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Le monarchie illuminate nel Settecento europeo

Molti sovrani settecenteschi si interessarono in maniera positiva agli illuministi e alla loro opera soprattutto perchè le dottrine proposte da alcuni autori come Voltaire, assegnavano proprio ai monarchi assoluti il difficile compito di riformare la società, a patto che essi si fossero fatti illuminare in questa loro opera da dotti filosofi. In quel periodo si videro così sovrani assoluti come Federico II di Prussia e la zarina Caterina II di Russia, ospitare alla loro corte con tutti gli onori Voltaire e altri importanti illuministi. Purtroppo questi cosiddetti sovrani illuminati, si limitarono ad accogliere solo quelle proposte illuministe che giovavano al rafforzamento del loro potere nello Stato. Nel contempo, per accrescere il gettito fiscale, essi adottarono misure atte a rendere più favorevoli il commercio e l’industria, consentendo quindi lo sviluppo dei ceti borghesi. Queste riforme andarono via via diminuendo con il passare del tempo per poi fermarsi definitivamente con lo scoppio della Rivoluzione Francese, che fece temere ai ceti privilegiati, ogni cambiamento nell’ordine esistente. Un provvedimento preso dalla quasi totalità delle corti europee, comprese quelle di Spagna e Portogallo, fu la cacciata dai propri territori dei Gesuiti, che poterono continuare la loro opera solo nella Russia ortodossa e nella Prussia luterana. Infatti, nel 1782, le pressioni esercitate dalle corti cattoliche, indussero papa Clemente XIV a sopprimere la Compagnia di Gesù. Le cause di questa decisione non furono determinate da motivi religiosi, ma bensì da motivi politici ed economici: i Gesuiti si erano infatti spesso immischiati nelle politiche delle monarchie cattoliche, con lo scopo preciso di contrastarne ogni tentativo di riforma religiosa. Essi avevano fatto proprie le cariche di direttori delle coscienze di re e regine, oltre che delle famiglie più potenti dell’epoca, finendo in tal modo per essere riconosciuti come una potenza interna in ogni Stato: La soppressione dell’ordine, puntava quindi a rendere le monarchie indipendenti dal loro controllo, consolidandone quindi il potere assoluto; le enormi ricchezze accumulate dai Gesuiti, facevano inoltre gola alla nobiltà feudale, e alla loro cacciata i beni appartenuti alla Compagnia di Gesù vennero secolarizzati dai governi e spartiti tra nobili e speculatori. In diversi Stati, tra i quali in Austria e nella Repubblica di Venezia, oltre a quelli dei Gesuiti, vennero secolarizzati anche i beni di altri ordini religiosi: con la vendita di questi beni, i governi accrebbero le loro entrate e favorirono la nobiltà feudale e la borghesia terriera, che nel frattempo si era già formata in molti Stati, senza tenere in alcun conto i diritti dei contadini.
In Portogallo ed in Spagna, le innovazioni si limitarono quasi esclusivamente alla cacciata dei Gesuiti, mentre in altri Stati, si procedette invece a riforme di vasta portata. Su tutti spiccava l’Austria, dove la monarchia si era posta come scopo primario di riuscire ad amalgamare tutti i territori che componevano il vasto impero asburgico, così diversi tra loro per lingua, nazionalità cultura e condizioni economiche e giuridiche. L’imperatrice Maria Teresa, consigliata saggiamente dal suo primo ministro, principe Kaunitz e suo figlio Giuseppe II, svolsero una serie di importanti riforme di ogni genere. Sotto il governo di Maria Teresa gli Stati facenti parte dell’Impero, Austria, Ungheria, Belgio, Boemia e Milanese, vennero riordinati in provincie e distretti senza tenere minimamente conto delle divisioni tradizionali; vennero accantonate le assemblee rappresentative locali, e tutti i territori vennero sottoposti all’amministrazione di funzionari imperiali rigidamente diretti e controllati da Vienna, secondo leggi e regole uniformi. Venne abolita la tortura nei procedimenti giudiziari e emanate nuove leggi penali e di procedura, valide per tutti i territori dell’Impero. Venne tentato con scarso risultato di limitare gli abusi dellanobiltà, costringendola a contribuire parzialmente al pagamento delle imposte e sottoponendola alla giurisdizione dei tribunali ordinari; vennero quindi istituite le scuole di Stato, mentre in precedenza l’istruzione era appannaggio esclusivo degli istituti religiosi. L’opera di riforma iniziata da Maria Teresa venne proseguita dal figlio Giuseppe II, in modo particolare per quanto concerneva i rapporti con la Chiesa. Egli volle imporre alla Chiesa il controllo regio, originando quel corpo di istituti che assunsero il nome di Giuseppismo: la nomina dei vescovi dipendeva dall’assemblea dell’Imperatore. Giuseppe II si interessò perfino degli ordinamenti interni della Chiesa e nelle pratiche liturgiche, fino la punto di prescrivere quante candele dovessero essere accese sugli altari. Per questi suoi eccessi, egli venne soprannominato dal re di Prussia il re sagrestano. L’opera riformista attuata dai sovrani del Settecento servì a costituire quella ferrea struttura burocratica-militare, che permise all’Impero austro-ungarico di sopravvivere fino al 1918, contraddistinto da un’onesta amministrazione.
La Prussia di Federico II fu uno dei massimi esempi di assolutismo amministrativo. I tre doveri che Federico II richiedeva ai suoi sudditi erano infatti Fare il soldato, pagare le imposte e tenere la bocca chiusa. Nello Stato caserma prussiano, venne mantenuta intatta la dominazione degli Junkers prussiani sui contadini e sullo Stato: rimase quindi la servitù della gleba, il regno del bastone nelle caserme e nelle campagne. Federico II era solito ripetere che Ilsoldato prussiano deve temere più il bastone del caporale che la pallottola nemica. Nonostante questo, la Prussia fu il primo Stato al mondo ad introdurre, nel 1751, l’istruzione elementare obbligatoria. Vennero dedicate grandi cure alla bonifica di terreni paludosi, allo scavo di canali e al miglioramento delle coltivazioni; furono abolite le dogane interne e si favorì lo sviluppo delle manifatture el’immigrazione dall’estero di manodopera specializzata. La Prussia dava già l’immagine di ciò che la Germania sarebbe divenuta nei secoli successivi, ossia un Paese contraddistinto da un elevato sviluppo tecnologico e scientifico e da una disciplina militare che l’ portata ad affrontare pericolose avventure belliche.
Meno importanti furono le riforme portate a termine da Caterina II di Russia, zarina di origine tedesca giunta al trono dopo aver fatto assassinare il marito Pietro III. Il suo regno segnò il trionfo della nobiltà, che si vide esonerata dagli obblighi militari e burocratici, imposti loro da Pietro I il Grande: i nobili divennero una casta parassitaria, che non giustificava più, i propri privilegi con alcun servizio di d’importanza sociale. Il regno di Caterina II fu particolarmente celebre per la durissima oppressione esercitata nelle campagne, nelle quali i contadini potevano essere venduti anche senza la terra alla quale erano ascritti, come se fossero stati degli schiavi. Questa situazione condusse ad una rivolta contadina capeggiata da un cosacco: Pugacev. Questi venne definitivamente sconfitto nel 1775 e messo a morte tra terribili torture. Tutta l’opera riformatrice di Caterina II, consistette nella fondazione di alcune scuole destinate ai giovani nobili e nella riorganizzazione dell&rsquo,esercito e dell’amministrazione delle finanze. Tutte riforme effettuate nell’interesse dello Stato feudale e della nobiltà che lo controllava.


Nell’immagine, ritratto della zarina Caterina II di Russia. Le uniche riforme apportate durante il suo regno furono esclusivamente in favore della nobiltà russa, a discapito dei contadini.
Documento inserito il: 24/12/2014
  • TAG: monarchie illuminate, voltaire, maria teresa asburgo, giuseppismo, re sagrestano, zarina caterina II, federico II prussia

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