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La Rivoluzione Francese: La Convenzione Montagnarda

Nel periodo in cui prese il potere la Montagna, la situazione politica e militare era difficilissima e peggiorò ulteriormente nei mesi successivi. I capi dei girondini che erano riusciti ad evitare l'arresto avevano infatti trovato rifugio nei loro dipartimenti istigandoli alla rivolta contro il Governo centrale. In questa loro azione essi furono aiutati dalla ricca borghesia locale, timorosa di perdere le proprie ricchezze, e dai nostalgici del passato regime, che in alcune zone rappresentavano la maggioranza.
Sul finire del giugno 1793, 60 degli 83 dipartimenti francesi erano in rivolta, in particolar modo quelli della Bretagna, della Normandia, nel Sud-Ovest, nel Meridione e nella Franca Contea. Alcune città importanti come Lione, Bordeaux, Tolone e Marsiglia erano di fatto in mano ai rivoltosi. Questa sommossa venne definita "rivolta federalista", in quanto coloro che l'avevano messa in atto, avevano in animo di proporre una costituzione che prevedesse che le provincie ad essa soggette, fossero solo federate tra loro, conservando una piena autonomia.
Nel frattempo anche il timore di un'invasione da parte di potenze straniere si fece sempre più concreta: l'Inghilterra mise in campo un esercito pronto a mettere sotto assedio Dunquerque, mentre la sua flotta portava copiosi aiuti agli insorti e occupava, grazie al tradimento dei monarchici, la base navale di Tolone. Nel Nord del Paese e sul Reno andarono perdute le fortezze di Valenciennes, Condè, Maubeuge e altre ancora. La Savoia venne invasa dai Piemontesi, che minacciavano anche Nizza; L'esercito spagnolo forzò i passaggi dei Pirenei avanzando su Bayonne e Perpignano. I soldati, traditi dai propri generali si ritiravano su tutti i fronti.
L'atmosfera politica era avvelenata dalle continue congiure ordite da monarchici e girondini. In questo clima, il 13 luglio, la giovane monarchica Charlotte Corday assassinò il più intelligente e lungimirante esponente dei montagnardi: Jean Paul Marat. A tutto questo si aggiungevano i tumulti del popolo che chiedeva che si ponesse fine alle sofferenze ad esso arrecate dalla guerra, dall'inflazione e dal costo della vita. Queste masse popolari minacciavano di sfuggire al controllo dei Montagnardi, per seguire gli esponenti più radicali del movimento come, ad esempio, Jacques Roux, un ex prete datosi alla politica, Varlet, un'impiegato delle poste convertitosi in capo popolo ed Hebert, un demagogo che riusciva ad infiammare i più facinorosi.
Per ovviare a tutti questi problemi, la Montagna provvide a riorganizzare il Governo: vennero istituiti 21 Comitati eletti dalla Convenzione. Fra di essi spiccava per le sue funzioni il Comitato di salute pubblica, che fin dall'aprile aveva sostituito il Comitato esecutivo. Poco per volta questo Comitato pose sotto il proprio controllo tutti gli altri Comitati dell'Assemblea, giungendo così a svolgere la mansione di Governo centrale.
Nel luglio 1793 vennero espulsi dal Comitato i membri più infidi, tra i quali il corrotto Danton, e fecero il loro ingresso al suo interno i membri più risoluti del movimento: Robespierre, Saint Just, Couthon, Billaud-Varenne, Collot d'Herbois, Prieur de la Cote d'Or e Prieur de la Marne fra i Giacobini, e Carnot, Lindet e Barère appartenenti alla Pianura. Pur essendo di idee differenti fra loro, essi erano un gruppo di persone energiche, laboriose e disinteressate, disposte a porre l'interesse della Francia al di sopra di quello personale o della fazione che essi rappresentavano. Fu questo Comitato a salvare il Paese dalla catastrofe.
Su tutti spiccavano le figure Saint Just e di Robespierre: quest'ultimo, avvocato di Arras che aveva preso parte come deputato agli Stati Generali, difensore delle posizioni democratiche e patriottiche, era persona di tale rettitudine e disinteresse che passò alla storia con il soprannome di "Incorruttibile". A causa della sua fermezza morale e della sua propensione a valutare le situazione in una maniera idealistica, affrontò in modo astratto le questioni economiche e sociali che gli vennero poste, e questo suo modo di operare fu causa della sua fine.
La costituzione fatta approvare alla Convenzione dai Montagnardi era pienamente democratica e prevedeva l'abolizione di ogni distinzione fra cittadini attivi e passivi, ma la sua applicazione venne rimandata a tempi di pace. Per il momento caotico che stava attraversando la Francia, la Convenzione decretò la creazione di un "Governo rivoluzionario, ossia la dittatura del Comitato di salute pubblica, che venne applicata in maniera implacabile e risoluta, come del resto richiedeva la grave situazione del momento: le amministrazioni locali vennero sostituite da commissari di nomina governativa o da deputati inviati dalla Convenzione o dal Comitato di salute pubblica. Questi rappresentanti in missione avevano pieni poteri. La stessa Convenzione venne esautorata dal Comitato che la epurò di buona parte dei suoi rappresentanti: molti di essi vennero arrestati, mentre altri trovarono scampo nella fuga. 75 deputati girondini vennero salvati dalla ghigliottina dal personale intervento di Robespierre, che però fece giustiziare 21 capi del movimento. Grazie a questo terribile esempio, la maggior parte dei deputati della convenzione, anche se contraria a Robespierre, fu costretta all'obbedienza.
Nel periodo in cui la Montagna diede inizio alla dittatura, la situazione in Francia era drammatica, con il nemico che premeva alle frontiere, la guerra civile che si stava diffondendo al suo interno fomentata dall'aristocrazia e dagli agenti dei sovrani stranieri. La carestia era aggravata dalle manovra di speculatori senza scrupoli, mentre fornitori disonesti rifornivano l'esercito con merci avariate e materiali inservibili; i soldati erano inoltre guidati da ufficiali superiori che spesso li abbandonavano passando al nemico; rivoluzionari idealisti e amati dal popolo come Marat venivano assassinati.
In questo marasma al popolo venivano chiesti sacrifici immani, come ad esempio la leva di massa, che negli intendimenti del Comitato doveva portare a formare un esercito di un milione di uomini, che dovevano poi essere equipaggiati, portando ulteriori privazioni alla popolazione non combattente, chiamata anche a supplire alla carenza di manodopera che si verificò soprattutto nelle campagne.
Per far si che il popolo potesse affrontare il compito che le veniva assegnato, occorreva ridargli fiducia e garantirle che i suoi sacrifici non sarebbero stati vanificati dal tradimento e dalla speculazione. Per raggiungere questo obbiettivo, il Governo montagnardo dette inzio ad un'azione repressiva contro tutti coloro che potessero nuocere alla Rivoluzione: tale repressione venne affidata ai Tribunali rivoluzionari, che giudicavano con un rito breve e senza possibilità di appello i traditori e i nemici della Rivoluzione oltre a, secondo la logica della guerra civile, avversari degli uomini al potere, che in base alle leggi comuni non sarebbero stati giudicati colpevoli, innocenti cittadini la cui unica colpa era in alcuni casi la loro origine aristocratica, oppure per le loro convinzioni religiose.
Durante il periodo cosiddetto del "Terrore", vennero condannati a morte la regina Maria Antonietta, ventuno dirigenti girondini, i due rappresentanti del movimento dei Foglianti Barnave e Bailly, responsabile della strage del Campo di Marte, il chimico Lavoisier e il poeta André Chenier.
Sul "Terrore" ci sono state parecchie speculazione, in particolare nel XIX secolo: gli storici di parte monarchica esagerarono spesso le cifre delle vittime. La cifra accertata dei condannati a morte effettivamente sopressi si aggirerebbe, nel periodo compreso tra l'ottobre del 1793 e il 27 luglio 1794, data in cui cadde Robespierre, sulle 16000 persone. La strage venne resa molto più sanguinosa da personaggi corrotti e disonesti che si infiltrarono tra le fila dei Montagnardi e che si servirono del Terrore per arricchirsi a spese delle loro vittime.
Pur macchiato da eccessi talvolta ingiustificati, il Terrore raggiunse il proprio scopo di ridare fiducia al popolo, sostenendolo nel suo sforzo per respingere gli eserciti stranieri, salvando al contempo la Francia e la Rivoluzione. Va detto inoltre che i rivoluzionari colpirono per non essere colpiti: in effetti non in tutto il Paese essi erano forti. In Vandea, a Marsiglia, a Lione e a Tolone essi furono massacrati dai loro avversari senza alcuna pietà. Dopo la caduta di Robespierre, sui Montagnardi superstiti si abbattè implacabile la vendetta borghese: il "Terrore bianco".

Va detto che in campo socio-economico i montagnardi presero alcuni meritori provvedimenti in favore delle classi più disagiate. In particolare, in favore dei contadini vennero emanate tre leggi che prevedevano:
- La suddivisione dei beni dei nobili emigrati, ed in seguito dei beni nazionali in piccoli lotti, con la possibilità di pagarli in 10 anni.
- La divisione in parti uguali dei beni comunali fra tutti i nullatenenti del Comune.
- La soppressione, senza dover pagare alcuna indennità, di tutti i diritti feudali, anche se fondati su documenti validi.
Furono queste tre leggi a salvare la Rivoluzione, garantendole il sostegno del soldato contadino e favorendo al contempo la prosperità della Francia fino ai giorni nostri. Occorre però precisare, che circa un terzo dell'intero territorio francese restò suddiviso in pochè grandi proprietà e ciò limitò molto i benefici della Rivoluzione.
Per porre un freno al carovita, il movimento popolare costrinse il Comitato di salute pubblica e la Convenzione, ad adottare misure atte a fissare dei calmieri sulle principali derrate alimentari. Al lato pratico il prezzo massimo del pane e della farina fu solo parzialmente osservato e solo in alcune delle principali città, come Parigi, dove più forte era il controllo rivoluzionario. Per altri generi il "maximum" venne scarsamente osservato un pò ovunque. Per assicurare l'approvvigionamento delle città, il Governo fece largo uso della requisizione dei grani, punendo pesantemente gli incettatori e gli accaparratori. Queste misure vennero in odio alla ricca borghesia mercantile, alla quale veniva meno la possibilità di speculare, ma furono necessarie alla sopravvivenza delle popolazioni. Particolare cura venne posta dal Comitato nell'incremento della produzione bellica: vennero fondate fabbriche statali di fucili ed armi bianche e vennero fornite ai privati le materie primi a prezzi controllati. Fu grazie a queste misure che gli eserciti della Repubblica poterono essere riforniti degli armamenti necessari.
I migliori risultati la Convenzione Montagnarda li ottenne nella difesa del paese. La leva di massa eliminò tutte le precedenti ingiustizie di reclutamento e rese possibile nel 1794 la costituzione di un esercito di oltre un milione di uomini suddivisi in dodici armate. I quadri militari vennero epurati di tutti quegli elementi deboli, infedeli o incapaci: si venne così a creare quell'efficiente Stato maggiore repubblicano, totalmente composto da generali giunti dalla gavetta e che in seguito, conquistò le più belle vittorie ottenute dalla Francia. Di questo Stato maggiore facevano parte generali che in seguito servirono nella armate di Napoleone: Marceau, Massena, Jourdan, Davout, Kléber, Hoche e molti altri.I soldati erano resi consapevoli dei loro diritti grazie all'educazione politica democratica, che rialzava loro il morale e ristabiliva in essi una cosciente disciplina.
Tuttavia, l'offensiva del 1794, venne ritadata a seguito della necessità di reprimere le rivolte interne. Tale operazione venne resa più semplice dal fatto che, ad esclusione della Vandea e in poche altre località, la popolazione non seguiva più i Girondini e gli agitatori monarchici: artigiani e contadini non volevano più morire per fare l'interesse dei borghesi e dei nobili. Le città che opposero maggiore resistenza furono Lione e Tolone. Quest'ultima città fu soccorsa dagli Inglesi e, nel corso delle operazioni di riconquista si mise in luce un ufficiale di artiglieria destinato ad un grande avvenire: Napoleone Bonaparte. Verso la fine dell'anno, anche le rivolte in Vandea vennero soffocate.
L'autunno del 1793 segnò l'inizio della riscossa dell'esercito repubblicano contro l'invasione straniera: vennero liberate Dunquerque, Maubeuge ed altre fortezze cadute precedentemente in mano al nemico, gli Spagnoli vennere ricacciati oltre il confine, la Savoia venne riconquistata e, sul finire dell'anno i Francesi penetrarono in Renania, costringendo gli Austriaci a ripassare il Reno.
Maggiori successi vennero conseguiti dalle armate Repubblicane l'anno successivo: a Nord i Francesi rientrarono in Belgio e sotto il comando del Generale Jourdan, il 26 giugno sconfissero gli Austriaci a Fleurus. La conseguenza immediata di questa vittoria fu la conquista di tutto il Belgio. Sui Pirenei, i Francesi varcarono il confine con la Spagna e invasero la Catalogna ed i Paesi Baschi. Sulle Alpi sembrava imminente l'invasione dell'Italia, ma proprio in quel periodo il Governo rivoluzionario si disgregò e cadde.


Nell'immagine, ritratto di Maximilien de Robespierre, a capo del mivimento dei Montagnardi
Documento inserito il: 25/12/2014
  • TAG: rivoluzione francese, convenzione montagnarda, rivolta federalista, marat, tribunali rivoluzionari, terrore, terrore bianco, situazione socio economica, battaglia fleurus,

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