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Il riscaldamento globale e i rischi delle geoingenierie [ di Yuri Leveratto ]

Negli ultimi cent’anni si è verificata nel pianeta una tendenza ad un lieve aumento della temperatura media (circa 0,7 gradi). Molti ghiacciai si sono ridotti, alcuni di essi si sono sciolti del tutto. La calotta polare artica si è ridotta notevolmente.
E’ il cosidetto “riscaldamento globale”, fenomeno accettato dalla maggioranza degli scienziati.
Sulle cause del riscaldamento globale vi sono invece due linee di pensiero.
La corrente “governativa e mass-mediatica”, tende ad imputare il riscaldamento globale alle attività umane (inquinamento, deforestazione, ecc). Vi è poi un’altra linea di pensiero che sostiene che le attività umane incidano molto poco (meno dell’1%), sul riscaldamento globale, che invece sarebbe causato da fenomeni naturali, in particolare sull’aumento ciclico dell’attività solare.
I sostenitori della seconda tesi, credono anche che il problema del riscaldamento globale presentato dai media come efftto delle attività umane, sia stato creato ad hoc, con fini non propriamente etici.
Questi scopi occulti sarebbero: l’ottenimento di fondi miliardari che sarebbero destinati alla ricerca climatica con fini spesso non chiari; il perseguimento di creare un controllo mondiale sugli Stati che inquinano di più e anche su quelli in via di sviluppo per mezzo del sistema dei crediti del carbonio; il tentativo di dirottare fondi e ricerca sull’energia nucleare (che non produce anidride carbonica, ma ha altri gravissimi rischi).
A mio parere è molto probabile che il riscaldamento globale che si è verificato sia stato indotto principalmente da cause naturali cicliche, ma non c’è dubbio che le attività umane abbiano un peso importante nell’aumento dell’anidride carbonica. Un miliardo di veicoli circolanti, che giornalmente inquinano, e migliaia di fabbriche presenti nel pianeta non sono poca cosa. E’ indubbio che la nostra condotta debe cambiare, e che dobbiamo andare verso un economia verde, non basata sull’eccesso di dipendenza dagli idrocarburi.
I sostenitori della seconda tesi, che pensano che il riscaldamento globale non sia causato dalle attività umane, hanno indicato anche un altro motivo occulto, che secondo loro sarebbe alla base del bombardamento mediatico in modo che la gente accetti che bisogna opporsi con ogni mezzo al “disastro del riscaldamento globale” che starebbe per arrivare.
In effetti da circa 15 anni i media del pianeta stanno mostrando come catastrofici e causati indirettamente dal riscaldamento globale dei fenomeni naturali normali. Ecco così che un uragano nelle coste della Florida o un innondazione nell’entroterra cinese diventano causati o “indotti” dal riscaldamento globale e nella fattispecie dalla condotta inquinante di noi esseri umani. Tutto ciò porta ad accettare un processo in corso, chiamato geoingenieria, che porterebbe nuovamente la Terra in equilibrio, eliminando i rischi del riscaldamento globale.
Cosa s’intende esattamente per geoingegneria? La geoingenieria o ingenieria del clima si definisce come il deliberato intervento dell’uomo sul clima della Terra per ridurre gli effetti del riscaldamento globale. (definizione della Royal Society, accademia inglese delle scienze). (1)
Sempre secondo la Royal Society gli obiettivi principali della geoingenieria dovrebbero essere la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera e le tecniche di gestione della radiazione solare. Gli istituti che studiano e apllicano i metodi della geoingenieria sono vari, ma i più importante sono la NASA, la Royal Society, e l’Istituto di ingegneria meccanica di Londra.
I metodi che si stanno studiando e che si stanno facendo accettare dall’opinione pubblica in quanto “necessari”, sono numerosi.
Per esempio la “stratospheric sulfate aerosols”, che potrebbe essere tradotto come “irrorazione della stratosfera di acidi solforici”.
“Secondo il Consiglio delle Relazioni Estere” (CFR), “un chilogrammo di zolfo posizionato nella stratosfera (con aerei o palloni sonda), potrebbe ridurre gli effetti di centinaia di tonnellate di anidride carbonica. (2)
Secondo i sostenitori di tale processo l’acido solforico combinandosi con l’acqua formerebbe H2SO4, un “aerosol” o “gas di particelle”, che limiterebbe la radiazione solare. I rischi di questa pratica sarebbero notevoli come per esempio la riduzione della cappa dell’ozono, oscurazione del cielo, effetti sulle nubi, effetti non precisati sull’ecosistema.
Lo scienziato canadese David Keith ha proposto di irrorare la stratosfera con nanoparticelle di alluminio e bario, con lo scopo di limitare la radiazione solare. Quali potrebbero essere le conseguenze sulla salute degli esseri umani e degli animali dopo tale “benefica” irrorazione?
L’idea di gestire la radiazione solare e limitarla a nostro piacimento si basa su varie tecniche, non solo sull’irrorazione della stratosfera. Un altro processo poco conosciuto e la cosidetta “reflectiveness of clouds”, ossia riflettività delle nubi. In altre parole è un processo per rendere le nubi più riflettenti, in modo che riflettano la radiazione solare. Modificando la riflettività delle nubi, l’albedo della Terra ne risulterebbe modificata.
Per aumentare la riflettività delle nubi vi sono varie tecniche, come per esempio quella proposta da Stephen Salter che funciona spruzzando acqua di mare nell’atmosfera. I nuclei di condensazione creati dalla nebulizzazione cambierebbe la distribuzione delle dimensioni delle gocce esistenti nelle nubi per renderli più bianchi e quindi più riflettenti. (3)
Vi è anche la tecnica chiamata “eccitazione ultrasonica di un liquido”, secondo la quale, l’oceano verrebbe “eccitato” con degli opportuni ultrasuoni e in seguito alla formazione di onde le particelle prodotte raggiungerebbero l’atmosfera. Un’altra tecnica è quella di “migliorare il ciclo naturale dello zolfo” irrorando porzioni dell’Oceano Antartico con particelle di ferro che permetterebbero di aumentare la produzione di solfuro dimetile e quindi la riflettività delle nubi. Questa tecnica dovrebbe ridurre lo sciglimento dei ghiacci antartici, ma gli effetti secondari sull’ecosistema dell’Oceano Antartico non sono noti. (4)
Un’altra tecnica per ridurre la radiazione solare è l’inseminazione delle nuvole (cloud seeding).
Queste tecniche hanno lo scopo di modificare la struttura e le dimensioni delle nubi e le precipitazioni attraverso la dispersione nell’atmosfera di sostanze chimiche. (5)
La sostanza chimica maggiormente usata per l’irrorazione è lo ioduro d’argento. Questa sostanza può causare danni permanenti agli esseri umani e agli animali, ma anche i suoi effetti sulle piante possono essere dannosi, se non catastrofici.
Un altra tecnica per gestire la radiazione solare è la deforestazione di zone situate a latitudini elevate, (dove vi sia neve nel suolo), in quanto il suolo nevoso privo di alberi riflette meglio la radiazione solare.
Vi sono poi dei progetti fantascientifici come quello di posizionare enormi ma sottilissime lenti tra il Sole e la Terra, ma per ora tali progetti stanno solo sulla carta. (6)
L’altra tecnica di geoingegneria che secondo i sostenitori di tali pratiche porterebbe alla riduzione del riscaldamento globale è la cosidetta “rimozione di anidride carbonica”.
Vi sono varie tecniche che sono incluse nella rimozione del carbonio, la prima delle quali è la cosidetta bio-energia con cattura e stoccaggio del carbonio.
La CO2 può essere catturata dai fumi di combustione essendo assorbita in un solvente chimico adatto, oppure il combustibile può essere convertito prima della combustione in una mistura di idrogeno e anidride carbonica. Questi processi di stoccaggio dell’anidride carbonica sono pericolosi perché il rilascio imprevisto di massicci quantitativi di CO2 è catastrofico (vedi il disastro naturale del Lago Nyos in Camerun).
Poi vi è la creazione del cosidetto suolo Biochar, ottenuto dalla decomposizione di biomasse, (da non confondersi con la terra preta amazzonica, che fu causata da processi antropici, ma non chimici). Questo particolare tipo di suolo assorbirebbe anidride carbonica. Un’altra tecnica di rimozione del carbonio è la cosidetta “fertilizzazione degli oceani”, per mezzo della quale si stimolerebbe la produzione di fitoplancton. (7)
Una delle tecniche usate per la fertilizzazione degli oceani è l’irrorazione di ferro nei mari, che aumentando la produzione di fitoplancton contribuirebbe all’eliminazione di anidride carbonica.
Tutto ciò ha generato anche opportunità finanziarie in quanto i crediti del carbonio possono essere venduti nel mercato (8). Le critiche a queste tecniche sono molte: per esempio l’aumento esponenziale delle alghe che potrebbero essere nocive per l’ecosistema.
Come si vede anche se molti di questi progetti sono solamente nella fase di studio, la geoingegneria è una realtà che non si può negare. E’ vero che è in atto un riscaldamento globale, ma le cause non sono chiare e certamente non appare etico procedere a tecniche di modifica e controllo del clima per cercare di ridurre l’anidride carbonica dall’atmosfera.
Vi sono state molte critiche alla geoingegneria come per esempio quelle del professore in Scienze Geofisiche Raymond T. Pierrehumbert. Secondo i critici della geoigegneria gli effetti di tali pratiche, oltre a non essere etici, potrebbero essere dannosi per l’ecosistema.
Aggiungo che l’uomo sta realmente “giocando col fuoco”, portando avanti delle tecniche di modifica e controllo climatico dalle conseguenze imprevedibili.
Anche se la nostra esistenza sul pianeta, corrisponde, nella scala del tempo, a una frazione infinitesimale della Storia della Terra, alcuni di noi si sentono autorizzati a portare a termine progetti di controllo e modifica climatica su larga scala, dalle conseguenze non prevedibili (tra le quali: riduzione dell’ozono, siccità e danni irreparabili ad ecosistemi delicati come quello delle foreste tropicali.)
C’è poi un altro aspetto della geoingegneria, ovvero l’utilizzo di tali tecniche come armi micidiali. La “Convenzione sulla modifica dell’ambiente” (Environmental Modification Convention, 1977), proibisce formalmente l’uso della geoingegneria per scopi militari o politici. Il rischio che questi studi siano destinati a raffinare le tecniche di geoingegneria militare persiste. Le tecniche di geoingegneria potrebbro essere utilizzate come ami di distruzione di massa, per causare siccità, inondazioni in alcune zone del mondo, in modo da destabilizzarle e costringere i popoli che vi vivono ad accettare un controllo esterno. (9)
In realtà le geoingegneria è stata già utilizzata come arma, varie volte negli ultimi anni (si veda per esempio la Operation Popeye).
L’auspicio è che si abbandonino queste forme di controllo del clima, sia per motivi etici e religiosi, ma soprattutto perché potrebbero portare a risultati ancora più dannosi dell’amento dell’anidride carbonica nell’atmosfera.
Quello che potremmo fare invece è: ritornare gradualmente a tecniche di agricultura biologica, evitare di essere fortemente dipendenti dai combustibili fossili, incentivare l’uso delle energie alternative, limitare il consumo eccessivo di carne bovina, evitare le tecniche di ingegneria genetica nell’agricoltura (OGM).
Tutto ciò favorirebbe un graduale ritorno a quell’equilibrio tra uomo e natura che vi era nel passato. La geoingegneria è soltanto uno dei processi globali che i mass-media vogliono farsi accettare come buoni, utili e necessari.
Necessario e urgente è invece, secondo me, ritrovare noi stessi, e ristabilire quel rapporto di simbiosi tra uomo e natura che oggi è quasi del tutto perduto.


Webgrafia:

(1) - Royalsociety.org

(2)-http://www.cfr.org/climate-change/geoengineering-option/p18635

(3) - http://rsta.royalsocietypublishing.org/content/366/1882/3989.full

(4)-http://www.pmel.noaa.gov/pubs/outstand/bate1229/estimate.shtml

(5)-http://en.wikipedia.org/wiki/Cloud_Seeding

(6)-http://en.wikipedia.org/wiki/Space_sunshade

(7)-http://www.agu.org/pubs/crossref/2004/2000JC000321.shtml

(8)-http://www.nytimes.com/2007/05/01/business/ 01plankton.html

(9)-http://www.foreignpolicy.com/articles/ 2008/01/27/battlefield_earth
Documento inserito il: 08/01/2015
  • TAG: riscaldamento globale, rischi geoingenierie, riduzione calotta polare, stratosheric sulfate aerosols, riflettività nubi, fertilizzazione oceani, produzione fitoplancton, ecosistema, conseguenze imprevedibili, convenzione modifica ambienti, operation popey

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