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La politica economica del ministro Colbert durante il regno di Luigi XIV

Sotto il regno di Luigi XIV venne applicato con maggiore vigore quel sistema mercantilistico che aveva visto la sua nascita fin dal secolo precedente.Tale politica, assunse in quel periodo il nome di colbertismo derivato dal suo propugnatore, il controllore generale delle finanze, Colbert. Questa politica nasceva dal presupposto che la prosperità di una nazione dipendeva dalla quantità di metalli preziosi dei quali essa disponeva. Bisogna infatti tener conto, che in quell’epoca, i metalli preziosi come l’oro e l’argento, rappresentavano l’unica forma di moneta utile alle monarchie di tipo feudale, per arruolare truppe loro necessarie per mantenere il proprio potere e per perseguire la loro politica di potenza. Fu proprio per ridurre la fuoriuscita di questi metalli preziosi che il Colbert si impegnò in una politica tutta tesa a ridurre le importazioni di prodotti stranieri. Per ragiungere il suo scopo, egli ideò un sistema doganale proibitivo, che aveva lo scopo di ridurre le importazioni di prodotti stranieri, colpendoli con alti dazi. Questa politica favorìla produzione nazionale. Poichè la borghesia francese era poco propensa ad investire denaro in nuove manifatture, Colbert tentò di incoraggiare gli imprenditori con copiose sovvenzioni, con la concessione di edifici di proprietà dello Stato, con titoli nobiliari, ed anche con la concessione del monopolio in alcuni determinati settori di produzione industriale. Lo scopo principale del ministro, non era solo quello di riuscire a rifornire il mercato interno di prodotti esclusivamente nazionali, ma soprattutto quello di riuscire ad esportare all’estero i prodotti francesi, in modo tale da arricchire il Paese di metalli preziosi. I suoi sforzi non raggiunsero grandi risultati: sotto il suo governo, nonostante le grandi spese sostenute dalle casse dello Stato, le imprese effettivamente avviate alla produzione furono poco più di una quarantina, un numero quindi non sufficiente a modificare il quadro complessivo dell’economia francese. Più utili si rivelarono invece le misure prese dal Governo per agevolare lo scambio dei prodotti. Ciò fu reso possibile dall’abolizione di parte dei dazi interni e dall’abbassamento dei costi di quelli rimasti, dalle opere di regolazione dei fiumi, e dallo scavo di canali che permisero una maggiore facilità nel trasporto delle merci. La magiore di queste opere, fu l’apertura, sotto il governo di Colbert, del Canale di Mezzogiorno, che collegava l’Atlantico al Mediterraneo. Un latro suo grande merito fu la costruzione di una potente flotta militare e mercantile necessarie per promuovere e difendere il commercio estero della Francia. Vennero inoltre fondate delle compagnie privilegiate sul tipo di quelle già operanti in Inghilterra e Olanda: le compagnie del Levante, del Nord, delle Indie Occidentali e quella delle Indie Orientali, che portarono la bandiera francese sugli oceani. Per costituire delle basi commerciali e militari il Colbert diede avvio ad un primo programma di politica coloniale: In India vennero fondate le due basi di Pondichery e di Chandernagor. Negli attuali Stati Uniti venne istituita la prima grande colonia: la Louisiana, così chiamata in onore di Luigi XIV re di Francia. Nel contempo venivano proseguite la colonizzazione del Canada e delle Antille. Nonostante i numerosi successi ottenuti, la politica di Colbert trovò sempre ostilità da parte dell’ambiente feudale che ancora permeava la nobiltà francese. I nobili, ritenevano infatti deplorevole occuparsi di commercio e industria, preferendo trarre i propri profitti dalle ricche pensioni offerte dallo Stato, dallo sfruttamento dei contadini, dagli incarichi nella pubblica amministrazione, oppure dalle alte cariche ecclesiastiche, quali abbazie e vescovati. Al pari della nobiltà, anche la borghesia francese preferiva investire i propri guadagni per l’ acquisto di incarichi pubblici, di feudi, titoli nobiliari, o nell’appalto delle imposte, ma non in attività industriali o commerciali. Per poter costituire i capitali delle compagnie privilegiate che dovevano operare oltremare, lo Stato fu costretto ad obbligare i grandi imprenditori ad acquistare azioni, ma nonostante tutto, per raggiungere il capitale necessario, le casse statali dovettero comunque accollarsi una buona parte dell’esborso. Lo scarso interesse della borghesia per le attività imprenditoriali, era in gra parte dovuto alla scarsa stima che essa aveava nello Stato, sfiducia dovuta alla politica generale e finanziaria attuata dal governo. Nei primi anni del suo regno, Luigi XIV fece arrestare, imprigionare e in molti casi giustiziare quei notabili francesi che si erano macchiati di disonestà nella riscossione delle imposte. Successivamente vennero avviate le procedure per la confisca dei patrimoni,:seguirono l’annullamento dei debiti contratti dallo Stato e l’abbassamento dei tassi d’interesse sul debito pubblico. Tutto ciò screditò il governo agli occhi dei borghesi. A causa della politica di grandezza di Luigi XIV, che portò ad una serie incessante di guerre, le imposte subirono una brusca impennata, ed ebbero come immediata conseguenza l’immiserimento della popolazione ed in modo particolare dei contadini. Le continue carestie, causate dall’impoverimento dei contadini, che restavano privi dei mezzi per promuovere l’agricoltura, che rimaneva quindi in balia degli elementi atmosferici, provocarono numerose perdite tra la popolazione. Questa situazione creò un notevole malcontento tra il popolo, al quale lo Stato rispondeva con un’ azione repressiva. Un esempio su tutti la politica religiosa intrapresa da Luigi XIV. Il re Sole, rinnegò i principi di tolleranza religiosa perseguiti dai suoi predecessori: nel 1685 revocò l’Editto di Nantes, ed in seguito a ciò una moltitudine di commercianti ed artigiani Ugonotti lasciarono la Francia alla volta di Olanda, Germania e Inghilterra, arricchendo di professionalità i Paesi suoi diretti competitori e dindebolendo l’economia francese. Nel contempo iniziarono le persecuzioni nei confronti dei giansenisti e l’intromissione del re nelle questioni interne alla Chiesa cattolica, nei confronti della quale egli riaffermò le libertà gallicane, che permisero al re di asegnare i vescovati a persune a lui devote che ben poco avevano di ecclesiastico. Dopo essere servita come collante per l’unità nazionale, la monarchia assoluta francese, era giunta al termine del suo periodo positivo e mostrava ora il suo lato peggiore. Soprattutto nelle campagne prese avviò una guerra destinata a durare per buona parte del regno di Luigi XIV. La più famosa di queste rivolte fu quella dei Camisards. La rivolta ebbe inizio nelle Cevenne tra i contadini, in gran parte Ugonotti, che stanchi delle intollerabili persecuzioni alle quali erano sottoposti, nel 1702 si ribellarono costituendo delle bande armate, che per tre anni tennero testa agli eserciti regi. Per porre fine alla sollevazione, i soldati inviati dal re incendiarono numerosi villaggi massacrando intere popolazioni indifese. Queste azioni divennero tragicamente famose in quell’area della Francia come dragonades, poichè vennero condotte da reggimenti di dragoni. Nel 1705, la ribellione sembrava domata, ma in realtà essa proseguì fino al 1715.


Nell’immagine, un ritratto del ministro Jean Baptiste Colbert Documento inserito il: 24/12/2014
  • TAG: re sole, luigi XIV, colbert, colbertismo, politica economica, compagnie privilegiate, louisiana, colonie antille, canada francese, revoca editto nantes, libertà gallicane, rivolta camisards, dragonades

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