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La storia in cammino verso la verità

Dopo la sconfitta nulla fece l'Italia in difesa di quelle terre, che oggi non sono più italiane, ma che noi ricordiamo perchè hanno fatto parte del patrimonio culturale e morale, terre che non possiamo dimenticare.
Insieme a loro certamente non possiamo dimenticare i nostri fratelli infoibati a migliaia, che hanno subito violenze ben più pesanti di quelle che avete appena visto [durante le celebrazioni della “Giornata della Memoria] nella ex Jugoslavia: soprattutto coloro che hanno avuto e che portano ancora sulla carne la violenza dell'esodo, non essendoci cosa peggiore che dover abbandonare la propria patria, essere costretti a lasciare le proprie case, i propri affetti, i propri morti, il proprio mondo per andare via, lontano. E ancora oggi, dopo oltre cinquantacinque anni dalla fine della guerra, e per molti, dopo oltre cinquant'anni dall'inizio di un esodo duro, non avere ancora un riconoscimento morale, un riconoscimento di giustizia nei confronti di questa violenza che, apparentemente, colpisce meno dell'infoibamento, ma che invece si trascina nella carne trasmettendola ai figli, ai nipoti e a tutte quelle generazioni successive che, non avendo giustizia, non potranno avere un rapporto di pacificazione con gli altri italiani.
Quindi, ben vengano le giornate della memoria se vogliamo ricordare i caduti e le vittime, ma allora ricordiamo tutto e ricordiamo tutti; non è possibile fare discriminazioni.
E questa Italia invece ci ha messo una pietra sopra e ha fatto scendere sul discorso delle Foibe e dell'esodo il silenzio dei vivi, che è peggiore del silenzio dei morti, mettendo una pietra sopra per nascondere una serie composita di falsità, di ipocrisie, di compromissioni, di tradimenti, tutto quello che ha impedito fino ad oggi di parlare liberamente, di far conoscere i fatti come sono realmente accaduti.
Molte volte incontro i giovani nelle scuole, nelle università e mi fanno una domanda: “Ma perchè non si è parlato fino ad oggi delle Foibe, perchè non conosciamo che cosa sono state le Foibe, perchè non sappiamo che oltre trecentomila nostri fratelli hanno dovuto abbandonare le proprie case, perchè non sappiamo che non sono stati trattati come gli albanesi o come gli altri che vengono da tutte le parti del mondo e che vengono ospitati nei centri di accoglienza, usufruendo di contributi, di sanatorie e stipendi e di tutto quello che serve, mentre invece i nostri fratelli sono stati messi nei depositi, nei campi di raccolta?”.
A queste domande occorre rispondere ed io vi risponderò facendo una ricostruzione storica di quello che è avvenuto, e da queste mie parole, voi capirete per qual motivo non se ne è parlato.
Cominciamo da lontano: 1940, inizia la seconda guerra mondiale (o per meglio dire la seconda guerra civile europea) che però possiamo schematizzare essenzialmente come “lotta del sangue contro l'oro”, perchè oggi noi verifichiamo che quella era la scelta obbligata - lo possiamo dire dopo cinquant'anni, dopo sessant'anni –, poichè in effetti, prevalendo l'oro, l'Europa è crollata. Prevalendo l'oro, prevalendo gli interessi, prevalendo l'Europa degli affari sull'Europa dei popoli, ci troviamo ad essere disgregati e in preda alle bizze del dollaro, dei produttori di petrolio, e vediamo quelle che sono le nostre realtà e non abbiamo più la forza morale perchè abbiamo dimenticato tutto: dimentichiamo anche i nostri martiri, tutto quello che è la nostra storia, e non abbiamo più la forza di reagire.
Attenzione! Senza questa forza non ritroveremo la nostra riconciliazione, saremo destinati come popolo a soccombere. Questo sarà il nostro destino: quando un popolo è debole gli altri lo schiacciano e arriveranno talmente in tanti nel nostro territorio che, praticamente, ci renderanno la vita impossibile.
Ma torniamo alla storia: dopo la prima guerra mondiale noi avevamo ricostituito i nostri confini: i confini sacri della patria, i confini naturali, quelli definiti anche da Dante, chiariti da sempre e comunque sanciti dalla presenza di una cultura veneta che per centinaia di anni era stata presente in quelle terre e, dopo il trattato di Campoformido del 1797, rispettata anche dall'Impero Austro-Ungarico; d'altronde anche le pietre, anche i monumenti dicono che quella era una zona italiana e quindi, dopo la prima guerra mondiale , viene ristabilito il confine naturale della nostra patria. A questo punto parliamo della seconda guerra mondiale.
Nel '41 noi ci troviamo ad entrare in guerra contro la Jugoslavia. Questo oggi ci viene addebitato da falsi storici – quelli che sono i negazionisti della storia, non i revisionisti –, come un atto di accusa in conseguenza del quale sono state usate le Foibe, in conseguenza del quale sono stati uccisi gli italiani e altri italiani sono stati scacciati da quelle terre italiane.
E' un falso: chi ha i capelli bianchi sa come sono andate le cose.
Noi non abbiamo aggredito la Jugoslavia; noi abbiamo fatto un'operazione (come tante ce ne sono state dal '45 in poi) di polizia nei confronti di un alleato (perchè fino al febbraio del 1941 il regno di Jugoslavia era alleato dell'Asse, salvo poi cambiare schieramento) che aveva tradito un patto precedentemente sottoscritto. La Jugoslavia venne quindi occupata militarmente, in breve tempo, senza grandi combattimenti, da quelle potenze dell'Asse che dovevano portare la guerra contro la Russia: quello si che era un atto di attacco, una scelta di campo tra la cultura di Roma e d'Europa e la cultura di Mosca e del comunismo internazionalista. Quindi noi occupiamo la Jugoslavia, ma in Istria e nella Dalmazia non succede niente: i cittadini italiani continuano a convivere, dove c'erano, – sottolineiamo: c'erano delle minoranze di lingua croata, slovena e slava – con le minoranze di popolazioni slave.
E per capire quello che è successo in Istria, in termini numerici io mi rifaccio a quello che è l'ultimo censimento che non può essere messo in dubbio, quello fatto dall'impero Austro-Ungarico nel 1911, che certificava che nell'Istria vi erano circa 390 mila abitanti di lingua italiana e poi c'era una minoranza di lingua slava. Oggi – per farvi capire com'è l'attuale situazione demografica – in Istria vivono appena 30 mila abitanti di lingua italiana e il resto sono di lingua slava. Quindi qualcosa è successo.
E' successo che c'è stata una “pulizia etnica” e un genocidio nei confronti della popolazione italiana.
Le popolazioni continuano a convivere nonostante nella Jugoslavia ci siano delle forme di resistenza; è chiaro che ci sono, sono forme nazionalistiche: l'occupazione italiana e tedesca poteva non essere vista di buon occhio dagli slavi e riconosco il loro diritto di combatterci.
Per l'Istria e la Dalmazia i problemi iniziano con l'8 settembre del '43, gli stessi problemi che si riscontrano anche nella Venezia Giulia: noi oggi vediamo la provincia di Gorizia e non sappiamo che la provincia di Gorizia è un terzo di quello che era ; noi vediamo la provincia di Venezia e non sappiamo che non c'è più niente; vediamo Trieste, ma non c'è più niente della provincia di Trieste se non la città di Trieste. Quando si parla di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, dobbiamo comprendere che queste province sono state completamente depauperate del territorio e degli abitanti.
Dunque i problemi iniziano con l'otto settembre. Perchè l'otto settembre? Per coloro che ci si sono trovati in mezzo, l'otto settembre rappresenta una data lacerante, una data di scelta, una data di dolore, ma anche una data di riscatto o tentativo di riscatto, e comunque una data ben precisa, che scandisce due periodi.
Debbo spiegarlo per coloro che sono venuti dopo, per i giovani, per le nuove generazioni; pensate che quelli che sono nati dopo la guerra oggi hanno 56 anni, quindi considerate quante generazioni ci sono in questa fascia di popolo italiano che non hanno saputo e non possono sapere, perchè la verità è falsata nella comprensione degli episodi.
Allora mi spiego: l'otto settembre è stato un momento difficile in cui ebbe inizio il dramma per l'Istria, la Dalmazia e la Venezia Giulia; chi l'ha vissuto ha individuato quella comunicazione nell'8 settembre , perchè quello è il giorno in cui c'è stata la comunicazione, ma il falso storico, che non è stato abbastanza chiarito in Italia, è che l'armistizio non è stato stipulato l'otto settembre, ma è stato siglato il 3 settembre del '43. Questo oggi si legge ben chiaramente andando a consultare gli atti nell'Archivio di Stato, e consultando tutti i documenti, non solo quelli che ci hanno fatto vedere.
Naturalmente gli slavi, quelli che facevano la resistenza, lo seppero prima, perchè erano alleati degli inglesi e mentre noi non sapevamo niente, mentre i nostri soldati e i nostri cittadini non sapevano niente, gli slavi hanno detto: “Benissimo, ci prepariamo a invadere l'Istria, ci prepariamo ad andare verso il mare”. Perchè? Perchè l'ambizione – Voi qui state lontani – degli slavi, dei popoli barbari, è quella di arrivare al mare, di arrivare al sole, e c'è sempre stata una spinta verso quei territori. Quindi la loro spinta era quella e si prepararono così quei quindici-venti giorni, quei quindici-venti giorni che furono fatali.
Non è vero - altro falso storico - che le nostre gerarchie militari, che i nostri governanti, non sapevano e che pertanto non potevano prendere provvedimenti; invece rimasero davanti a questa situazione attoniti e scapparono o si resero latitanti. Non è vero che non sapevano!
Pensate che dopo il 25 luglio del 1943 i tedeschi, che stupidi non erano, e che intendevano portare avanti la loro guerra per vincerla, cominciarono a far affluire in Italia una serie di truppe e di armamenti tali da poter mantenere il controllo del territorio. Pensate che nell'Archivio di Stato di Roma, l'Archivio Centrale dello Stato, vi sono quattro voluminosi faldoni, dove sono raccolte tutte le segnalazioni dei carabinieri, della guardia alla frontiera, della questura, che dicono “...guardate che oggi sono passati 300 soldati tedeschi con quattro camion a Postumia...”, “...sono entrati da Tarvisio 1500 uomini...”, “...sono entrate queste formazioni...”. Non è vero che non sapevano!
Non è vero che non sapevano che, per esempio, alcune centinaia di soldati tedeschi erano stati mandati intorno alla base di Pola, dove c'erano migliaia di italiani che non sapevano nulla e che poi, l'otto settembre furono catturati da poche centinaia di tedeschi. Quindi non sono vere tante menzogne che servono a coprire certe responsabilità in quelle giornate della memoria; poi ci dovrebbero spiegare: chi era il responsabile degli ottocentomila militari italiani che furono catturati e inviati nei campi di concentramento, dai quali quarantamila di essi non tornarono. Gli altri che si salvarono lo debbono unicamente alla Repubblica Sociale Italiana che li fece trasformare in “internati”; perchè altrimenti la metà non sarebbero tornati. Di chi è quella responsabilità, di qualcuno sarà: di chi non ha avvertito, di chi non ha fatto fare scelte coscienti, di chi ha nascosto le conseguenze che sarebbero scaturite da certe scelte.
Certo, per chi stava in divisa, per chi era giovane, l'8 settembre rappresentò un momento drammatico, il momento della scelta, il momento del dolore, o anche il momento della rivincita. E pensate, in tutta la seconda guerra mondiale fu un momento di grande dolore, ma fu anche un momento da ricordare positivamente, non per i risultati che ha dato, ma per quello che il popolo italiano ha saputo dare dopo quella data, nonostante tutto.
Pensate che nella seconda guerra mondiale, se escludiamo la prima parte, quella fino all'8 settembre, a parte quello che fu l'entusiastica adesione dei giovani fascisti, la marcia della gioventù e tutti quegli atti di consenso, i volontari furono quarantamila, anzi, più di quarantamila.
Dopo l'otto settembre, 700 mila volontari aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, comprese le eroiche Ausiliarie.
Se vogliamo essere onesti in tutto ci furono circa 50 mila combattenti che andarono coi partigiani, e quindi anche quello fu un momento di volontarietà, di scelta diversa, su cui si può scrivere una storia glorificatrice o dare un giudizio negativo; negativo perchè combattevano contro i nostri interessi e addirittura in Istria, in Dalmazia e in Friuli Venezia Giulia si allearono agli slavi per cedere il nostro territorio, non solamente quello che abbiamo ceduto, ma addirittura il nostro territorio fino al Tagliamento, quindi anche tutto l'intero Friuli. E pertanto potremo dare un giudizio anche sulla loro scelta volontaristica; ma anche questa scelta fu una reazione all'otto settembre, che noi, anche per ciò, dobbiamo ricordare come data negativa, ma pure come data positiva, per ben altri motivi, come già spiegato.
Ma, purtroppo, per l'Istria e la Dalmazia fu la fine, infatti la guerra non era mai arrivata da quelle parti, non c'erano stati bombardamenti, scontri, rappresaglie, uccisioni indiscriminate e via dicendo La gente viveva con le restrizioni della guerra, con la tessera, cercando di sopravvivere in un'economia disastrata, come può essere quella di una guerra. Certo, ogni tanto arrivavano notizie deludenti dai bollettini o, ancora più traumatizzanti, le comunicazioni che era morto un parente, che era disperso in Russia, che era caduto in Albania, che era andato in Africa e non sarebbe più tornato, che era stato preso prigioniero.
Però queste erano le notizie della guerra, ma la guerra guerreggiata sul territorio non c'era; ci arrivò subito dopo l'otto settembre.
Con il 9 settembre cominciarono a entrare gli eserciti stranieri e i nostri soldati, che non lo sapevano, non seppero cosa fare e quindi, nelle città furono catturati dai tedeschi, mentre i paesi divennero preda dei partigiani slavi e dei partigiani comunisti italiani loro complici.
Queste sono cose, che poi hanno impedito di conoscere la verità: infatti, alcuni, per il sogno del comunismo internazionale, avevano venduto la loro anima di italiani a un disegno perverso: quello di vendere i propri fratelli e la propria terra agli altri affinchè si ingrandisse il territorio della repubblica comunista jugoslava.
C'era il disegno nazionalistico degli slavi di conquistare un territorio ricco, che aveva una sua forte potenzialità e che era interessante anche per i fattori ambientali.
Quindi mentre nelle città, mentre a Trieste, a Pola, a Fiume ci fu semplicemente l'occupazione tedesca e la conquista tedesca di quel territorio, nei paesi i partigiani titini cominciarono ad andar nelle case a prelevare centinaia e centinaia di italiani portandoli via!
La domanda che sorge spontanea è: dove li portarono? Cercherò di spiegare in modo semplice le tragedie delle Foibe. Li portarono ai bordi di questi crepacci naturali, di questi imbuti che si sprofondano nella terra, per cento o centoventi metri, pensate quindi ad un palazzo di quaranta piani che si sprofonda nelle voragini, alla morte che viene inflitta, ma quella morte era una liberazione. Perchè? Perchè le donne venivano denudate e seviziate, mentre gli uomini, legati con il filo di ferro stretto con le pinze che lacerava loro le carni, venivano torturati e spesso venivano cavati loro gli occhi. Il povero Don Tarticchio – un sacerdote ucciso perchè non volle rinnegare la sua fede, un martire di cui aspettiamo ancora che la Chiesa Cattolica riconosca la beatificazione – fu evirato, gli furono messi gli organi in bocca, fu incoronato con le spine, e con ogni sfregio all'abito talare, gettato nella foiba. La povera Norma Cossetto fu violentata da diciassette aguzzini, che poi le martoriarono i seni ed il sesso. Infine inchiodata ad una porta, la buttarono così, ancora viva nella Foiba, e così fu trovata.
Una Foiba... scusatemi, ma dobbiamo fare ancora una riflessione: esistono tuttora “storici” negazionisti: basta prendere internet per leggere che io le Foibe me le sono inventate, che io sono una specie di criminale, hanno fatto addirittura un sito “anti Pirina”, mettono i manifesti in giro, mi hanno fatto degli attentati, minacce di morte, mi hanno fatto di tutto. Perchè la verità fa male. Ebbene, chi è dell'Istria e della Dalmazia sa che questi fatti sono veri: pensate che il Presidente della Repubblica Croata, Mesic, ha deciso che sulla Foiba da dove è stata estratta la salma di Norma Cossetto, verrà posto un monumento a tutte le vittime delle foibe, perchè dice: “Noi non abbiamo fatto ciò; lo avranno fatto i nostri padri, i nostri nonni. Noi vogliamo entrare in Europa puliti ed erigiamo un monumento, perchè li sono state tirate fuori ottanta persone, non soltanto a memoria di questa Foiba, ma a memoria di tutte le altre Foibe”.
E invece il nostro Stato lascia l'unica Foiba monumento nazionale che è sul territorio italiano, la Foiba di Basovizza, in uno stato pietoso e vergognoso. Quando porto i giovani a vederela restano allibiti. Essi vengono da Trieste, ma le scuole li portano alla Risiera e a Basovizza.
Alla Risiera ci vanno da soli, perchè ogni volta che sono andato alla Risiera mi si è girato lo stomaco; infatti ci sono talmente tanti falsi storici che mi vergogno a pensare che uno non abbia l'intelligenza di capire che le cose che ci fanno vedere, non esistevano in quei termini; non esistevano perchè sono state rifatte e si capisce che non esistevano perchè è stata creata un'atmosfera distorcente: addirittura se voi andate a vedere la Risiera vedrete i libretti che hanno pubblicato, entrerete in un luogo mistificante, sembra di entrare in una chiesa, ci sono valletti con la divisa blu, musiche e depliant gratis a tutti, accompagnatori e tutto quello che c'è alla grande, senza risparmio, e poi inizia la visita. A questo punto si prende il depliant e siccome siamo delle persone (tutti siamo nella capacità di saper leggere e scrivere), leggiamo, andiamo a vedere: ci sono le celle; le hanno conservate bene...”guarda ci sono i graffiti, nelle celle, di quelli che hanno scritto sul muro come quando allo Spielberg, Silvio Pellico scriveva: “sono qui, mi stanno portando via”...”. Poi andate a vedere queste celle come sono fatte: sette in tutto, chiuse dentro uno stanzone, rifatte come scatolette; le aprite per andare a vedere e scoprite che non c'è più nessun graffito. I giovani domandano “Ma dove sono i graffiti?” “Li abbiamo ripuliti!” “Ma come? Avete ripulito una cosa storica!” Poi uno va avanti e legge “Venivano uccisi con questa mazza...” (c'è una foto della mazza) e i giovani “Dov'è la mazza?”. “Eh, l'hanno rubata qualche anno fa!” e avanti così.
Dopo di che i giovani vengono su a Basovizza e vedono una immensa lapide in un posto desolato con l'erba alta quaranta centimetri, con i pullman che non possono passare perchè la strada è tanto stretta e gli alberi non vengono potati apposta per non far passare i pullman. Allora i ragazzi mi chiedono “Ma ci sono dei morti di serie A e dei morti di serie B? Perchè non riusciamo a capire che cosa succede! Perchè giù c'è tutto e in questo luogo che pure riguarda un monumento nazionale, invece non c'è nulla!”.
Ma torniamo al discorso delle Foibe, come vi ho detto, centinaia di uomini e di donne, dopo inaudite torture, furono trascinati sul bordo di queste Foibe e scaraventati giù. Questa fu la prima mattanza che durò circa un mese, fino a quando i tedeschi non decisero che quel territorio doveva essere commissariato, si chiamò infatti “Zona di Operazioni Litorale Adriatico”. Infatti era importante per loro controllare quel territorio perchè di li passavano le vie di rifornimento e di comunicazione che permettevano a loro di avere ancora delle materie prime per continuare la guerra, dal loro punto di vista legittima.
Quindi dopo venti giorni i tedeschi occuparono il territorio, e ristabilirono una certa tranquillità. Per i cittadini ci fu sempre qualche attentato, qualche sparizione notturna, ma tutto sommato, non ci furono più infoibamenti; i tedeschi cioè, come dissero loro, “pastorizzarono” il territorio e tutto rimase tranquillo.
Tutto rimase tranquillo fino alla fine della guerra, ma nel frattempo i nostri cari compagni, hanno messo la pietra tombale del silenzio dei vivi su queste faccende per nascondere i loro fallimenti. E fallirono fortunatamente anche nell'esecuzione di questa operazione nefanda, che doveva essere conclusa con più spropositati risultati, perchè non dovevano andarci di mezzo solo i 350 mila istriani, ma anche 1,2 milioni di friulani: questo era il programma. Tanto è vero che il Friuli doveva diventare la settima repubblica federativa jugoslava. Udine nelle loro carte, (carte che io ho preso e copiato nell'archivio di Lubiana), si chiama Viden, Cividale Cedan, Gemona Gledin, avevano fatto tutto, anche le carte geografiche.
Ebbene dal novembre del 1944 i garibaldini aderirono al “Nono Corpus” sloveno: vi aderirono pariteticamente perchè in questo nuovo IX Corpus sloveno – quello che poi fu responsabile dei massacri di tanti italiani – c'erano due comandanti militari: uno era sloveno e uno era Fantini, nome di battaglia “Sasso”, c'erano due commissari politici uno era Josco, sloveno, e uno era Giovanni Padovan, “Vanni”, ancora vivente, condannato e poi amnistiato anche per la strage di Porzus, come organizzatore e mandante della strage.
Questi sono i personaggi che hanno messo le pietre tombali affinchè queste vergogne restassero sepolte.
Dal novembre del '44 essi iniziarono a preparare le liste di proscrizione, cioè gli elenchi di tutti quelli che dovevano essere portati via, tutti quelli che dovevano essere eliminati. Giovanni Padovan scrive, e io lo riporto sui miei libri tra virgolette per non essere querelato o denunciato, che “in fine dei conti questa operazione fu portata avanti dall'OZNA”, che era la polizia segreta e l'organizzazione che si occupava della repressione di tutti gli avversari al piano di annessione.
Di liste di proscrizione ogni città aveva la sua, noi abbiamo trovato quelle di Gorizia che ha un lapidario che ricorda che questi 150 cittadini furono portati via tra il due e il tre marzo e a casa non sono più tornati; ci sono diverse Foibe intorno a Gorizia e oltre, dove possono essere finiti.
Prepararono novecento nomi a Gorizia e noi le abbiamo queste liste. In testa a tali liste non misero i fascisti, perchè quelli sarebbero andati a prenderli con calma, ma bensì gli esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale, come Olivi e Sverzutti. Li catturarono e li uccisero. Poi misero i partigiani della Osoppo, la polizia, i carabinieri e i finanzieri. Quando vi parlo di queste tre categorie, ne parlo in particolare qui a Napoli, perchè il 70% di quei carabinieri, di quei finanzieri e di quei poliziotti erano originari di questa terra (la Campania ndr) e sono finiti infoibati. Il problema delle foibe riguarda infatti anche questa regione che ha dato circa, se vi devo dare una cifra, dai novecento ai mille uomini in quella mattanza. Io mi auguro che ci sia un'amministrazione che quanto prima ricordi che Napoli e la Campania hanno pagato un tributo alle Foibe con il sangue dei servitori della patria. Ve lo dico perchè tutti dimenticano, pensano che siano venuti tutti quanti “da chi o cosa”, ci sono gli istriani, ci sono i giuliani, ci sono i dalmati, ci sono i friulani, ma ci sono anche combattenti della RSI di origine meridionale e ci sono quelli che facevano i poliziotti, i carabinieri, che molte volte servivano la patria perchè quello era l'unico lavoro che potevano avere, ma lo espletavano degnamente, anche se c'era stato un obbligo nella scelta. Essi non sono ricordati come dovrebbero essere, ma dovremmo ricordarli!
Se verrò, se mi chiamerete in un'università, stileremo un documento da far approvare dagli universitari in memoria di tutti i nomi, vi porto tutti i nomi in un cd-rom, per ricordare tutti i martiri della Campania morti nelle Foibe, con nomi e cognomi, grado e corpo di appartenenza. Io li ho già consegnati tutti, quelli dei carabinieri, dei finanzieri e della polizia nel famoso processo che si sta svolgendo, dove, pensate, vergogna delle vergogne, ma merito della persona che me l'ha chiesto, l'avvocato che rappresenta l'avvocatura dello Stato mi ha chiesto di dargli i documenti perchè loro non li hanno in archivio. Però io ringrazio quell'avvocato che mi ha chiesto questa documentazione.
Ma pensate in che situazione siamo, non ne sanno nemmeno i nomi, né dove sono morti, né se sono morti. Nessuno ne sa più niente, pensate alle famiglie dei Caduti.
Io sono in contattato con una persona di Avellino che mi scrive sempre e mi dice “...se sa qualcosa di mio fratello, nessuno ci ha detto niente, nemmeno che è morto! Non sappiamo niente! Io non so dov'è sepolto, non so in quale Foiba è finito, non so in quale fossa comune l'hanno fatto scomparire”.
Prepararono queste liste e quando fu il momento, quando arrivò maggio, perchè qui in Friuli, la guerra finì l'otto maggio e non il 25 aprile iniziarono le soppressioni.
E poi un'altra domanda che mi piace sempre porre quando faccio queste mie conferenze, chiedere a quelli che non parlano di queste cose, che cosa festeggiano il 25 aprile? “Ma la guerra l'abbiamo vinta o l'abbiamo persa?”
E' la domanda che faccio sempre, anche quando vado in televisione, perchè vorrei sapere chi festeggia e che cosa festeggia, cioè, se festeggiano la vittoria dei partigiani è una cosa, ma non c'entra niente con la seconda guerra mondiale, perchè noi la guerra, la seconda guerra mondiale l'abbiamo persa, chiaro? Persa!
Siamo stati trattati nel diktat di Parigi del 10 febbraio 1947 non come quelli che hanno fatto i portatori d'acqua, che hanno partecipato, ci hanno trattato come degli scendiletto, ci hanno levato tutto quello che ci potevano levare: le colonie, i territori dell'Istria, la Dalmazia, tutto quello che potevano toglierci ce l'hanno tolto e inoltre ci hanno imposto delle condizioni che ancora oggi paghiamo.
Io, che vivo a Pordenone, devo sopportare giorno e notte gli americani che vivono lì con i loro sistemi, con gli aerei che passano a bassa quota, con le loro prepotenze, con gli ubriachi che, vanno in giro a sfasciare le vetrine o a combinarne di tutti i colori, che ci hanno portato la droga, che ci hanno portato la prostituzione, che ci hanno portato una serie di cose che sono quelle che ci han dato loro quando sono arrivati ai primi di maggio.
Tornando all'argomento principale c'era una struttura di Stato che era rappresentata da Tito, Kardelj, che era ministro degli esteri e che praticamente aveva deciso che questo territorio doveva essere pulito, etnicamente pulito, e Gilas, che era il braccio destro di Tito, ma che poi scrisse (dato che Tito lo spedì in galera perchè non andavano più d'accordo) come questa operazione fu decisa al vertice. E quando nel '44 si decise questa operazione, l'OZNA, la polizia segreta, quella delle aggressioni, era lo strumento principale che però non poteva operare come tale e a tale scopo vennero create, le “guardie del popolo”, un'organizzazione formata al 50 per cento da slavi e al 50 per cento da italiani.
Il 50 per cento di italiani! Dobbiamo dare merito al compianto senatore Pisanò di aver avuto il coraggio di scrivere tutti e quattrocento i nomi delle guardie del popolo che operavano a Trieste in un libro che scrisse molti anni fa. Il 70/80 per cento erano italiani, furono loro ad andare a prendere i loro fratelli; furono loro a portare via la gente, perchè io conosco gli slavi, so quali sono i loro metodi, ma so anche quali erano i loro difetti, i loro impedimenti: quelli che venivano dall'interno non sapevano leggere e scrivere, i serbi addirittura scrivevano con il cirillico.
Quindi immaginate ad andare a prendere Rossi Mario in via Giuseppe Mazzini al quarto piano, interno 3, uno che non sa né leggere né scrivere e non conosce la città come potrebbe sbrigarsela da solo; e infatti tutti i testimoni dicono “c'era uno slavo col fucile e gli altri che venivano ad accompagnarlo: eccolo qui, prendi questo “. E portarono via migliaia di persone. E questa fu un'organizzazione fatta in grande stile.
Ecco io l'ho definita genocidio; però, sentiamo parlare di olocausto, ma l'olocausto e il genocidio non sono fatti dal numero, sono fatti dal concetto, perchè io posso uccidere 10 mila persone o 10 milioni di persone con lo stesso principio morale. Ebbene, ad un certo momento decisero di pulire etnicamente, di far scomparire un'intera popolazione, perchè su 390 mila italiani che c'erano ne sono rimasti soltanto 30 mila. Facciamo i conti: 10/12 mila sono finiti in Foiba, 350 mila costretti all'Esodo, ed ecco “contabilizzata” la differenza!
Una popolazione è stata punita. Andate ad esempio in un'italianissima Parenzo, dove c'è la basilica con i mosaici bizantini che sono ancor più belli di quelli di Ravenna, andateli a vedere, una bellissima testimonianza del sacro Romano Impero. Ebbene, a Parenzo gli italiani rimasti saranno forse 200-300 e troviamo le pasticcerie dove ci sono i montenegrini e altra gente strana che non sappiamo di che razza siano e di che cosa parlino. Questo è successo: una pulizia etnica totale del territorio, pensate una Parenzo dove addirittura c'erano le strade dei romani, costruite dai romani e che ci sono ancora.
Loro non capiscono dove vivono.
C'è la “Lega di Pola”. “A Pola siamo italiani.” hanno provato a dire quella specie di collaborazionisti italiani che sono rimasti lì.
Io, lo dico sempre, non ho nessuna pietà per i rimasti, perchè (salvo qualche povero vecchio che non è potuto andar via perchè non aveva i soldi o perchè aveva paura), gli altri erano consenzienti, avevano scelto di stare con gli slavi, avevano collaborato per profittare della situazione e ampliare le loro proprietà; per uccidere e prendere il posto degli altri che andavano via.
Ebbene, pensate, oggi le professoresse che gestiscono le scuole o gli istituti “italiani”, tra virgolette, chiedono sempre miliardi. Io che ho incarichi anche amministrativi in regione [Friuli-Venezia Giulia, ndr], sono stato interpellato per dei finanziamenti, ma poi, quando mi hanno portato a vedere gli scavi e mi hanno detto che quei reperti archeologici “sono di una cultura istro-croata” ebbene, ho detto: “Gentili signori, qui ci sono dei capitelli romani e i croati e gli istro-croati sono arrivati qui nell'ottocento-novecento dopo Cristo, ci sono i documenti; sono arrivati con i barbari, addirittura dopo i barbari. E voi non potete portarmi a vedere gli scavi e insistere che sono roba vostra e poi chiedermi anche i soldi perchè andate a fare le spiegazioni in italiano, perchè dite che siete vissuti da italiani e venite a chiedermi i soldi per queste falsità, per poi leggere dei libri che portano le note (seminascoste per avere i caratteri piccoli) dove c'è scritto che finalmente, pensate, dopo l'oppressione romana, dopo l'oppressione di Venezia, dopo l'oppressione dell'Austria, finalmente il popolo croato riacquistò la libertà.
Allora signori questi nostri presidenti di associazione, questi nostri ministri, molto ignoranti, che vanno di là a dire “i nostri fratelli italiani, quanti miliardi...li dobbiamo mantenere in vita... voi siete i nostri rappresentanti”.
No non sono i nostri rappresentanti! Non sono affatto i nostri rappresentanti!
Vi porto l'esempio di una povera bambina di allora: gli uccisero il padre. Il padre era un carabiniere campano, aveva sposato un'istriana; li hanno presi tutti e due e li hanno infoibati. La bambina aveva sei anni, solo sei anni e siccome nella vita non tutti sono cattivi, dei croati bravi la presero con loro e la allevarono e si è sposata – io l'ho conosciuta sei sette anni fa –. Quando è arrivata a sessant'anni ha pensato che, siccome i croati e gli sloveni avevano diritto alla pensione, anche lei, italiana, avrebbe avuto diritto ad una pensione.
Questa signora venne da me per domandarmi come fare per compilare questa domanda, diceva: “io sono italiana, mi hanno conservato la cittadinanza”. Perfetto, era stabilito però che la bambina a sei anni, sette anni quando fu il momento, no a nove anni nel '47, doveva come tutti gli italiani esercitare il diritto di opzione e se non l'avesse esercitato ci doveva essere, il riconoscimento della sua italianità da parte di quelli che rappresentavano ufficialmente gli italiani in Croazia per avere il diritto alla pensione. Ebbene, mentre a coloro che avevano fatto i partigiani contro di noi, mentre agli italiani che avevano prelevato altri italiani, mentre agli italiani che avevano gettato nelle Foibe altri italiani è stato dato questo riconoscimento di cittadinanza italiana per mezzo del quale hanno percepito la pensione, quella povera signora che ha avuto entrambi i genitori infoibati non ha potuto ottenere uno straccio di contributo.
Queste pensioni agli infoibatori costano allo Stato 3,2 miliardi di lire all'anno, tanto per capirsi, perchè si parla di manovrine, ma ci sono 35 mila pensioni in questo momento. Le hanno percepite sotto la dichiarazione di aver combattuto contro di noi, quindi la guerra di resistenza contro di noi, cioè hanno infoibato, prelevato e fatto ogni terribile cosa.
Per questo hanno percepito 50 milioni di lire di arretrati (ciascuno), e prendono 700 mila lire al mese. Tenendo conto che in Croazia lo stipendio attuale di un professore è di 400 mila lire scarse – perchè c'è stata una recente svalutazione – essi prendono ua pensione doppia dello stipendio di un professore.
Pensate che c'è stata poi una certa signora, che ha fatto da staffetta partigiana, una tale onorevole Tina Anselmi che ha firmato una circolare molti anni fa, una ventina di anni fa, nella quale ha detto “ma perchè non concedere a questi poverini che percepiscono la pensione una reversibilità diversa?”
Ora, tutti gli italiani che percepiscono una pensione di reversibilità, ricevono soltanto una parte della pensione che percepiva il congiunto scomparso; il giorno che io non ci sarò più mia moglie percepirà il 60 per cento della mia pensione; loro no, loro percepiscono il 100 per cento, quindi sono privilegiati, sono 35 mila pensioni privilegiate al 100 per cento di reversibilità, tra essi ci sono molti infoibatori. Se qualcuno vuole i nomi, posso fornire i nomi e i cognomi degli infoibatori, o delle mogli che oggi percepiscono la reversibilità del 100 per cento.
Queste vergogne hanno impedito che si parlasse delle foibe e degli esuli.
E poi ancora una grossa vergogna: la sparizione di 150 mila esuli, perchè c'è stato anche questo, li hanno fatti anche sparire.
Quegli esuli che sono venuti in Italia, siccome non trovavano posto, non trovavano occupazione e non avevano alcuna previdenza (come invece abbiamo visto hanno ottenuto questi massacratori), li hanno costretti ad andare presso associazioni internazionali come la LIO, che dicevano “venite con noi, vi troveremo un posto in Australia, negli Stati Uniti, in Canada, ma dovete firmare una letterina per diventare apolidi, non sarete più italiani”. Sicchè, queste persone si trovano oggi a rimpiangere, a ricordare la loro terra e a non percepire le pensioni che percepiscono invece quegli sloveni e croati che hanno conservato l'italianità “presunta” anche se hanno combattuto contro di noi, commettendo efferati crimini di guerra.
Una lunga serie di ingiustizie: soltanto con la LIO, ne furono mandati via circa 50 mila. Spariti: oggi sono cittadini canadesi, australiani; ma ciò non corrisponde alla realtà, essi sono nostri fratelli che sono stati costretti a firmare pur di andare a lavorare, pur di dare da mangiare ai figli.
Quante falsità impediscono che la verità venga a galla.
Perciò è importante che voi oggi siate venuti qui, a questo convegno, poichè diventerete messaggeri nel mondo esterno di queste verità....
Invochiamo giustizia per questi uomini, per queste donne, giustizia che non è quella solamente dei tribunali, perchè a noi non ce ne importa assolutamente che un vecchio partigiano di 80, 90 o 95 anni vada in catene in carcere: questa non è giustizia è vendetta!
Noi vogliamo che quelle persone vengano condannate, che vengano tolte le pensioni a coloro che le godono; che la condanna sia una condanna morale e pubblica, determinata appunto da questi fatti, è inutile che noi condanniamo una persona al carcere e poi continuiamo a pagare la pensione a delle persone che ne hanno fatte di tutti i colori.
Quel partigiano che ha arrestato Olivi e Sverzutti a Gorizia, membri del Comitato di Liberazione Nazionale, va tutti i mesi a percepire la sua pensione in dollari, infatti i croati noi li paghiamo in dollari e non in lire, perchè la lira si svaluta, in dollari! Capito? In dollari!!
Queste sono vergogne; bisogna dirle queste cose, bisogna che la gente sappia perchè non si è parlato delle foibe e degli esuli. Perchè ci sono troppe vergogne, troppe assurdità che sono state commesse per pagare i partigiani comunisti, per pagare il loro silenzio e le loro compromissioni.
Bisogna avere il coraggio di dirlo, bisogna che voi diventiate come dei piccoli apostoli che andando in giro facciano sapere che molti italiani hanno subito questa violenza, che c'è stata e che c'è questa ingiustizia, addirittura nel riconoscere che meno se ne parla e meglio è, che ogni volta che se ne parla sembra quasi che si faccia una riunione di cospiratori.
Io apprezzo che ci siano dei poliziotti, dei carabinieri che ci controllano, che ci proteggono, ma vi rendete conto che stiamo parlando di cose di cui è nostro diritto parlare, perchè siamo cittadini di uno Stato in cui crediamo, in memoria anche di quelli che sono morti per questo Stato e per impedire quella situazione che si stava determinando.
Voglio ricordarvi qui, non solamente i carabinieri, i poliziotti, i finanzieri che, come ho detto, erano per il 70% di questa regione e quando tornerò all'università porterò i nomi in cd-rom, in maniera che vengano consegnati alla storia di questa regione e di questa città, ma voglio ricordare anche quei reparti della Repubblica Sociale Italiana che si immolarono per la difesa dei confini d'Italia: i bersaglieri del battaglione “Mussolini”, che non solo morirono a difesa della provincia di Gorizia, ma che subirono una tremenda deportazione nel campo di Borovnica.
Si parla tanto di campi di concentramento, allora si parli anche degli altri campi di concentramento Borovnica, Aidussina, Idria... ve ne potrei elencare tanti...Lepoglava... e anche quei “ridenti” posti che vengono nominati, che entrano nella nostra storia di tutti i giorni per manifestazioni sportive.
Pensate se io vi dicessi qui o scrivessi su un giornale “c'è una corsa ciclistica nella ridente località di Mauthausen” gli ebrei insorgerebbero, denunce penali, insulto gravissimo, mobilitazione di piazze, sindacati, come minimo mi arresterebbero! E invece la televisione di stato ogni volta che si collega con Maribor dove c'è stato un campo di concentramento che è stato aperto fino al 1949 e c'è stata dentro la Codan, la Mafalda Codan che è stata presa vicino a Parenzo, dopo che gli avevano ucciso sei o sette famigliari infoibati e tenuta fino al '49 e, fortunatamente per lei, scambiata con una delle spie perchè altrimenti sarebbe morta di stenti in quel campo come gli altri mille prigionieri. Ebbene quando si collegano con Maribor per fare la discesa mondiale sapete cosa dicono? “...ci colleghiamo con la ridente località di Maribor”; ma lì, nella “ridente località” sono morti mille italiani, hanno sofferto le pene più feroci in quel campo di annientamento, molto diverse e molto più crudeli di quanto non si possa mai credere.
Voglio ricordarvi i bersaglieri del “Mussolini” che venivano appesi sotto le ascelle con del filo di ferro, era la tortura del palo: messi appena ad un centimetro dal suolo, quando il filo di ferro entrava nella carne viva la tortura aveva fine, ma durava tutto un giorno o anche due.
Immaginate, qual'era la situazione, immaginate quali e quante malattie, immaginate le morti atroci, immaginate tutto quello che è in realtà successo in tutti quei lunghi anni; perchè fino la febbraio del '50 questi campi sono rimasti aperti.
I Martiri italiani non sono finiti soltanto nelle Foibe, ma sono finiti anche in questi campi di sterminio aperti fino al febbraio del '50. Al confronto potrebbero considerarsi meno disgraziati quelli massacrati nelle Foibe. Dentro questi campi ci sono finiti i finanzieri che erano di servizio a Trieste, quei finanzieri che per il 70% erano di questa città e di questa regione [Napoli e la Campania ndr] e che nessuno ricorda. A Trieste fortunatamente, adesso hanno innalzato un monumento con tutti i nomi dei Caduti. Almeno sono ricordati a Trieste.
Dobbiamo ricordare, oltre ai bersaglieri del battaglione “Mussolini”, gli alpini del “Tagliamento”, la Milizia di Difesa Territoriale, la Guardia Nazionale Repubblicana, la Decima MAS, che fidandosi di un accordo che c'era stato per uno sbarco (presunto) da parte di reparti del regno del sud, tra cui il battaglione “San Marco”, per salvare quelle terre rimaste italiane intorno a Fiume, sull'isola di Brioni, davanti a Pola, furono catturati e ammazzati tutti.
A Pola poi, li misero in circolo, ci posero una bomba in mezzo e la fecero saltare. Così morirono i nostri della Decima MAS, credendo e sperando fino all'ultimo che da quel mare, che loro avevano sorvegliato, arrivasse la salvezza per quelle terre.
E allora ricordiamoli tutti, tutti insieme, perchè le giornate della memoria con cui ho iniziato questa conferenza devono valere per tutti. Per tutti!

Intervento di Marco Pirina


Marco Pirina, nato a Venezia, da famiglia friulana ed immaturamente mancato nel 2011, è stato presidente e fondatore del Centro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone, e Deputato al Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace.
Tra i suoi vari saggi, pubblicazioni e monografie si ricordano: “Libro bianco sul Bus de la Lum” 1989; “Divisione Garibaldina N. Nannetti” 1990; “Pordenone 1943-1945” 1990; “Adriatisches Kustenlans 1943-1945” 1992; “Adria Storia 1” 1993; “Adria Storia 2” 1994; “Scomparsi...” 1994; “Genocidio...” 1995; nonché moltissimi saggi su riviste e giornali a carattere nazionale.


Il presente articolo è stato tratto dagli Atti del convegno di studi storici tenutosi a Napoli il 28 gennaio 2001, e che aveva per titolo “Foibe. La storia in cammino verso la verità” . Si ringrazia l'Istituto di Studi Storici Economici e Sociali di Napoli per il permesso alla pubblicazione.
Documento inserito il: 30/12/2014
  • TAG: giornata memoria, foibe, esodo, istriani, dalmati, fiumani, maresciallo tito, pulizia etnica, 8 settembre 1943, partigiani titini, comunisti italiani
  • http://www.isses.it

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