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Luoghi utopici, filosofi e scienziati: la Città del Sole di Campanella e la Nuova Atlantide di Bacone

di Francesco Servetto


Già da bambini capita di sognare di giungere in territori fantastici, ove le nostre aspettative siano esaltate, agognando la vista di paesaggi bagnati da fiumi di cioccolata, sovrastati da arcobaleni zuccherati che conducono a piscine di panna montata e gelato. Rispetto agli altri animali, la nostra capacità di immaginazione è un tratto distintivo marcato, che, una volta canalizzata negli opportuni confini, ci consente di inventare oggetti o di pensare metodologie alternative di organizzazione sociale, spinti dalla ricerca del miglioramento della nostra condizione. Certo, l'uomo rinascimentale opera una cesura piuttosto marcata tra chi ha una cultura alta e il semplice uomo della strada, tanto che certe intuizioni difficilmente possono risultare comprensibili per chiunque: si pensi alle competenze in ambito filosofico, di aristotelici e neoplatonici; tuttavia, dalle opere di letteratura utopica traspare un bisogno di rifondare la società che sembra avere radici profonde.
Dapprima, si valutino i profondi cambiamenti che la nascente età moderna ha portato, quali la Riforma, l’affermazione dell'Impero asburgico, la necessità per i vecchi regimi di reagire, di motivare la propria secolare impronta, quasi un cappio sulla società, e il curioso momento storico, in cui la filosofia occulta è ancora legata alla nascente scienza. La spiritualità, poi, è presente e costantemente al centro dell'indagine, anche delle più ardite. La preoccupazione di non essere frainteso per non incorrere in accuse di eresia pone il filosofo o il mago a ricordare, spesso, come le proprie esternazioni siano in linea con la dottrina cristiana, sia essa di rito romano o protestante. Il potere è diviso tra vecchie istituzioni e forze politiche nascenti, la sua legittimazione è la prima preoccupazione dei regnanti, tanto che nascono chiese locali in buona parte d'Europa e, ad esempio nel caso dell'Inghilterra, fioriscono al servizio della corona, con tanto di ricostruzioni spesso forzate e fantasiose sui motivi del distacco dalla dottrina cattolica, recuperando leggende poco credibili, come quelle delle origini troiane della monarchia britannica.
Era complesso per un pensatore sul finire del’500 proporre le proprie intuizioni, dribblando tendenze mutevoli, prima quantomeno tolleranti verso la filosofia occulta, poi ostili. Da Campanella, ne La Città del Sole, è proposto, tramite un dialogo tra un genovese e un ospitalario, il racconto di un luogo reale (secondo l'autore, sia ben chiaro), in cui una società retta da filosofi prospera, evitando di incappare nei disordini e nelle difficoltà tipiche degli Stati rinascimentali. L'epoca delle grandi scoperte geografiche è attuale, il mondo continua ad ingrandirsi e giungono ovunque notizie di luoghi in cui nascono piante e frutti sconosciuti. Ispiratosi a Platone e a Moro, nella città di Campanella tutti gli abitanti sono considerati alla pari, godono dei medesimi diritti e degli stessi doveri. Sono del tutto assenti le classi sociali, quali il clero o l'aristocrazia; tutti sono tenuti a donare il proprio contributo. Chi emerga in una determinata attività è scelto per entrare a far parte dei philosophoi, la classe dirigente, al cui vertice è posto platonicamente l'uomo che possiede la conoscenza più approfondita. Essere magistrato diventa un naturale premio per quanti dimostrino impegno e dedizione maggiori. Tre magistrati o filosofi sono gli estremi politici, Potenza, Sapienza e Amore, rispettivamente al comando della difesa e delle armi, delle scienze, e della vita fisiologica, unitamente al benessere materiale. Sopra di essi, si erge il Sole, chiamato anche Metafisico, magistrato supremo dotato del sapere più esteso, sulla falsariga del pensiero platonico. Non esistono famiglia, né proprietà, in quanto dal desiderio di accumulare ricchezze per garantire ai propri discendenti il benessere, secondo l'autore, proverrebbe il male della società, che rende gli uomini avidi e pronti a truffare il prossimo. Questa uguaglianza, che agli uomini del XXI secolo potrebbe apparire come un qualcosa di già sentito e vicino nel tempo, in realtà affonda le radici in più terreni, da Tommaso Moro, alle sette considerate eretiche, come i Catari, o come la comunità dei Valdesi e, a ben guardare, ha effettivamente una diretta discendenza dal pensiero cristiano, che traspare in certi passi dei Vangeli. Istruzione, lavoro, servizio militare: tutti gli abitanti della Città del Sole hanno il diritto e il dovere di formarsi e di prestare la propria opera per il bene della società. Società che appare giusta, in cui i diritti sono garantiti a tutti e la meritocrazia (si perdoni il termine anacronistico) premia i volenterosi, ma la libertà, così come noi uomini dell'era digitale siamo abituati a concepire, non è garantita a nessuno.
Il dilemma etico appare insormontabile: d'altronde, sappiamo dai regimi novecenteschi quanto l'ordine imposto dall'alto con la forza sia in grado di moderare la tendenza a compiere reati, intesi come comuni, quantomeno quelli legati alla micro-criminalità; d'altro canto, è evidente come la tendenza alla perfezione sociale non possa manifestarsi costantemente ed autonomamente in ogni ambito, lasciando l'uomo in balia di se stesso. Già il fatto di affidare il governo di un popolo ad una casta di filosofi la dice lunga su quanto Campanella avesse colto dell'umanità, con le sue diffuse tendenze a prevaricare il prossimo, come se lo stato di natura in cui vige il tutti contro tutti sia assente solo perché mitigato dalle regole sociali. Un fatto decisamente curioso è quello relativo alla procreazione. Il mago calabrese ci illustra un sistema di fecondazione che si può definire, senza mezzi termini, eugenetica; giovani sono selezionati e selezionate per dare al mondo una discendenza che conservi i tratti migliori, che tramandi alla prole caratteristiche strutturali prive di difetti. Non può che saltare all'occhio il paragone con il folle piano nazista, il cui scopo ere di eliminare completamente tutti quegli elementi della società definiti deboli. Per Campanella, tuttavia, non si può parlare di bisogno di eliminare il diverso. Con la sua proposta, non fa altro che stimolare la riflessione sulla salvaguardia di una vera e propria stirpe, alla quale riserva un trattamento ai nostri occhi privato delle emozioni, tanto che gli stessi bambini sono cresciuti in comunità, senza una famiglia come la intendiamo noi.
Attualmente, la genetica ha compiuto passi da gigante, illustrando come il concetto di accoppiamento endogamico, ossia con elementi del proprio gruppo, vada riconsiderato, poiché la selezione genetica, se opportunamente guidata, può in realtà concedere vantaggi che l'accoppiamento con individui provenienti da un'area esterna non garantirebbe. Da un interessante saggio di Cristina Coccia, veniamo a conoscenza di questi sviluppi notevoli: il dna ha una struttura regolare e non possono esistere cesure tra geni e ambiente. Questa regolarità può essere comparata con la struttura altrettanto ordinata proposta dal frate calabrese, ove come in una cellula, ogni parte del tutto contribuisce armonicamente alle funzioni. Proprio inserire individui dello stesso ceppo nello stesso ambiente può far luce sulla trasmissibilità dei caratteri omozigoti, i quali opportunamente selezionati concedono alla prole di mantenere le caratteristiche “più utili” per la popolazione. Selezionando gli elementi privi di patologie e, conoscendo geneticamente la storia dell’eventuale incidenza di malattie più o meno gravi nell'albero genealogico, è possibile tramandare il “pacchetto genetico”, evitando di inserire altre tipologie di geni estranei che potrebbero in qualche modo non garantire il risultato desiderato. Argomento alquanto delicato, da Campanella è piuttosto sentito: innanzitutto l'igiene è fondamentale. “E così, sendo ben lavati, si donano al coito ogni tre sere: e non s'accoppiano se non le femine grandi e belle alli grandi e virtuosi, e le grasse a' macri, e le macre alli grassi, per far temperie”. Serpeggia la teoria medica galenica, con i suoi equilibri di umori e relativi temperamenti. Campanella indica anche l'età prima della quale non è possibile avere rapporti sessuali e la pone a diciannove anni per le femmine e a ventuno per i maschi, accennando alla grande considerazione goduta per chiunque fosse giunto a quelle età vergine, “celebrato con alcuni onori e canzoni”. I giovani si esercitano nella lotta nudi, come gli antichi Greci, e proprio questa caratteristica consente ai loro “mastri” di valutare “chi è impotente o no al coito, e quali membra con quali si confanno”. Dopo cena, chi ha diritto alla procreazione giace con il o la partner, dopo aver digerito e pregato Dio “che li doni prole bona”.
Il momento della procreazione è stabilito dall'Astrologo e Medico, il quale indica l'ora: “E si forzan sempre di pigliar tempo, che Mercurio e Venere siano orientali dal Sole in casa benigna e che sian mirati da Giove di buono aspetto e da Saturno e Marte. E così il Sole come la Luna, che spesso sono afete. E per lo più vogliono Vergine in ascendente; ma assai si guardano che Saturno e Marte non stiano in angolo, perché tutti quattro angoli con opposizioni e quadrati infettano, e da essi angoli è la radice della virtù vitale e della sorte, dependente dall’armonia del tutto con le parti”. I sapienti sono esentati dal dovere di generare, in quanto considerati inadatti, a meno che non osservino determinate condizioni per più giorni; infatti, “per la molta speculazione, hanno debole lo spirito animale, e non trasfondeno il valor della testa, perché pensano sempre a qualche cosa; onde trista razza fanno”.
Quando una donna partorisce, allatta per due anni il bambino in luoghi comuni, quindi l'infante è svezzato e affidato a maestre o maestri, a seconda del sesso. Imparano l'alfabeto, “le figure istoriate”, esercizi fisici di corsa, di camminata, a lottare, quindi a sette anni sono istruiti nelle scienze naturali, poi nelle altre, fino alla meccanica. Quelli di meno valore sono mandati a lavorare nelle ville, ma sono in numero assai esiguo, grazie alla pianificazione genetica. Per Campanella, questo tipo di struttura sociale evita l'insorgere di gelosie, e si spinge a dire che tra loro non c'è bruttezza, elemento che concorrerebbe all'insorgere di invidie, poiché con l'allenamento fisico “diventano di color vivo e di membra forti e grandi, e nella gagliardia e vivezza e grandezza consiste la beltà appresso a loro”. Campanella si lascia prendere la mano e sostiene a riprova di ciò, limitatamente al genere femminile, che tra i suoi contemporanei esiste la bruttezza, poiché l'ozio a cui molte si concedono infiacchisce l'animo e indebolisce il corpo, sostenuto dall'usanza di imbellettarsi e di usare trucchi per apparire più attraenti senza sforzo. Nella Città del Sole, il lavoro è garantito a tutti, non esistono schiavi, chiunque svolge un'occupazione e ognuno ha ciò che gli occorre. Niente differenze per il possesso, niente superfluo, niente ozi. Persino i giochi hanno un riferimento alla virtù, all'attivismo, e non sono svolti quelli che normalmente si fanno da seduti, come ad esempio i dadi, ma sono preferiti quelli relativi al movimento, che oggi definiremmo con il termine sport, e quelli propri dell'arte della guerra, caratteristica dell’epoca.
Interessante la riflessione sull'impronta negativa dell’estrema povertà e dell'eccessiva ricchezza nelle società umane: da qui nasce una parte dei disordini sociali, poiché chi si trova ad avere meno è spinto a ottenere ciò che gli manca e, spesso, si trova in una condizione tale da non aver remore a mettere in atto sotterfugi e inganni, mentre chi troppo ha è incline alla superbia e alla tendenza a prevaricare il prossimo per mantenere il proprio status. Nella Città del Sole non esiste povertà, non esistono i ricchi e tutti hanno a disposizione ciò che occorre, senza detenerne il possesso esclusivo. Coloro i quali si trovino in situazioni fisiche precarie non sono messi da parte, ma sono impiegati per svolgere mansioni di pubblica utilità con i propri mezzi: così il vecchio invalido può servire da sentinella, il cieco può lavorare la lana e via dicendo. Tutti sono istruiti già dall’età di dodici anni a fare la guerra; benché l'indole dei Solari sia pacifica, l'esercizio militare serve loro per evitare il declino fisico, ma anche per restare pronti in caso di conflitto. Quattro, infatti, sono i regni che si trovano sulla loro stessa isola e, tra essi, gli abitanti spesso desiderano vivere alla maniera dei Solari, rovesciando la tirannia. L'agricoltura è tenuta in grande considerazione, talmente sviluppata che non hanno bisogno di utilizzare troppo letame per fertilizzare, poiché affermano che tale gesto sia paragonabile all'usanza di imbellettarsi delle donne, che aborriscono: i campi diventerebbero “putridi” ed avrebbero “vita breve”. Anche la pastorizia è molto sviluppata e si nutrono di carni, ma non prediligono quelle degli animali, che reputano fruttuosi, come i cavalli o buoi. Seguono una vera e propria dieta, connessa alla medicina, in cui alternano carni, pesce e vegetali, in un circuito circolare. Sono molto moderati nel bere, e vivono fino a cent'anni, alcuni a centosettanta e i più forti fino a duecento anni.
Hanno un tipo di medicina molto attenta al mantenimento degli equilibri degli umori, in cui l'igiene e lo stile di vita giocano un ruolo fondamentale. Le malattie veneree, ad esempio, così al centro della riflessione medica tra Cinque e Seicento, non trovano albergo nella popolazione in virtù dell'attenzione all'igiene “perché si lavano spesso li corpi con vino e ogli aromatici”. Le scienze tutte sono supervisionate dal “Sapienza, altri che il Metafisico che è esso Sole, che a tutte le scienze comanda”. I referenti delle singole scienze sono “il Grammatico, il Logico, il Fisico, il Medico, il Politico, l’Economico, il Morale, l’Astronomo, l’Astrologo, il Geometra, il Cosmografo, il Musico, il Prospettivo, l’Aritmetico, il Poeta, l’Oratore, il Pittore, il Scultore. Sotto Amore, sta il Genitario, l’Educatore, il Vestiario, l’Agricola, l’Armentario, il Pastore, il Cicurario, il Gran Coquinario. Sotto Podestà il Stratagemmario, il Ferrario, l’Armario, l’Argentario, il Monetario, l’Ingegnero, Mastro spia, Mastro cavallerizzo, il Gladiatore, l’Artegliero, il Frombolario, il Giustiziero. E tutti questi han li particolari artefici soggetti”. La giustizia è amministrata sulla falsariga della legge del taglione, nonostante i casi di reati gravi siano molto rari; la pena di morte è somministrata da tutti gli abitanti, in quanto non è prevista alcuna figura del boia, ma la comunità, come una sorta di macro-organismo, si auto-regola, eliminando gli elementi che ne guastano l’armonia. Se la loro religione è di tipo naturale, pur non avendo ancora ricevuto la rivelazione trinitaria, i Solari si comportano secondo i dettami del cristianesimo, con la sola mancanza dei sacramenti, cristianesimo che risulta così per Campanella dimostrato essere l’unica religione degna. Il frate calabrese non ha dubbi: una volta ricevuta la conoscenza della dottrina cristiana, essi ne coglieranno i benefici, accorgendosi di come già la loro filosofia naturale li avesse guidati nella direzione corretta. A riprova della loro perfezione, l’affermazione secondo cui essi già avrebbero imparato a volare e non solo, ma anche “aspettano un occhiale di veder le stelle occulte ed un oricchiale d’udir l’armonia delli moti di pianeti”.
È interessante a questo punto operare un paragone con La nuova Atlantide di Francis Bacon, anch’essa opera utopica, nata dalla fantasia dell’autore. Sono passati poco più di vent’anni dalla prima stesura della Città del Sole, ma l’atmosfera è decisamente peggiorata. La caccia alle streghe è realtà da tempo, la filosofia occulta non soddisfa più i mecenati, i regnanti, anzi è vista come un impedimento allo sviluppo della nuova arte, la scienza. Bacon parla di un viaggio partito dal Perù in direzione di Cina e Giappone, attraverso i mari del Sud, durante il quale viene avvistata una terra sconosciuta, dalla quale giunge un’imbarcazione portatrice di un messaggio scritto in quattro lingue, greco, latino, ebraico e spagnolo: nessuno osi avvicinarsi alla terraferma e, nel caso di bisogno di rifornimenti, gli isolani provvederanno a soddisfare le necessità. Il documento reca un segno della Croce che tranquillizza i naviganti, oltre al fatto delle lingue utilizzate nella comunicazione; un ambasciatore, ricevuta la lettera di risposta, chiede loro se sono cristiani e, appurata la cosa, consente di sbarcare e di essere ospitati nella Casa dei Forestieri per un periodo di sei settimane, con la possibilità di richiedere un ulteriore prolungamento in caso di bisogno. Qui i naufraghi vengono a sapere come questo popolo viva isolato dal resto del mondo, in un’isola chiamata Bensalem, ma abbia contezza di come vadano le cose aldilà del mare, tenendosi aggiornato con le missioni. Da trentasette anni nessun straniero vi è giunto. Il rettore della Casa dei Forestieri si dichiara sacerdote cristiano e desideroso di cercare una ricompensa in quanto tale, ricompensa che consiste nell’amore fraterno dei beneficiati e nel bene della loro anima; il luogo appare all’autore come una terra angelicata, in cui sono tradotti in pratica i dettami caritatevoli delle Scritture. Aspetti religiosi che sono alla basa dell’utopia tecnico-scientifica di Bacone.
Gli isolani ricevettero una rivelazione vent’anni dopo l’Ascensione di Cristo in cielo, tramite l’apparizione nel mare di fronte alla loro costa di un pilastro di luce di forma cilindrica, sulla cui somma svettava una croce ancora più luminosa. Le barche che provarono ad avvicinarsi non poterono andare oltre le sessanta iarde. Il sacerdote della Casa di Salomone, importante istituzione locale, riconobbe la natura del prodigio e alla sua barca sola fu consentito di avvicinarsi. Il prodigio svanì improvvisamente, lasciando sui flutti una piccola arca in legno, alla cui estremità era una palma. Raccoltala, al suo interno erano un libro e una lettera, scritti su pergamena ed entrambi avvolti in sindoni di lino, contenenti l’Antico e il Nuovo Testamento, con aggiunte di libri non ancora conosciuti all’epoca. Inoltre, la lettera era autografa dell’apostolo Bartolomeo ed affermava che il popolo che avesse ricevuto l’arca avrebbe da lì in avanti vissuto in pace e prosperità, protetto dalla religione cristiana. Le vicende di quest’isola si intrecciano con un passato in cui, circa tremila anni prima, la navigazione era per l’uomo molto ben sviluppata e territori ora dimenticati, come la Grande Atlantide platonica, prosperarono, finché improvvisi cambiamenti ne decretarono la scomparsa, come l’inondazione che avrebbe messo in ginocchio la suddetta terra narrata da Platone nel Crizia e nel Timeo. Bensalem è, dunque, isolata dal resto del mondo, pur restando in qualche modo in contatto con esso, non direttamente, ma tramite spedizioni sotto copertura, effettuate ogni dodici anni. Società profondamente religiosa, il cui legislatore Solamona regnò 1.900 anni prima, annovera “tra le opere eccellenti di quel sovrano una sopra tutte […] Questa fu la creazione e l'istituzione di un ordine, o società, che chiamiamo Casa di Salomone, che noi crediamo sia la fondazione più nobile che mai sia stata sulla terra e il faro di questo regno. Essa è destinata allo studio delle opere e delle creature di Dio”.
Un tema piuttosto importante riguarda i vincoli familiari, molto sentiti; esiste una cerimonia dedicata a chi abbia visto discendere dal proprio corpo almeno trenta persone, tutte in vita e tutte sopra i tre anni, in cui è esaltato l’apporto dato alla società da parte del capofamiglia, verso cui tutti, sovrano compreso, sono creditori. La terra di Bensalem è organizzata scientificamente, sono effettuati esperimenti di vario tipo, in un’ottica di ampliamento della conoscenza: una paradiso della tecnica, certo, ma al servizo dell’uomo. Medicina, agronomia, meteorologia, studio degli insetti e degli organismi elementari: ogni branca del sapere è qui rappresentata e tenuta in grande considerazione, protetta dallo scudo della religione rivelata, l’unica reale. Si riesce, così, ad ottenere risultati artificiali ben più rapidamente che se si attendessero i tempi naturali, come nel caso delle piante e degli innesti tramite i quali migliorare la produzione, ma anche in altri ambiti come la allora nascente biologia, ove non solo vengono studiati e sezionati gli animali, ma si riesce a prolungarne in alcuni casi la durata dell’esistenza, in altri addirittura la rinascita. La medicina è altamente sviluppata, così come la capacità di produrre alimenti sani e nutrienti, alcuni dei quali appositamente studiati per consentire periodi di digiuno agevoli più o meno lunghi tra un pasto e l’altro. Si trovano forni in grado di raggiungere differenti temperature e differenti gradi di umidità, così come l’ottica geometrica è sviluppata a livelli impensabili nell’Europa del XVII secolo. Musica dalle armonie finemente curate, tanto da contemplare l’utilizzo dei quarti di tono, imitazione di ogni tipo di suono e strani echi artificiali che riflettono la voce ben più a lungo che in natura sono altri tratti dell’isola. La meccanica è nell’utopia baconiana a livelli avanguardistici: macchine studiate per qualsiasi tipo di movimento, materiale bellico e strumenti dall’inimmaginabile potenza di fuoco, polveri da sparo speciali, fuoco greco (che non si spegne sull’acqua) e fuochi artificiali, ma anche navi sottomarine e cinture per nuotare, oltre a una vera casa per la matematica in cui sono sviluppate geometria e astronomia di osservazione.
Nelle pagine di Bacone, i Mercanti della Luce sono i dodici emissari che sono inviati all’estero per studiare le scienze e i costumi altrui: tra essi, gli Uomini del Mistero si occupano di arti meccaniche, di scienze liberali e di quelle pratiche non considerate del tutto arte; i Predatori raccolgono gli esperimenti scritti sui libri, i Pionieri o Minatori si preoccupano di effettuare nuovi esperimenti. I Compilatori scrivono i dati prodotti dai citati funzionari in simboli e tavole, gli Uomini di Talento o Benefattori studiano gli esperimenti altrui e da essi traggono vantaggi per la collettività. Gli esperimenti di valore superiore, che penetrano ulteriormente i segreti della natura, sono ideati dalle Lampade e condotti dagli Inoculatori e, infine, tre individui detti Interpreti della Natura considerano tali esperimenti, come assiomi o osservazione di altissimo livello. Un’utopia, quella baconiana, che, a differenza di quella politico-pedagogica di Campanella, si fece storia con la creazione nel 1660 della Royal Socity e in generale delle accademie scientifiche tra Sei e Settecento in tutta Europa.


Nell'immagine, la Nuova Atlantide di Francesco Bacone.


Bibliografia

F. Bacon, Nuova Atlantide, a cura di G. Schiavone, Rizzoli, Milano, 2009.
T. Campanella, La Città del Sole, a cura di P. Di Vona-C. Coccia, Edizioni di Ar, Padova, 2014.

Documento inserito il: 17/06/2024
  • TAG: Francis Bacon, nuova Atlantide, Tommaso Campanella, la città del sole

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