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La concezione della storia di Pierre-Joseph Proudhon

Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo prenderemo in considerazione la concezione della storia di Proudhon, il quale ha colto con acutezza il contenuto anticristiano e insieme cristiano della moderna religione del progresso.
Egli è un teologo del progresso e come tale è il critico più radicale della provvidenza: Proudhon comprende che il riconoscimento del fato pagano e della provvidenza cristiana sono di principio incompatibili con la fede nel progresso che è essenzialmente rivoluzionaria e laica.
Il cristianesimo promosse una grande ribellione al fato pagano e sostituì al destino impersonale una provvidenza personale.
Il compito della rivoluzione moderna è secondo Proudhon defatalitation della provvidenza.
L’uomo e la giustizia umana debbono ora assumersi essi stessi la direzione di tutte le vicende umane.
Per Proudhon l’uomo deve sostituirsi a Dio e la fede nel progresso umano a quella nella provvidenza.
Nella teologia della storia i disegni segreti che operano nella storia fanno riferimento a Dio o come nella filosofia kantiana a un piano occulto della natura.
Proudhon cerca di risolvere questo dualismo tipico della teologia della storia trasponendolo sul piano sociologico.
Egli distingue l’uomo in quanto essere sociale o collettivo dall’ uomo in quanto individuo.
Mentre quest’ ultimo agisce in modo consapevolmente libero con decisioni di carattere razionale, la società appare esposta all’azione di impulsi involontari che con forza irresistibile spingono gli uomini verso una meta sconosciuta.
Da ciò deriva l’uso religioso di interrogare gli oracoli e l’uso delle preghiere e dei sacrifici pubblici per prendere le decisioni importanti.
Da tale fatto deriva la spiegazione filosofica della storia mediante un destino provvidenziale che predetermina ogni azione umana (Proudhon si riferisce a Bousset Vico Herder ed Hegel).
Contro queste interpretazioni religiose o semireligiose della storia, Proudhon obietta che privilegio dell’uomo è riconoscere nell’apparente fatalità un istinto sociale, comprendere i suoi suggerimenti, influenzarlo.
La provvidenza divina non è nient’altro che l’istinto collettivo o la ragione universale dell’uomo in quanto essere sociale.
Il dio della storia è una creazione dell’uomo ,secondo Proudhon, e l’ateismo è il fondamento occulto di ogni teodicea.
L’ateismo umanitario è per il filosofo francese l’ultima tappa della liberazione intellettuale e morale dell’uomo.
La storia non è guidata dalla provvidenza ma è spinta innanzi da crisi rivoluzionarie che producono nuove concezioni della giustizia.
La prima crisi fu provocata da Gesù con la proclamazione dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio.
La Riforma e Cartesio inaugurano la seconda crisi conquistando l’uguaglianza davanti alla coscienza e alla ragione.
La terza ebbe inizio con la rivoluzione francese e stabilì l’uguaglianza davanti alla legge.
Secondo Proudhon la prossima rivoluzione , che sarà economica e sociale ,segnerà la fine dell’epoca della religione dell’aristocrazia e della borghesia. Essa attuerà l’uguaglianza finale mediante l’equazione dell’uomo con l’umanità intera.
Per fare quest’ultimo passo l’umanità deve riprendere l’eterno conflitto tra l’uomo e Dio e risolverlo: infatti Dio è per il filosofo francese l’unico grande ostacolo al progresso umano e l’unica grande fonte di tutti gli assolutismi economici politici e religiosi.
Mentre Voltaire e Condorcet erano anticlericali ma deisti, Proudhon si vanta di essere radicalmente anti-teista.
Per il filosofo francese la vera virtù consiste nella lotta contro la religione e contro Dio stesso.
In quanto creatore provvidenziale ,secondo Proudhon, il Dio cristiano sottrae all’uomo la propria forza creatrice e la facoltà di prevedere.
Proudhon afferma che il primo dovere di ogni uomo intelligente e libero è di togliersi incessantemente dalla mente e dalla coscienza l’idea di Dio, dal momento che ogni progresso è una vittoria che colpisce la divinità.
Per Proudhon la divinità eterna e l’uomo finito ,sono radicalmente rivali in un conflitto inconciliabile il cui prezzo è il progresso nel dominio dell’universo mediante la previsione razionale.
Per Proudhon la divinità eterna e l’uomo finito sono radicalmente rivali in un conflitto inconciliabile il cui prezzo è il progresso nel dominio dell’universo mediante la previsione razionale.
Per Proudhon Dio è l’antagonista dell’uomo perciò è falso ricondurre con Feuerbach la teologia all’antropologia e divinizzare l’umanità.
Piuttosto si deve dimostrare che l’umanità nella sua essenza non è divina e che Dio nel caso che esista è il nemico dell’uomo.
Secondo Proudhon è privilegio dell’uomo possedere una ragione finita e previdente ed essere capace di profetizzare il proprio futuro senza la presenza di Dio.
Proudhon si dichiarò pronto a condurre a termine l’opera di Lucifero senza esigere da lui alcuna ricompensa. Proudhon prende la decisione radicale di riconoscere come suprema forza l’angelo caduto considerato un’ amico dell’umanità.
A dispetto della sua blasfemia dobbiamo dire che del suo radicale anti -teismo vi è molta retorica e molta esagerazione.
Proudhon riconobbe che l’antinomia tra Dio e l’uomo non può trovare una soluzione definitiva e da ciò nacque la sua profonda comprensione e sincera tristezza per la decadenza dell’occidente cristiano. E vent’anni più tardi analizzando ancora una volta la dissoluzione sociale spiegò nuovamente la crisi del XIX secolo con la decadenza dei fondamenti cristiani della nostra civiltà occidentale. Secondo il filosofo la civiltà si trovava in quel periodo storico in una fase critica per cui esisteva una sola analogia storica: la crisi provocata dal sorgere del cristianesimo.
Proudhon, mettere in evidenza che tutte le tradizioni erano consunte, la fede era scomparsa. Inoltre, il nuovo programma non era ancora pronto, cioè non era ancora penetrato nella coscienza delle masse.
Proudhon chiamava quella fase storica col termine di dissoluzione.
La dissoluzione è il momento più terribile nella vita delle società dal momento che tutto concorre a rattristare gli uomini di buona volontà: la prostituzione della coscienza, il trionfo della mediocrità, la confusione di verità e falsità, il tradimento dei principi e la viltà dei costumi.
Proudhon non si faceva alcuna illusione e non si aspettava di veder rinascere in breve tempo nella società la libertà, il rispetto delle leggi il pubblico decoro la ragionevolezza tra i borghesi e il buon senso tra il popolo.
Secondo Proudhon la fine della decadenza era ancora molto lontana ed inoltre essa non sarebbe diminuita nello spazio di una o due generazioni. Proudhon era convinto che il destino dell’umanità era di vedere soltanto il male e che si sarebbero verificate molte stragi che avrebbero causato tragici bagni di sangue . Pertanto, egli esortava gli uomini del suo tempo a rassegnarsi a sopportare questo tristissimo destino senza tormentarsi troppo. Proudhon chiedeva agli uomini del suo tempo di aiutarsi l’un l’altro nel limite delle loro possibilità esercitando la giustizia tutte le volte che se ne offriva l’occasione. Vogliamo mettere in evidenza che si avverte nelle parole di Proudhon una sconsolata disperazione quale può essere avvertita soltanto da un credente nel progresso non già da un cristiano eppure l’ideale del progresso umano ha ispirato la la lotta di Proudhon contro Dio e contro la provvidenza.
Documento inserito il: 25/08/2021
  • TAG: pierre joseph proudhon, anarchia, ateismo, filosofia, religione

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