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L’Illuminismo

I progressi delle scienze esatte, le trasformazioni economiche e le condizioni politiche e sociali del tempo, ebbero un notevole influsso sul pensiero filosofico del XVIII secolo, dominato dalle correnti dell’IlluminismoSi trattava di un vasto moto di pensiero che in Inghilterra si preannunciò già nel secolo precedente, e che nel Settecento poteva contare propri rappresentanti in tutti i paesi d’Europa, dalla Spagna alla Russia, anche se in ogni paese assunse particolari caratteristiche, in conformità alla particolare situazione dello Stato e alle sue esigenze. Non è quindi esatto ritenere che esso sia stato un fenomeno francese, anche se in Francia ebbe più rappresentanti, più personaggi illustri e più radicali che negli altri paesi. L’Illuminismo non fu una sola teoria, rigidamente e chiaramente determinata, ma un indirizzo generale del pensiero, nel quale si delinearono molteplici tendenze diverse tra loro. Tutto il pensiero illuminista era distinto dalla fiducia nella ragione, ossia dalla capacità della ragione umana di rendersi conto della realtà naturale e storica, intervenendo per rendere più idoneo alle necessità, dell’uomo l’ambiente che lo circonda.
Gli illuministi credevano chel’uomo, una volta conosciuta la realtà della natura e della storia, dovesse giungere a modificare le sue condizioni di esistenza, abolendo i cattivi usi e costumi, le istituzioni cattive o superate, ed in genere tutto quello che nella vita poteva apparire contario al raziocinio e quindi all’uomo. Essi erano convinti che bastasse conoscere il mondo per migliorarlo e quindi per stabilire sulla Terra il Regno della ragione e quindi si prodigarono per la diffusione dei lumi della ragione tra gli uomini. Fu da questo loro modo di agire che prese il nome del movimento illuminista. L’esperienza storica dimostrerà, poi quanto fosse ingenuo questo pensiero, poichè non era sufficiente conoscere il mondo per poterlo migliorare, ed in particolare ciò non è possibile quando questa conoscenza è limitata a poche migliaia di persone. Tutto questo sarebbe stato ampiamente dimostrato dall’esperienza storica successiva. Nel Settecento, gli illuministi effettuarono un ponderoso lavoro di ricerca che portò a criticare le superate istituzioni feudali, contribuendo al progresso e allo sviluppo delle scienze politiche e sociali.
Fin dal Cinquecento alcuni gesuiti spagnoli avevano enunciato il principio della sovranità popolare. Nel secolo successivo, l’inglese Thomas Hobbes sostenne che gli uomini, allo stato di natura sono in guerra perpetua tra loro; ma poichè questo sistema avrebbe presto portato la razza umana all’estinzione, gli uomini si associarono fra loro con un contratto che delegava ad un sovrano i loro diritti naturali, e che rappresentandola volontà, di tutti, doveva godere di poteri assoluti. Questo era lo Stato-Leviatano,ossia la monarchia assoluta. Un pensiero simile era quello sostenuto da Jacques Bossuet, predicatore di corte del re di Francia Luigi XIV, il Re Sole, che affermava che i re governavano i loro popoli per diritto divino, poichè essi ricevevano da Dio la loro investitura a sovrani. La dottrina del diritto divino, divenne in Europa la dottrina ufficiale delle monarchie assolute. La Rivoluzione Inglese, rivendicò invece il principio della sovranità popolare, in special modo per bocca dei due teorici dei LivellatoriJohn Lilburne e Gerard Wistanley. Successivamente in Europa si sviluppò il pensiero diJohn Lockediritto di rivoluzione. Nella sua opera è contenuta la dottrina della monarchia costituzionale, fondata sulla distinzione di tre poteri, da lui chiamati legislativo, esecutivo e federativo, quest’ultimo inteso a regolare i rapporti con l’estero. Locke sosteneva inoltre la tolleranza religiosa dello Stato verso tutte le confessioni religiose, escludendo però da tale tolleranza gli atei ed i cattolici. Le idee di Locke ebbero grande presa sul pensiero degli illuministi settecenteschi del continente europeo, ed in modo particolare su Montasquieu e su Russeau. Charles Secondatbarone di Montasquieu nella più, famosa delle sue opere, Lo spirito delle leggi. Sviluppò in modo particolare la dottrina di Locke riguardante la separazione dei tre poteri, che lui rinominò legislativo, esecutivo e giudiziario, posti come fondamento della monarchia costituzionale.
Jean Jacques Russeaufu il teorico della democrazia repubblicana, in modo particolare con la sua opera principale: Il contratto sociale; anch’egli auspicava ad uno stato di natura primitivo, pieno di felicità e semplicità, dal quale gli uomini sarebbero decaduti con il progredire della civiltà Ritenendo egli impossibile ritornare ad un tale stato di natura, Rousseau si dichiarava favorevole ad un regime di democrazia diretta, nel quale tutto il popolo doveva partecipare alla direzione dello Stato ed il potere esecutivo doveva essere subordinato al popolo stesso, costituito in assemblea. Infine il pensiero del più grande fra gli illuministi francesi; François Marie Arouet, Voltaire. Dal punto di vista politico fu un sostenitore della monarchia assoluta, non avendo alcuna fiducia nel popolo; doveva tuttavia trattarsi di una monarchia illuminata dai filosofi circa ciò, che si doveva o non si doveva fare. Nelle sue numerose opere, Voltaire si schierò, a favore della piena libertà di coscienza, della piena uguaglianza di fronte alla legge, dell’abolizione di tutti i privilegi, in modo tale da rendere la sua monarchia assoluta parecchio limitata dai diritti dei sudditi.
Nel XVIII secolo, le molteplici ricerche iniziate già due secoli prima, condussero alla definitiva creazione della scienza dell’economia politica, in particolare per opera dello scozzese Adam Smith, che fu anche l’autore del celebre volume La ricchezza delle nazioni. Nell’opera viene superata definitivamente l’obsoleta concezione mercantilistica dei metalli preziosi come unici costituenti della ricchezza di una nazione, assumendo come fonte di ogni ricchezza il lavoro svolto dall’uomo: lo Smith afferma che per mettere il lavoro in condizione di produrre tutte le ricchezze di cui è capace, occorre un regime di totale libertà di commercio e d’industria, nelle quali lo Stato abbia solo un compito di tutore dell’ordine. L’armonia della produzione e degli scambi verrà assicurata dalla libera concorrenza. Anche in altri paesi vi furono insigni studiosi di economia: in particolare sono da ricordare i fisiocratici francesi , che vedevano la ricchezza nell’agricoltura, il più importante dei quali fu il Quesnay, che era anche un grande sostenitore della piena libertà economica.
Le lotte religiose in Inghilterra e la prevalenza degli elementi feudali nella Chiesa cattolica del tempo, originarono molte discussioni sulla questione religiosa. Dire che gli illuministi furono antireligiosi, non corrisponde a realtà: tra loro vi furono infatti cattolici, protestanti, deisti, ma anche atei, rappresentanti quindi tutte le tendenze. Tra gli illuministi cattolici e protestanti si diffusero in grande misura le dottrine rigoriste come i giansenisti tra i cattolici e pietisti o quietisti tra i protestanti. Altri seguivano invece la religione naturale, sostenuta dall’inglese Toland, che affermava l’esistenza di una divinità, l’Essere Supremo, e di un codice di leggi morali che venivano generalmente riconosciute da tutti i popoli. Questa dottrina, nota anche come teismo, venne largamente seguita e diffusa da famosi illuministi come Voltaire e Rousseau, senza comunque impedire loro di condurre una violenta campagna anticlericale, alimentata dalla denuncia del potere politico ed economico esercitato dall’alto clero. Accanto ai teiste meritano una menzione i materialisti, spesso atei, come Diderot, D'Alembert, D’Holbach, Helvetius, La Rochefoucauld, Lamettrie, che furono anche gli autori principali dellEnciclopedia, Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri.. La grandiosa opera in 17 volumi, accompagnati da 11 volumi di tavole, apparve fra il 1751 e il 1772:essa rappresentò tutto il sapere scientifico, di tutte le opinioni filosofiche e politiche del periodo, divenendo oltre che il mezzo mediante il quale il pensiero illuminista riuscì ad imporsi all’opinione pubblica europea, ma servì da fondamento teorico agli esponenti dell’ormai prossima Rivoluzione Francese. Nonostante ingenuità ed errori, l’Illuminismo rappresentò un grande progresso del pensiero umano, contribuendo al superamento e all’abolizione di molti usi barbari, molte istituzioni estemporanee, particolarmente nel campo dell’amministrazione statale e dell’economi pubblica, ponendo in primo piano la dignità dell’uomo,in quanto essere pensante.


Nell’immagine, ritratto di François Marie Arouet, Voltaire, uno dei maggiori esponenti dell’Illuminismo.
Documento inserito il: 24/12/2014
  • TAG: illuminismo, fiducia ragione, lumi ragione, thomas Hobbes, stato leviatano, jacques busset, john lilburne, gerard wistanley, john locke, jacques russeau, voltaire, adam smith, fisiocratici, giansenisti, pietisti, quietisti, materialisti, enciclopedia

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