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Quanto ci costa il nucleare? Breve analisi riguardo le spese destinate all’energia atomica

di Alessio De Battisti

A poco più di trent’anni dalla sciagura nucleare di Chernobyl, in Ucraina, c’è ancora tanto di cui discutere. Si potrebbe parlare di quanti anni ancora dovranno passare per far sì che il terreno torni a dei livelli di radioattività “normali”, di quanto ci vorrà prima che le popolazioni limitrofe smettano di pagare le conseguenze di questa tragedia sulla propria pelle e, last but not least, va considerato l’aspetto economico del tutto.

Ancora oggi il mondo intero sta contribuendo alla messa in sicurezza dell’area intorno alla ex centrale nucleare: dal 26 aprile 1986, giorno in cui si verificò l’incidente al reattore numero 4 della centrale, ad oggi ancora non si è riusciti nell’intento di rendere la zona incontaminata.
In questo ultimo mese ci sono stati degli sviluppi a tal proposito, grazie alla messa a punto di uno scudo protettivo avente la funzione di isolare il reattore atomico incidentato.

E’ iniziata oggi la fase di spostamento del nuovo enorme scudo protettivo verso il reattore numero 4 di Chernobyl, la cui esplosione, 30 anni fa, causò il più grande disastro nucleare civile della storia. Lo riportano i media russi e ucraini citando la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e l’agenzia ucraina per la gestione della zona di alienazione. La struttura, che si chiama New Safe Confinement, è in acciaio, è alta 110 metri, lunga 165 e larga 257, e pesa ben 36.200 tonnellate. La fase di spostamento durerà quattro giorni(1).

Il posizionamento di questo scudo protettivo è stato salutato con entusiasmo dalle autorità locali, che solennemente hanno organizzato un’apposita cerimonia per l’evento, invitando anche rappresentanti di istituzioni internazionali. Possiamo trovare riscontro di quanto appena detto da questo lancio di agenzia dell’Ansa:

Si svolgerà domani a Chernobyl una solenne cerimonia alla presenza delle massime autorità ucraine, degli Ambasciatori del G7 e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers), per celebrare il completamento dell’operazione di traslazione del gigantesco arco di acciaio che per i prossimi 100 anni manterrà in sicurezza il reattore 4 della centrale(2) […].

Il passaggio più interessante però deve ancora arrivare, e riguarda anche l’Italia:

“Si tratta della struttura mobile più grande mai realizzata finora, a cui l’Italia ha fornito un notevole contributo in termini finanziari e dal punto di vista scientifico-tecnologico” ha affermato l’Ambasciatore d’Italia a Kiev, Davide La Cecilia. “Alla realizzazione della struttura che fa parte del New Safe Containment, ha contribuito l’impresa Cimolai di Pordenone che, presso il proprio stabilimento, ha creato le strutture in acciaio ad alta resistenza che compongono l’arco” […]. “L’Italia”, ha aggiunto La Cecilia, “ha contribuito negli anni alla messa in sicurezza del sito di Chernobyl con una somma che si aggira intorno ai 100 milioni di euro, versati ai fondi ad hoc istituiti dalla Bers(3)”.

100 milioni di euro! E’ questa la stima di quanto, fino ad oggi, il nostro Paese ha messo a disposizione per arginare i danni dovuti alla tragedia di Chernobyl del 1986. Sicuramente i soldi versati dall’Italia sono stati investiti per una giusta causa, nessuno potrebbe infatti lamentare uno spreco di denaro in questa situazione. Mettere in sicurezza l’area interessata dall’incidente rappresenta una priorità non solo per i capi di Stato geograficamente vicini a Chernobyl, ma dovrebbe essere un tema di interesse globale. L’Italia ha fatto perciò la sua parte, senza tirarsi indietro (non dimentichiamo inoltre anche il lavoro umanitario svolto da diverse associazioni italiane che si sono impegnate nell’assistenza delle vittime del disastro e dei tanti bambini colpiti dagli effetti postumi provocati dall’esplosione atomica). La cifra versata fa però riflettere su quanto costosa possa essere una fonte energetica come quella nucleare: oltre ai diversi milioni di euro che si spendono fra progettazione/costruzione/avviamento/manutenzione ordinaria e straordinaria/smantellamento del sito a fine attività e smistamento delle scorie radioattive, basta un solo incidente in decenni di attività di una centrale e le spese lievitano vertiginosamente.
Un incidente come quello di Chernobyl, senza mettere in secondo piano quanti danni ha provocato in termini di vite umane (sia nell’immediato che negli anni successivi al disastro) e quanto male possa aver fatto al territorio, dimostra quanto dispendiosa sia la gestione di un disastro atomico. Dopo 30 anni si sta ancora pagando, e lo stanno facendo diverse nazioni e non una sola, e non sappiamo per quanto ancora si dovrà versare denaro nelle casse dei fondi per la ricostruzione: potrebbero esserci dei piccoli inconvenienti nel corso del tempo per i quali serviranno interventi di manutenzione per salvaguardare lo scudo di contenimento, per esempio, e questi interventi andranno pagati (non dimentichiamo che anche lo scudo in cemento che era stato installato precedentemente per contenere il reattore 4 ha subito danni nel corso del tempo causa intemperie climatiche, vedendo addirittura crollare il tetto sotto il peso di forti nevicate, richiedendo interventi mirati per ristabilire la situazione di normalità4). Basti pensare che 30 anni fa non era stato previsto di dover costruire uno scudo protettivo che servisse per sostituire quanto costruito sul momento per proteggere la centrale, dunque potremmo trovarci in una simile situazione anche fra qualche decennio, andando ipoteticamente a sostituire uno scudo divenuto obsoleto agli occhi delle nuove tecnologie che saranno disponibili. Ragionando in maniera del tutto ottimista, ipotizzando che lo scudo faccia il suo dovere per tutti e 100 gli anni che dovrebbe garantire e che non debbano essere fatti lavori di manutenzione straordinaria, rappresenta comunque una spesa non indifferente che si aggira sul miliardo e mezzo di euro:

Il mega arco progettato per coprire il reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl è stato finalmente posizionato. L’operazione di traslazione, parte di uno dei progetti ingegneristici più ambiziosi al mondo, è durata due settimane: l’arco è stato infatti fatto “scivolare” sul reattore grazie a un sistema di martinetti idraulici. Gli operai inizieranno ora a smantellare le parti instabili del sarcofago” costruito in fretta e furia 30 anni fa. La nuova struttura protettiva […] è costata 1,5 miliardi di euro, erogati dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers)(5).

A supporto di quanto abbiamo appena sostenuto, portiamo il caso molto più recente dell’incidente nucleare giapponese presso il sito di Fukushima Dai-ichi. Lo stabilimento nipponico, colpito dal disastro atomico l’11 marzo del 2011, è interessato attualmente da diversi interventi di bonifica della zona che equivalgono a costi onerosi. Una stima attuale ha messo a bilancio circa 168 miliardi di euro per ristabilire la “normalità”:

I costi totali per lo smantellamento della centrale nucleare di Fukushima, che includono i lavori di bonifica del territorio e i risarcimenti ai residenti colpiti dalla catastrofe ambientale, potrebbero superare i 20.000 miliardi di yen, l’equivalente di 168 miliardi di euro. Secondo fonti vicine al ministero dell’Industria giapponese, anticipate dall’agenzia Kyodo News, l’esborso totale rappresenta quasi il doppio delle stime iniziali, e si prevede che il ministero nipponico dovrà fare ricorso ad un aumento delle bollette energetiche per far fronte alle maggiori valutazioni(6) […].

Notiamo come nel giro di soli 5 anni già siano raddoppiate le stime della cifra necessaria per mettere in sicurezza la centrale e risarcire la popolazione. Se la centrale giapponese seguirà un percorso simile a quella dell’ex URSS allora questi numeri saranno destinati a crescere ancora. Queste disparità numeriche fra la prima stima e quella attuale tra l’altro saranno colmate tramite un aumento sulle utenze dei civili, che dopo aver subito il danno dall’incidente ora si ritroveranno a pagare anche a prezzi più alti la fornitura energetica.
In chiusura è dunque lecito riproporsi il quesito: è davvero utile e conveniente insistere sul nucleare come fonte di energia? Perché, come sostengono molti fautori dell’atomo, è vero che in condizioni regolari questa rappresenta una fonte energetica molto produttiva e non troppo esosa (probabilmente meno costosa di altre), ma quando poi si deve chiudere una centrale e pensare allo smantellamento lì i conti cominciano a schizzare verso l’alto (se poi di mezzo si verifica un incidente allora si perde il controllo dei conti). Alla luce di quanto avvenuto nei decenni passati dunque non sarebbe più indicato cambiare strategia e cercare di abbandonare l’atomo per quanto possibile?

Nell'immagine la centrale nucleare di Chernobyl dopo l'incidente.


1 - Ansa, Chernobyl: nuovo “scudo” in movimento verso reattore 4, 14 novembre 2016.
2 - Ansa, Ucraina: domani a Chernobyl si completa messa in sicurezza, 28 novembre 2016.
3 - Ansa, Ucraina: domani a Chernobyl si completa messa in sicurezza, 28 novembre 2016.
4 - http://www.repubblica.it/ambiente/2013/02/13/news/chernobyl_crolla_tetto-52538214/
5 - Ansa, Ucraina: in posizione arco protettivo a Chernobyl, 29 novembre 2016.
6 - Ansa, Fukushima: costi bonifica e risarcimenti saliti a 168 mld, 28 novembre 2016.
Documento inserito il: 15/12/2016
  • TAG: incidenti nucleari, centrali nucleari, chernobyl, fukushima

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