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Riappare all'orizzonte il sigaro di Churchill

Articolo tratto dal "Candido" N° 44 del 04/11/1951.

Riappare all’orizzonte il sigaro di Chur­chill. C’è chi, fatti i conti, afferma che non si può, in verità, par­lare di vittoria dei conser­vatori, data l’esigua mag­gioranza e via discorrendo.
Non discutiamo: comunque, se si può met­tere in dubbio la vittoria dei conservatori, non si può mettere in dubbio la sconfitta dei labu­risti. I Calosso d’Inghilterra hanno avuto la sorte che meritava la loro dignitosa stupidità.
L’Inghilterra è nei guai anche dove riesce a tener duro perché essa è passata alla difen­siva e, se le forze attaccanti oggi sono inferiori alle sue, domani avranno una schiacciante su­periorità. È l’argine che ancora contiene le ac­que del fiume in piena, acque che aumentano e che un giorno strariperanno.
Cosa farà Churchill? Cosa potrà fare?
“Sarà meglio o sarà peggio per l’Italia?” si chiede la gente.
Questo ultimo interrogativo è sconfortante; non si è ancora capito che non esiste un pro­blema della Francia, un problema dell’Olanda eccetera ma esiste il problema dell’Europa.
Purtroppo anche troppi inglesi non l’hanno capito, e troppi inglesi conservano ancora la mentalità imperiale. Ma noi dobbiamo ragiona­re assennatamente. Non dobbiamo lasciarci vincere dal complesso del passeggero di terza classe il quale passeggero di terza è contento perché il passeggero di prima classe ha la ca­bina nella quale irrompe l’acqua attraverso lo squarcio apertosi nella nave.
Se Churchill è ancora quello che diciamo dovrebbe andar meglio per l’Europa e, quindi, per l’Italia.
Il Churchill che diciamo noi ha capito la necessità di costituire una comunità europea. Il Churchill che diciamo noi è stato il primo a parlar chiaro nei riguardi della minaccia sovie­tica. Il fatto che egli esordisca con la faccenda dell’incontro con Stalin allo scopo di gettare le basi per una pace dura­tura, non deve far pensare che egli sia diventato un ingenuo come tanti altri.
Stalin vuole la guerra: la vuole tanto che la sta già facendo in un sacco di posti ma la maggio­ranza non l’ha ancora capito. I fatti che si co­noscono fino ad oggi non sono sufficienti. Per­ché Churchill, il quale ha dimostrato di aver così ben compreso i sovietici, non potrebbe combinare le cose in modo tale da costringere l’URSS ad ammettere palesemente - pur non dicendolo - che non la pace, cerca, ma la guerra?
No davvero: Churchill non ha l’aria di voler essere il Chamberlain della faccenda. Non dà l’idea di illudersi.
Se è il Churchill che diciamo noi, e se non gli hanno nazionalizzato il cervello, andrà meglio per l’Europa, quindi anche per noi.
Oggi non si può pensare semplicemente come italiani. Non si può ragionare semplicemente da passeggeri della terza classe; quando la nave è in pericolo bisogna ragionare da passeggeri: da gente cioè trasportata da una stessa nave. Bisogna sentirsi europei. Ma per sentirsi euro­pei è necessario, prima, sentirsi violentemente italiani. Bisogna avere il senso della importante funzione dell’Italia nel mondo se si vuol avere la forza di difendere l’Italia ad ogni costo. Bisogna essere violentemente italiani per aver la forza di volere ad ogni costo rimanere tali.
Solo gente che ami violentemente il proprio paese può costituire una solida unione. Solo coloro che hanno dei capitali da difendere posso­no costituire una valida società.
E i capitali più solidi e importanti sono quelli morali.
Come può pensare di sentirsi europeo l’italia­no che non riesce neppure a sentirsi italiano?
Speriamo che Churchill sia quello che pen­siamo noi: che sia violentemente inglese e, per­ciò violentemente europeo.

di Giovanni Guareschi


Si ringrazia Alberto Guareschi per l'invio ed il permesso alla pubblicazione di questo articolo.
Documento inserito il: 04/01/2015

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