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L'impero coloniale spagnolo

La colonizzazione spagnolasi è particolarmente distinta per le terribili stragi perpetrate dai conquistadores nei confrontio delle popolazioni indigene, stragi alle quali fece seguito l'asservimento o lo sterminio delle popolazioni locali. I territori conquistati veneivano ceduti a nobili spagnoli sotto forma di encomienda, ossia il beneficiario poteva godere di tutti i tributi e delle prestazioni di lavoro fornite dalle popolazioni ad esso sottoposte, ed in compenso si impegnava a prestare servizio militare e a convertire al Cristianesimo gli indios al proprio servizio.
Questo genere di feudalesimo si diffuse molto rapidamente non solo tra i nobili spagnoli emigrati, ma anche tra quelli rimasti in patria, tanto che nella sola isola di Hispaniola, l'attuale Haiti, vennero concesse quasi 700 encomiendas.
Poichè la popolazione locale non era abituata ai lavori agricoli, vi venne costretta con la forza: la sferza era il sistema più usato per costringere gli Indios a lavorare.
Questo tipo di trattamento provocò numerose sommosse che vennero domate con lo sterminio sistematico di intere popolazioni. A causa dei maltrattamenti e delle continue stragi, già nella metà del XVI secolo i popoli indigeni di Cuba e della Giamaica erano estinti. Per il ripolamento delle due grandi isole, gli Spagnoli utilizarono gli schiavi negri provenienti dalle coste dell'Africa occidentale. La tratta dei negri era già iniziata agli inizi del '500 e nel 1517, il governo spagnolo concluse il primo accordo, l'asiento per la fornitura di schiavi. Dagli schiavi negri, strappati alla loro terra di origine e alle loro famiglie, ci si poteva attendere una minore resistenza rispetto agli indigeni, fortemente legati tra loro. Per questo motivo e per la facilità di procurarsi schiavi negri, vennero intensificate le stragi di indigeni, tanto che esse sparirono dalla maggior parte delle Isole Caraibiche.
La tratta sconsiderata di popolazioni nere arreccò gravissimi danni all'Africa occidentale, poichè nel lasso di tre secoli vennero strappati alla loro terra d'origine 12 milioni di persone, dei quali solo la metà giunse in America, mentre l'altra metà morì durante l'assalto ai villaggi, durante la marcia di avvicinamento alla costa, oppure durante il viaggio via mare. La tratta dei negri può essere considerata la principale causa dell'aretratezza nella quale si trova oggi l'Africa.
Dalle isole, il sistema dell'encomienda si estese successivamente sul continente ed in particolar modo nel Messico ed in Perù. Il profitto maggiore lo trassero i conquistadores come Cortes, che si assicurò un dominio che comprendeva 60.000 indigeni. Intere popolazioni vennero massacrate in Argentina, in Uruguay e nel Cile: altre si rifugiarono nella foresta vergine, nella quale iniziarono un tipo di vita ancor più primitivo e arretrato. Sottomesse ad un duro giogo feudale più simile alla schiavitù, le polazioni di Messico, Bolivia e Perù vennero obbligate al lavoro forzato in miniera. Infatti, già dal 1530, vennero scoperte in Messico ricche miniere di argento e oro e nel 1545 le miniere d'argento in Bolivia. Per sfruttarle, il governo spagnolo impose ai villaggi di fornire ogni anno un certo numero di operai, che venivano poi impiegati nelle miniere a lavorare duramente e sotto la minaccia della sferza per alcuni anni, esattamente come accadeva agli schiavi. Pochi erano quelli che riuscivano a terminare il periodo richiesto e a tornare nei loro villaggi.


Nell'immagine, Hernan Cortes, le cui stragi di indigeni portarono all'estinzione di intere popolazioni locali nel continente americano e sulle Isole Caraibiche.
Documento inserito il: 25/12/2014
  • TAG: impero spagnolo, colonie, conquistadores, encomienda, tratta negri, asiento, sfruttamento, schiavitù

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