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L'esercito Francese : Evoluzione dell'arte della guerra dal 1500 al 1790 [ di Massimo Zanca ]

Allo scoppio della Rivoluzione Francese si è ormai conclusa quella che potremmo chiamare la rivoluzione militare di età moderna, iniziata all’inizio del 1500 con l’utilizzo dei primi rudimentali archibugi a miccia e delle bombarde montate su affusti senza ruote. Brevemente, queste sono le principali evoluzioni in campo militare:
1.La fanteria non utilizza più armi bianche da taglio. Grazie al perfezionamento del meccanismo di sparo dei fucili ed alla contestuale invenzione della baionetta a innesto, che consente alla fanteria di difendersi dalle cariche di cavalleria (prima erano necessari i picchieri), questa viene sempre più equipaggiata con armi da fuoco. Si tratta di un processo lungo, di oltre duecento anni e che non sempre segue un’unica direzione: si pensi, ad esempio, alla battaglia di Culloden del 1746, combattuta da inglesi e giacobiti scozzesi, nella quale questi ultimi erano armati quasi esclusivamente con uno scudo di legno e di spada, oppure ai sanguinosi scontri parigini del 10 agosto, nei quali molti manifestanti utilizzavano le picche.
2.La cavalleria è l’arma che subisce più cambiamenti. Se nel corso dei primi tre quarti del 1500 è utilizzata per sfondare gli schieramenti nemici attraverso l’urto deciso dei lancieri, successivamente viene introdotta la pratica del caracollo: i cavalieri, ora armati di armi da fuoco, sono disposti su più ranghi e, a turno, si avvicinano al nemico, sparano e quindi tornano in coda alla formazione dove ricaricano l’arma. Questa pratica dura praticamente per tutto il 1600 e porta alla nascita dei reparti di dragoni, sostanzialmente fanteria montata che al momento dello scontro combatteva a terra. A reintrodurre una cavalleria pesante, che combattesse ancora con armi bianche, che cercasse di nuovo il corpo a corpo e cui era assegnato il compito di sfondare le linee avversarie fu Federico il Grande con la creazione di diversi reggimenti di corazzieri.
3.L’artiglieria diventa via via più mobile, più precisa, grazie all’introduzione di pur rudimentali meccanismi di alzo della canna, mentre si assiste ad un contemporaneo fenomeno di standardizzazione dei calibri.
4.A livello di comando, si passa dal condottiero rinascimentale che si avvale di un consiglio di guerra temporaneo e formato da principi, che non esita a buttarsi nel mezzo della mischia a costo di lasciare l’esercito acefalo e privo di direttive, al generale che si attornia di uno Stato Maggiore di professionisti formatisi in scuole di guerra create dallo Stato.
5.Gli eserciti diventano sempre più grandi. Non solo un fante costa meno di un cavaliere, ma contestualmente gli Stati nazionali affinano i proprio apparati amministrativi e logistici di gestione dell’esercito, mentre l’apparato fiscale è via via più efficiente e consente di reperire fondi sempre più importanti.
6.Si iniziano a creare i reggimenti, cioè formazioni militari permanenti e stanziali su di un determinato territorio. In precedenza, tranne che per un piccolo nucleo fisso, l’esercito era reclutato in previsione o per far fronte ad una guerra: soldati erano semplicemente divisi in contingenti che prendevano il nome del comandante e che, a guerra conclusa, erano sciolti. In più nel corso del 1700 tutte le potenze europee accettano che i nobili reclutino, vestino, addestrino i reggimenti, che divento così una sorta di piccola impresa privata. Ma se in tal modo lo Stato evita di sostenere uscite monetario, alto è il prezzo che deve pagare sul piano politico e dell’efficienza militare: a comandare non sono i meritevoli, ma coloro che hanno ingenti mezzi economico, che possono quindi permettersi di mantenere un’unità da combattimento, e che coincidono con i nobili. In Francia questo processo avviene fra il 1764 ed il 1771 grazie 0.all’opera del ministro Etienne F. Choiseul, quando i reggimenti vengono tolti dalla potestà dei privati ed affidati all’amministrazione statale.
7.Dal punto di vista dell’equipaggiamento si assiste alla lenta introduzione di una divisa uguale per tutti. Nel rinascimento lo stesso concetto di divisa era sconosciuto e le formazioni militari erano variopinte quanto etorogenee; con il re svedese Gustavo Adolfo, allo scoppio della guerra dei 30 anni (1618-1648) si assiste alla formazione di unità combattenti (non si possono ancora definire compiutamente reggimenti) di colori diversi: abbiamo così il reggimento rosso, giallo etc. Nel corso del 1700, lentamente, ogni nazione adotta un colore predominante ed ogni reggimento viene distinto dai colori dei polsini, colletto, etc, acquisendo un nome e/o un numero.

Per gentile concessione dell’Associazione Napoleonica d’Italia
Documento inserito il: 25/12/2014
  • TAG: esercito rivoluzionario francese, evoluzione arte guerra, rivoluzione militare, organizzazione, uniformi, armi, stategie
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