore diesel, della potenza di 800-900 HP, permetteva loro una velocità di 17 nodi, contro corrente. L'armamento era composto da un cannone da 76 mm sistemato in una torretta corazzata girevole e da due mitragliatrici in un impianto binato, in funzione antiaerea; la corazzatura era di 10 mm. Da questi mezzi sono poi derivati i motoscafi corazzati tipo 1124 (con due torrette blindate del carro T-34) e 1125 (con una sola di tali torrette).
Come già detto, i Sovietici iniziarono presto operazioni offensive. Dapprima lanciarono alla deriva 24 mine nella corrente del Danubio, per impedire una eventuale sortita dei 5 monitori rumeni di stanza a Galati. Seguì il minamento del porto di Tulcea, nella notte del 25 giugno e, a giorno fatto, 4 BKA sbarcarono una compagnia sulla riva rumene del Danubio, appoggiata dal fuoco d'artiglieria dei monitori UDARNYJ e MARTYNOV; questa operazione servì ai Sovietici per migliorare la posizione del proprio caposaldo principale e per ottenere assoluta libertà di movimento sulla sponda del fiume in loro mano. Un giorno dopo, ancora quattro BKA e dieci guardacoste, sbarcarono sulla sponda rumena del Danubio un intero reggimento che occupò la città di Chilia Vecche e due isolotti. In questa operazione caddero prigionieri più di 700 soldati rumeni.
Nonostante queste fortunate azioni dei mezzi fluviali, le operazioni sul fronte terrestre presero un andamento così sfavorevole che i Sovietici dovettero iniziare lo sgombero dei capisaldi sul Danubio. Iniziarono sgombrando Reni, il caposaldo più occidentale; presso il suo porto rimasero provvisoriamente i monitori ZEMCUZIN, ZELEZNJAKOV e ROSTOCEV con quattro BKA. Tutte queste unità lasciarono Reni il 29 giugno, dopo aver lanciato alla deriva tutte le proprie mine, nella corrente del fiume. La reazione delle artiglierie terrestri rumene distrusse una BKA. A seguito del ripiegamento, questo gruppo di navi sovietiche fu impiegato quale sostegno delle truppe terrestri che ancora operavano a ad oriente di Reni, fino alla notte del 9 luglio. Seguì un nuovo ripiegamento durante il quale due cutter dragamine ed una BKA, colpiti, si autoaffondarono, nell'imminenza dello sfondamento del fronte ad Izmail. Il gruppo principale raggiunse indisturbato Izmail il 9 luglio mattina.
Il 10 luglio, i Sovietici compirono un tentativo di sbarco presso Periprava per mantenere libera la via alla ritirata verso il delta del Danubio. Questa volta i Rumeni non si fecero cogliere di sorpresa e, sotto il loro fuoco di artiglieria, caddero 42 soldati dei gruppi da sbarco e gli equipaggi interi di 2 BKA che risultarono affondate. Dopo il fallimento di questa operazione, la D.V.F. si limitò a difendersi dalla crescente attività dei Rumeni ed a coprire le operazioni di evacuazione da Izmail. Questa città venne definitivamente evacuata nelle tarde ore del 18 luglio.
Il giorno seguente, tutte le unità della D.V.F. lasciarono la foce del Danubio a Ocakov e, dopo aver toccato Odessa, giunsero due giorni dopo a Nikolaev ove entrarono ai lavori. Ultimati questi lavori, alla fine di luglio, la flottiglia venne nuovamente impiegata: i monitori ZEMCUZIN e ROSTOCEV vennero assegnati alla flottiglia di Pinsk che operava nella zona di Kiev. Dopo qualche tempo questi due monitori vennero affondati e, alle rimanenti unità, vennero aggiunti due rimorchiatori - BUG e DNESTR - dotati di moderno armamento. Il gruppo così formato fu inviato in Ucraina, in appoggio al fianco sud del fronte terrestre.
Negli scontri che si ebbero di fronte alla penisola di Tendra, il 24 settembre 1941, andarono persi due monitori, due motoscafi corazzati e molti mezzi ausiliari facenti parte della flottiglia. A ripiegamento concluso, raggiunsero Sebastopoli solo il monitore ZELEZNIAKOV, sei BKA e cinque cutter dragamine che, dopo le necessarie riparazioni, furono inviati a Kerc per assumere la difesa delle comunicazioni stradali locali, assieme ad altre unità. Il 20 novembre 1941, la D.V.F. fu sciolta e i pochi mezzi sopravvissuti passarono alla flottiglia del Mar d'Azov, appena costituita.

Nell'immagine il Monitore fluviale sovietico UDARNY, affondato dai Tedeschi nel 1941.


Articolo tratto dal n° 76 del marzo 1971 della rivista Interconair Aviazione e Marina
Documento inserito il: 16/04/2017
  • TAG: flottiglia danubio, marina sovietica, seconda guerra mondiale, flotta fluviale

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