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Conflitto dei valori moderno [ di Roberto Di Molfetta ]

Un conflitto, non riconosciuto pienamente dai più, almeno non in maniera esplicita ed insieme pubblica, è in corso nei paesi occidentali.
Esso è un conflitto sui valori, sui principi. Oggi assistiamo alla compresenza di valori tradizionali, trasmessaci addirittura dai secoli, se non millenni, con principi ed istanze sociali provenienti da riflessioni e sensibilità estremamente moderne, presenti, anche se frutto di un portato storico e culturale di cosidetta emancipazione.
Accanto alla difesa e cura estrema degli animali, ad esempio, istanza estremamente contemporane, abbiamo un uso strumentale e tradizionale degli altri esseri viventi ai fini alimentari, produttivi e di sfruttamento, fino alla uso considerato strettamente scientifico della sperimentazione. Abbiamo le persone tacciate di bigottismo, di essere retrogradi se non favorevoli al divorzio ma allo stesso tempo una Chiesa dogmaticamente contraria, con largo seguito.
Conosciamo l'abbruttimento dell'omofobia, della discriminazione e talvolta della violenza verso gli omosessuali insieme a larghe fasce della popolazione e buona maggioranza dei mass-media invece favorevoli alla piena accettazione di diritti del diverso nelle preferenze sessuali.
In definitiva, come in tanti altri casi, anche trasversali alle idee politiche e alle esperienze di vita, l'uomo contemporaneo subisce una conflittualità evidente nella presenza simultanea di antico e moderno, tradizione e progresso, ed in ultimo a pagare è la partecipazione piena, senza riserve, ai valori comunque scelti, per il sincretismo si fa spesso sentire nella mancanza della pienezza partecipativa.
Inoltre lo stress, le tensioni, manifeste e latenti, si ripercuotono attraverso una pluralità di possibili voci su di un tema, su di un fatto da interpretare, da leggere alla luce di opinioni personali; proprio questo caleidoscopio pubblico dei valori si riflette nell'intimo sentire e riflettere, sfociando in molteplici e conflittuali effetti nei momenti di confronto vero, non mediato, dove le moltitudini si scontrano immemori delle regole civili e di democratico scambio di idee, veracemente, nella discordanza che diventa un neoestremismo post-moderno. Paradossalmente esso è nato dalla stessa possibile divergenza di opinioni nelle democrazie.
C'è da dire che nei secoli, nella dialettica della storia, si è giunti ad accumulare nell'enciclopedia delle esperienze e delle idee umane una tale quantità di possibili posizioni su di un tema che in ultimo è lecito anche l'arcobaleno di opinioni, la varietà vastissima delle stesse, senza per questo vedersi privi di un riferimento culturale, di un percorso storico, di un movimento di pensiero che costituiscono precedente di quanto pensato.
La democrazia, la grande democrazia delle idee, presuppone che nei forum di dibattito vi siano simpatie politiche per i fascismi, i cristianesimi democratici, i liberalismi e liberismi, il comunismo, il socialismo, la socialdemocrazie, e così via discorrendo, senza che venga mai meno una giustificazione alla desiderabilità e all'esprimibilità delle posizioni.
Alla fine l'uomo moderno, in campo politico come nella vita privata, negli stili di vita, nel consumo, nella manifestazione dei sentimenti, nel campo comunicativo e linguistico, vede insieme come consentiti e negati allo stesso tempo dogmi, idee, opinioni, in una babele che fa rimpiangere le monolitiche società del passato per la coerenza dei sistemi simbolici e comportamentali sociali. Arriviamo al paradosso, che pur essendo libero, l'individuo può trovare nel gruppo una sanzione per il suo pensiero e comportamento che lo pongono in conflitto con i valori gruppali, pur non essendo in contrasto neanche, e questo è il colmo, con la legge o la maggioranza della popolazione.
Ma questo altro ambito è materia meno generale e più legata alle subculture, che però oggi, nell'epoca della neotribalizzazione, risultano attuali come istanza conoscitiva ed esplicativa delle società sviluppate. Il discorso generale rimane legato a come è possibile sentirsi parte ed contemporaneamente esclusi dalla società interpretando al meglio i pur accettati o tollerati ruoli ed opinioni sociali.
Sostenendo un valore, si corre invero il rischio di perdersi nelle polemiche con i sostenitori del suo contrario, senza che vi sia una schiacciante maggioranza di senso contraria; può accadere di essere addirittura sanzionati con l'esclusione, il contrasto, la violenza verbale e fisica, dalla semplice discussione su un forum Internet fino alla posizione assunta dai governanti del nostro popolo sulle tematiche scottanti e prioritarie dell'amministrazione dello Stato, per opinioni e nella difesa di valori che pur trovano ampio riscontro in ampie fasce della popolazione. Siamo di fronte ad una mostruosità figlia della democrazia, ad un Giano bifronte che esclude la piena, coerente, continuata partecipazione ai valori e principi sociali, vissuti e pur subìti dai popoli che pure li creano nel quotidiano vivere associato.
Le cose si complicano quando i valori stessi vengono visti in modo ideologico-retorico come bacino di argomentazioni da utilizzare di volta in volta per giungere ad un fine particolare. In questo caso, abbiamo un uso strumentale dei valori, non realmente creduti, che posso fungere appunto da strumenti per manipolare comunicativamente le persone.
Questo complica enormemente la situazione, quando gruppi o singoli individui giungono, come una certa politica diffusa, ad adoperare i valori come grimaldelli del consenso, privandoli dell'adesione reale per la quale i valori stessi trovano giustificazione.
Documento inserito il: 30/12/2014

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