Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia moderna: Heinrich Khunrath e l'anfiteatro della sapienza: la Cabala cristiana a inizio Seicento.
>> Storia Moderna> In Europa

Heinrich Khunrath e l'anfiteatro della sapienza: la Cabala cristiana a inizio Seicento.

di Francesco Servetto


L’Amphitheatrum sapientiae aeternae di Heinrich Khunrath è un’opera ermetica, alchemica ed esoterica piuttosto complessa, imponente per struttura e di difficile interpretazione, la cui prima edizione risale al 1595 e che fu, con ogni probabilità, pubblicata ad Amburgo. Al giorno d’oggi è molto rara e si fa riferimento principalmente ad un’altra edizione, quella del 1609, stampata a Hanau, in cui, alle quattro tavole originarie e alle 24 pagine di testo latino, sono stati aggiunti il commento di 365 versetti biblici e 12 tavole, disposte in maniera differente nei quindici esemplari sopravvissuti. Per lungo tempo, l'opera è stata considerata dagli addetti ai lavori una particolare miscellanea di dottrine cristiane e magia; in realtà assume un altro e ben più marcato aspetto degno di nota, poiché già nel titolo appare alquanto evidente l’impronta cristiano-cabalistica sulla stessa. La sapienza cui allude l’autore è, infatti, già dal frontespizio definita “cristiano-cabalistico”, “divino-magica” e “ter-tri-uno-cattolica”. A livello puramente materiale, l’Amphitheatrum consiste in un volume illustrato tramite tavole incise, di pregevole fattura, colorate a mano e decorate in oro, ed alterna una serie di figure teosofiche e geroglifici, tra cui spicca per fama il celebre “Oratorio-laboratorio”. Nella prima edizione, esso figura al primo posto, mentre successivamente ha subito uno spostamento, su indicazione scritta e firmata dello stesso autore, come si può notare nei commenti, alternandosi con la “Pietra Filosofale”, il “Cristo in Croce” e “Adamo ed Eva”. Pur non essendo possibile accertare senza dubbio il motivo della differenza di contenuto delle due edizioni, appare plausibile, come suggerito dalla specialista Giulia Ferretti, che l'intenzione dell’autore fosse di ampliare la prima edizione, integrandola con un imponente apparato teosofico ed interpretativo, ponendo in risalto la stretta parentela tra rivelazione ed alchimia.
C'è una continua attenzione all'interpretazione delle quattro tavole originarie, i cui significati permeano la struttura dell'opera, ritornano in essa, mantenendosi in contatto con la sapienza rivelata dalle Sacre Scritture, presente in modo alchemico nella Natura e viva nella coscienza umana. Per comprendere al meglio la portata e lo scopo di tale opera, è quantomeno necessario indagare sulla figura a tratti sfuggente di Heinrich Khunrath, medico e studioso di teosofia. Nato nel 1560 a Lipsia, otterrà la laurea in medicina col massimo dei voti presso Basilea nel 1588, quindi eserciterà la professione a Magdeburgo, ad Amburgo e a Trebisonda. In questo periodo, è cruciale la sua presenza a Praga, alla corte di Rodolfo II, l’imperatore occultista, appassionato di magia e scienze ermetiche. Nella capitale boema, infatti, il clima culturale è vivo ed audace, poiché l’ermetismo e le dottrine esoteriche stuzzicano la curiosità del potente mecenate asburgico, un vero e proprio appassionato di filosofia occulta. Gli studi di Frances Amelia Yates per primi hanno fatto luce sulle serpeggianti idee ermetiche, penetrate da tempo in un’Europa scossa da tensioni religiose e politiche, portate avanti da uomini intraprendenti e discusse, esaltate seguendo un copione in parte sfuggito alle testimonianze storiche; incontri come quello a Brema nel 1589 tra Khunrath stesso e il matematico inglese John Dee, in missione continentale per conto della corona britannica, svelano un sostrato culturale di altissimo spessore, mostrando, inoltre, quanto la dignità delle discipline magico-alchemiche e cabalistiche intrise di filosofia naturale, all’epoca fosse, solida e accertata. È notevole il fermento intorno alla cultura, al perseguimento della conoscenza, e si assiste al passaggio dal pensiero rinascimentale, aperto verso l’ermetismo e le dottrine ad esso connesse, al cosiddetto pensiero scientifico, ancora agli albori. Se da una parte lo scenario assiste ad un utilizzo della filosofia occulta, con le relative diramazioni e tecniche, dall’altra gli intrecci con la politica sono piuttosto evidenti. Personaggi come Giordano Bruno girano le corti d’Europa tentando di stringere alleanze e prendendo contatti con esponenti della cultura, mentre la Controriforma lotta su più fronti con le chiese ribelli, tra le quali spicca quella inglese, nascente e bisognosa di legittimazione. Il nascente impero britannico, infatti, imporrà la propria secolare mano su un mondo sempre più vasto, sempre più oggetto di nuove rotte marittime, mentre l’occhio dell’uomo, rivolto al cosmo, tramite il genio di Copernico, ha da tempo compreso la vastità della volta celeste, con le sue affascinanti manifestazioni planetarie ed orbitali. Giordano Bruno, come prima Cusano, parla di infinità di sistemi stellari, introduce la propria visione egizio-ermetica del divino, travolgendo spiritualmente, e rinnovando, quantomeno nelle intenzioni, l’apparato vetusto di un cattolicesimo che necessariamente ha dovuto e deve ancora assestare colpi di coda alle ribellioni della storia. La Terra è da lui considerata viva, dotata di un’anima mundi, un soffio vitale quasi neo-stoico, che ne consente la rotazione.
Dalla corte boema passano personaggi di spicco dell’epoca, come il gallese John Dee, poliedrico matematico i cui interessi abbracciavano numerosi campi del sapere, dall’architettura alla magia bianca, dalla tecnica di costruzione navale alla cabala cristiana, o come il suo sodale Edward Kelley, un personaggio piuttosto oscuro, che sicuramente dovette passare vari guai con i propri contemporanei, tanto che l’alone di controversia che lo contraddistingue lo vede accusato di ciarlataneria, riguardo alla trasmutazione metallica, nonché ai tentativi di entrare in contatto con angeli e spiriti, eventi che condividerà in buona parte con lo stesso Dee, utilizzando il (probabilmente spurio) quarto libro del De Occulta Philosophia di Enrico Cornelio Agrippa.
Khunrath è un seguace di Paracelso, e tra i suoi scopi principali c’è il desiderio di sviluppare una magia naturale cristianizzata, nonché quello di trovare la materia primaria occulta che spianerebbe all’umanità la strada per il perseguimento della saggezza eterna; tuttavia, si muove come un filosofo naturale a tutti gli effetti, partendo dall’osservazione e dall’esperienza. La sua opera principale, come detto, ricca di illustrazioni, parte dal commento teosofico di versetti biblici, con l’intento di indagare filosoficamente, servendosi di una scala mistica di sette gradi ortodossi. Prima di lui importanti libri di emblemi erano già stati pubblicati, quali ad esempio l’Emblematum liber di Andrea Alciati del 1531, opera di notevole spessore, tanto da assurgere ad esempio per il settore, eppure la cura e l’attenzione per il dettaglio raggiungono, nelle sue illustrazioni, vette mai raggiunte fino ad allora dall’uomo: un paesaggio mistico, occultista e alchemico si dipana dalle pagine dell’Amphitheatrum, rapendo l’occhio e generando nella mente dell’esperto una catena di intuizioni degne dei migliori filosofi rinascimentali. Le riflessioni misticheggianti cui si riferisce Khunrath, affioranti da un substrato cristiano-cabalistico, devono molto al pensiero di Pico della Mirandola, il quale si preoccupò di dimostrare la veridicità del nome di Cristo, servendosi dello studio della Cabala connessa alla magia, sulla falsariga del metodo degli studiosi ebrei sul Tetragrammaton. Le sue Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae o Novecento tesi sono un trattato composito, in cui è affrontato lo scibile umano, tenendo conto di culture non cristiane, come quelle ebraica e araba, e sostengono, infatti, che nulla più della Cabala possa svelare la correttezza del nome Jesus. Il tedesco Johannes Reuchlin è il più importante prosecutore del pensiero di Pico; in lui abbiamo una ripresa degli studi cabalistici e, nel De Verbo Mirifico, sosterrà che il nome di Cristo derivi dal nome di Yahweh, per aggiunta di una lettera sin, tramutandosi dunque da Tetragrammaton in Pentagrammaton. Il De Armonia Mundi del veneziano Francesco Zorzi o Giorgi è anch’esso intriso di elementi cabalistici, ermetici ed è degno di nota il credito che il suo autore riscuoteva presso i contemporanei, essendo stato contattato da Enrico VIII per curarne le carte relative al celebre divorzio. Nel corso del secolo, lo sviluppo e lo studio del neoplatonismo, unito alla querelle tra filosofia aristotelica e platonica, creerà una sorta di spartiacque nell’affrontare le discipline, da una parte umanistiche, con un eccesso di attenzione verso la grammatica, deriso da Bruno stesso nella visita in terra d’Albione, dall’altro tecnico-matematiche, come la musica, vero e proprio strumento di indagine, come nel caso del medico rosa-crociano inglese Robert Fludd, il cui lavoro Utriusque Cosmi Historia vedrà la luce, anni dopo, nel 1617. Il panorama europeo di fine ‘500 si nutrirà della filosofia occulta ed ermetica fino all’esaurimento della propria parabola, tra roghi di personaggi celebri e la caccia alle streghe di inizio Seicento.
Accanto a ciò, in Khunrath, svolge un ruolo di protagonista l’alchimia, adagiata su un piano ermetico, che ritorna all’interno dell’opera, con affermazioni e intuizioni strettamente connesse alla Tabula Smaragdina, di cui è presente un’incisione. Proprio l'interesse verso l'alchimia del medico tedesco ha spinto lo studioso Antoine Faivre a definire “ermeticismo” e non ermetismo l'esoterismo cristiano di Khunrath, battezzato altresì da altri studiosi “Ermete moderno”. Appare piuttosto plausibile l'incontro nel periodo praghese con Johann Tholde, l’autore del fortunato trattato di alchimia Basilius Valentinus, ed è altrettanto plausibile che in questi anni abbia elaborato un naturalismo magico cristianizzato, durante e in seguito agli incontri con John Dee, con lo stesso Tholde e con i seguaci delle dottrine paracelsiane, indagando per trovare nella materia vivente le conferme delle verità delle Scritture rivelate, permettendo alla coscienza di entrare in contatto con lo spirito della sapienza. Da qui, l'uomo può effettuare una risalita verso Dio, servendosi e della rivelazione cristiana e del laboratorio alchemico.
Nell'anno della prima edizione, il 1595, e in quelli subito successivi, escono altri suoi scritti degni di nota, come la Confessio de Chao Physico-Chemicorum Catholico: in quo Catolice Habitat Azoth sive Materia Prima Mundi, h.e. Mercuris Sapientium: ubi Magnesiae (subjecti Vidilicet Lapidis Philosophorum Catholici) conditiones Fideliter Recensentur, a cui attingerà Carl Gustav Jung per i propri studi, o come la Naturgemes-Alchimysch Symbolum, oder, Gahr Kurtze Bekentus(…), o anche la Magnesia Catholica Philosophorum das ist (…) e la Wahrhafter Berich vom Philosophischen Athanor und Gebrauch und Nutzen(…). Postume uscirono l'opera di alchimia medica, in latino e tedesco, Questiones Tres, per-Utiles (…), Lux in tenebris, e il trattato Medulla Distillatoria et Medica. Molti studiosi hanno visto in Khunrath un Ermete moderno, sostenitore e promulgatore dell'antica sapienza, che si riteneva risalire agli antichi egizi: nello stesso Amphitheatrum è, inoltre, presente una tavola raffigurante la Tabula Smaragdina, la numero 10. Come detto, la disposizione delle tavole non è la stessa in tutti gli esemplari rimasti, ma è possibile tentare comunque un’indagine per svelare l'impianto teosofico che traspare da esse. Nell'edizione curata da Giulia Ferretti, è ripreso uno degli ordini di cui siamo a conoscenza e si apre con l'autoritratto di Khunrath stesso, quindi il Frontespizio, il Frosone, il Prologo, il Cristo in Croce, L'insegnamento della Natura, Adamo ed Eva, La cittadella Alchemica, la Pietra Filosofale, la Tavola di Smeraldo, il Laboratorio-Oratorio e il Pentacolo. Proprio quest'ultima illustrazione, la dodicesima, testimonia la presenza di avversari contro cui il medico-alchimista si trovava in disaccordo: diventa una sorta di manifesto in cui la forza del saggio che si affida a Dio difende la Luce, schiacciando col tallone la testa del serpente, simbolo del diavolo nonché delle tenebre.
L'autore assume il ruolo, dunque, di protettore della Sapienza Vera, utilizzando il metodo teosofico, che si propone di esaminare, esperire e giudicare ogni cosa seguendo la legge e le parole delle Scritture Sacre, del Libro della Natura e della retta coscienza. Numerose simbologie affiorano dall'immagine, in lingua latina e tedesca, attestando una peculiarità territoriale, germanica, sicuramente connessa al pensiero riformato, e che avrà ovvie ed evidenti ripercussioni sul movimento del rosicrucianesimo. Anche in esso, infatti, è promulgata l'idea secondo cui nelle varie epoche storiche vivrebbero sapienti in possesso di una conoscenza segreta, il cui scopo è condurre l'umanità verso il bene. Analizzando le altre tavole, si nota come il Prologo sia la porta d'accesso all'Anfiteatro della Sapienza Eterna, i cui sette gradini della scala mistica consentono la risalita verso il tempio dedicato a Dio-Uno, confrontabile con l’Ain Soph ebraico. È necessario che il possessore della conoscenza sia mondato dalle impurità terrene, dal pensiero sterile della sofistica, di contro concentrandosi sulla esaltazione di Dio, sulla sua adorazione, giungendo a meritarne la consapevolezza e conquistandone l'amore, in un'ottica di salvezza a cui lo studioso potrà contribuire divulgandone la parole ai soli meritevoli, tenendo nascoste alla maggioranza le altrimenti non comprensibili verità occulte. Il Cristo in Croce svela come la conoscenza intellettuale di Dio, la cui rivelazione è nel Verbo, si trovi nell’Universo, operando su macro e microcosmo, ed è lo scopo ultimo cui tende chi tenti di perseguire la Sapienza. Tre corone circolari concentriche lo contraddistinguono e, per mezzo della Luce del Verbo, si manifesta il processo di emanazione, poiché ogni cosa, sia spirituale, sia materiale ha subito l’opera di creazione del Verbo, unitamente alla Sapienza Eterna. La corona più interna è la Rosa Fiammeggiante di Luce, la Seconda persona della Trinità, che ha lo scopo di squarciare le finestre (Sephirote) affinché attraverso esse si insinui il Mistero del Verbo. Le stesse dieci Sephirote assumono il ruolo di punti di vista da cui contemplare Dio e le circonferenze alludono alle tre persone della Trinità.
La tavola 6 è detta Insegnamento della Natura e in essa l’uomo è considerato un atomo della Natura stessa, attorniato dai Misteri delle Forze Elementari, al cui interno è, inoltre, collocato. Partendo dal presupposto che lo studio della Natura avvicina alla comprensione di Dio, esso consente altresì il contatto con il bene e con la verità. Dalla settima tavola, Adamo ed Eva Rigenerato, parte la seconda parte del percorso mistico-filosofico, ora che l’uomo ha percepito la presenza di Dio nel cosmo: egli torna su di sé, rinato, tentando di comprendere e di conoscersi, illuminato dalla grazia, purificandosi grazie alla scintilla divina che ne consegue. Khunrath definisce “Uomo nuovo” colui il quale, compiendo tale percorso, rinasce purificato e rigenerato in Cristo, reincarnato nello spirito della Sapienza. In centro, la figura dell’Ermafrodito è vettrice del raggiungimento dell’Archetipo, il Tetragrammaton; da qui, si giunge all’Unità, alla Monade già presente in Dee (in forma geroglifica), ricacciando il Binario e il Ternario nel Quaternario. È utile osservare, a questo punto, la portata dell’immagine, intesa come geroglifico, sull’uomo di cultura rinascimentale: tenendo presente che all’epoca ancora non si era giunti ad una decifrazione dell’antica scrittura egizia (si dovrà attendere, infatti, il lavoro di Champollion negli anni ‘20 dell’800), il fascino esercitato dalla concentrazione di significati in un’unica immagine, il suo muto comunicare concetti sfuggenti in attesa della decrittazione del sistema, ha stimolato la nascita del mito dell’Egitto e la relativa comprensione, meglio la curiosità di comprendere, lasciando all’immaginazione peculiarità e proprietà magico-religiose. Dalla numero 4 alla 7, le altre tavole illustrano la teosofia dell’alchimista tedesco, mentre dalla 8 alla 12 spiccano elementi esoterici ed ermetici, in cui l’alchimia spirituale, speculativa e simbolica, affrontata come scienza divina, è protagonista. Se l’alchimia si propone di focalizzare l’indagine sulla natura, cercando tramite essa la materia prima spirituale, creativa e divina, la teosofia pone l’accento sull’amore per la sapienza divina, rivelata nel Verbo e, tramite la preghiera, il filosofo, quindi, avrà la possibilità di utilizzare le due discipline congiuntamente, e raggiungerà l’ambito traguardo grazie, soprattutto, alle proprietà della prima, approfittando della capacità di trasmutazione degli elementi naturali internamente ed esternamente, operando nel laboratorio alchemico.
È chiaro, oramai, che Dio si rivela nell’universo per mezzo dello spirito della sapienza, che chi indaga comprende con la preghiera e con lo studio delle Sacre Scritture, con la conoscenza della natura, intesa come macro e microcosmo, e che, tuttavia, sarà solo con l’esperienza del laboratorio alchemico che il filosofo potrà perseguire la conoscenza, passando attraverso la coscienza dell’unità del corpo e dello spirito. L’Uomo Nuovo, rigenerato, compie l’ascesa verso Dio umilmente, non dando ascolto alle distrazioni fuorvianti delle tentazioni, del serpente biblico, del Diavolo, ma concentrandosi sugli effetti e sulle peculiarità del connubio tra alchimia e teosofia, la cui complementarità risulta innegabile. Così come nel Vangelo secondo Matteo si viene messi in guardia dal pericolo di gettare perle ai porci, allo stesso modo, la sapienza divina con le relative implicazioni non può essere conosciuta e avvicinata da chiunque, ma solo pochi studiosi saranno in grado di comprenderla e di effettuare il percorso di ascesa. La tavola 8, La Cittadella Alchemica, abbonda di citazioni ermetiche e invita al silenzio, alla meditazione: in questo modo l’Uomo Nuovo guadagna la strada che conduce alla Cittadella dalle Sette Torri, dove sono celati gli arcani della natura. Un giudice integerrimo filtra l’accesso ad essa, controllando l’alzata del ponte levatoio che la separa dalla strada, verificando tramite domande la portate delle opere buone dell’avventore. L’unica porta d’accesso conduce alla cittadella, ove sono custoditi i segreti della vita universale. A questo punto, l’uomo entra in possesso della “Pietra”, la vera filosofia, l’unica che consenta di controllare la materia per raggiungere la Verità e per donare la vita.
Il pensiero di Khunrath rifulge nella pietra filosofale, moralmente e alchemicamente, con la salita dal mondo del caos (si potrebbe definire ermeticamente “ciò che sta sotto”) verso l’Azoth, l’elemento alchemico da cui sarebbe possibile cristallizzare la pietra filosofale. La tavola numero 10, la celebre Tavola di Smeraldo, è per tradizione legata al mitico Ermete Trismegisto, secondo gli studiosi rinascimentali sarebbe stata incisa da lui stesso, e rivelerebbe la scienza arcana dell’universo. Essa introduce la tavola del Laboratorio-Oratorio: così come la roccia emerge dalla terra, similmente la Verità si manifesta al sapiente. L’unione di cabala, di scienza e di alchimia si sublima nella suddetta tavola e in essa il teosofo alchimista si produce in preghiere verso Dio, mentre lavora al forno alchemico, godendo della corrispondenza tra rivelazione tramite le Scritture e natura. Khunrath può essere considerato l’avanguardia della corrente teosofica: il termine teosofia, infatti, appare per le prime volte, inscritto in una propria cornice di dignità semantica, proprio nell’Anfiteatro e bisognerà attendere non molto perché Jacob Böheme ne dia una definizione e una descrizione approfondita nei propri studi, in un clima storico ormai rosacrociano. Anche la teosofia si fonda sull’idea della presenza del macrocosmo nel microcosmo e viceversa: l’apparato filosofico occulto a cui si affida è il medesimo delle correnti alchemica, neoplatonica ed ermetica, tanto che un punto di notevole comunanza tra le discipline riguarda l’idea dell’esistenza di un sapere antico, sopravvissuto nei secoli, protetto e tramandato da uomini che lo stesso Khunrath definisce “rigenerati”: è la tradizione primordiale, o prisca sapientia dei rinascimentali.
La via teosofica considera, inoltre, che il sapiente ha contezza di (“conosce”) Cristo tramite la pietra filosofale e tramite Cristo coglie il significato della pietra Filosofale stessa. Misticismo e pragmatismo alchemico sono indispensabili, lavorano in concorso tra loro ed è proprio in virtù di questa sinergia che il sapiente può operare con successo nel proprio Laboratorio-Oratorio. Una fusione intellettuale e fisica, tenuto presente della peculiarità trasmutativa degli elementi di cui l’alchimia da sempre si fa sostenitrice, permette la rigenerazione dell’uomo saggio, partendo dal presupposto che gli elementi costitutivi la materia abbiano tutti, al livello oggi definiremmo sub-atomico, un’essenza comune, che per Khunrath sarebbe individuabile nel principio unificante spirituale alla base della materia. Così il piombo può diventare oro e l’uomo, perso nei meandri della mondanità, può aspirare alla saggezza. Il Tutto può essere trasmutato dall’Uno neo-platonico e dall’Uno si può pervenire al Tutto: dirompente, la concezione neoplatonica, peraltro facilmente accettabile di per sé per i cristiani, per il suo monoteismo, risulta coerente con l’impianto esoterico-cristiano, ponendo in evidenza i punti di contatto tra opere come il Timeo platonico e le tradizioni ermetica e neo-gnostica. Seguendo, dunque, l’esempio di Dio che dal nulla crea il Tutto, lo stesso teosofo, come afferma Khunrath, “può fare tutto ciò che desidera, [poiché] egli desidera ciò che desidera Dio stesso”. La risalita del sapiente verso la monade, vista come tri-unità, per via degli attori trinitari, è resa possibile da quella sapienza eterna a cui il teosofo fa affidamento, studiando le Sacre Scritture, il libro della Natura e servendosi della retta coscienza, unitamente al lavoro in laboratorio.
Il medico tedesco evidenzia un filo conduttore tra l’antica sapienza, partendo da Mosè, attraverso Ermete e gli antichi sapienti, Platone, i filosofi platonici e neoplatonici, nonché gli alchimisti. Il terreno di partenza comune, individuabile nelle relative cosmologie, permette di delineare i principi che reggono l’universo: in Mosè, terra e acqua unite in un solo corpo, in Ermete terra e acqua che costituiscono il Corpo Inferiore, mentre il Cielo è lo spirito del mondo, l’anima mundi, corpo spirituale e spirito corporale, che tutto copre, e lo spirito di Dio è l’anima del mondo, la “Viride” tramite cui ogni cosa è generata; per i filosofi antichi, il corpo è la materia passiva, lo spirito il medio, l’anima è la forma che dona essenza alla materia. Per gli alchimisti e per lo stesso Khunrath, alla materia sono connessi lo zolfo e il sale della natura, al medio il mercurio che opera tramite la natura, mentre alla forma è unita la natura-essenza. A questo punto, appare plausibile la perennità della sapienza, grazie alla stretta connessione tra alchimia, teosofia e sapienza divina. Sarà tramite l’alchimia, detta scienza di Dio, che l’uomo potrà avere il controllo dei quattro elementi, mentre a livello coscienziale opererà su di sé una rigenerazione fisica, giungendo a conoscere il mondo maggiore e Cristo, colui il quale corrisponde alla Magnesia dei filosofi.
Khunrath farà propria l’idea già ficiniana dell’esistenza di una prisca philosophia, un’antica forma di conoscenza a cui avrebbero attinto tutti i grandi sapienti del passato, da Orfeo ad Ermete, passando per Platone e i filosofi greci. Il medico tedesco, inoltre, considerando il substrato comune alle discipline della filosofia occulta, a livello di cosmologia, giunge a considerare scienza e magia strettamente imparentate. La stessa cabala cristiana, osservata in un’ottica escatologica, regge il confronto con l’originaria cabala ebraica, non solo per la comunanza parziale a livello testuale e mistico, ma anche perché Cristo, il cui nome è dimostrabile come spiegato in precedenza tramite una manipolazione letterale del Tetragramma, grazie alle peculiarità rivelatrici della filosofia occulta opportunamente manipolata, appare, così, l’esponente ultimo tra i grandi della storia e più degno, l’unico figlio di Dio, colui il quale ha fatto luce sul sentiero delle vicende umane, sorretto da una conoscenza, una teoria filosofica, una sapienza che risalirebbe agli albori del tempo.
Interessante la tesi dello studioso Antoine Faivre, il quale si sofferma sulle differenze tra l’ermetismo classico e quello moderno, alla luce della scoperta dell’errata collocazione temporale dei testi ermetici attuata da Casaubon, avvenuta nel 1614; tra XVI e XVII secolo le scienze occulte sono riversate nella teologia cristiana, unitamente ad una rivalutazione della filosofia naturale, per cui se prima Ermete era una sorta di dio greco, ora è un mago alchemico, occupando spazi intellettuali fino ad allora lasciati vuoti.
Valutando lo sviluppo del pensiero mistico successivo, la sua graduale caduta verso l’abisso della dimenticanza e della delegittimazione, risulta stimolante osservare in maniera certosina il messaggio e le verità svelate dall’alchimia non senza un sentimento di sconforto, per lo studioso, per via del pressoché totale abbandono, quantomeno a livello ufficiale, della disciplina da parte della cultura ufficiale. Al giorno d’oggi essa è, infatti, considerata dai profani l’antenata della chimica, ma ciò è inesatto, poiché, visto l’intrico spirituale e fisico che la contraddistingue, la mera materialità della chimica stona talmente, da far apparire la disciplina una sorta di variazione sul tema neanche ben orchestrata, con qualche passaggio in comune, perseguendo, tuttavia, scopi totalmente differenti. Macrocosmo e microcosmo, varie scoperte in campo medico e iatro-chimico, ma anche musica (altamente considerata da Khunrath) e matematica, architettura e geometria: pare che l’involucro occultistico, a prima vista rimosso dallo sviluppo moderno delle scienze ufficiali, sia difficile da grattare via, permanga come una sorta di ruggine, che oramai ha corroso il corpo metallico, provocando conseguenze tanto simili ai buchi che si ritrovano talvolta su manufatti estremamente intaccati dall’ossidazione. Come gestire le numerose urla che dal passato riaffiorano per bocca dei vari Bruno, Dee, Agrippa e altri?
Se valutiamo gli interessi alchemici di personaggi di statura elevata, come Newton, così legato alla razionalità scientifica da aver guadagnato un posto ben definito nell’immaginario comune, ci rendiamo conto di quanto sia folle tentare di operare cesure, di voltare pagina in seguito a determinati momenti storici e culturali: lo spazio e il tempo che occupano il pensiero, qualunque esso sia, non coincidono con le intenzioni delle istituzioni, del sentore comune e dei progetti dei vari governanti, e la portata della cultura, vera rivelatrice della storia dell’uomo non può essere imbrigliata per sempre.


Nell'immagine, un'illustrazione tratta dall'Amphitheatrum sapientiae aeternae: il laboratorio dell'alchimista.


Bibliografia

BURCKHARDT Titus, L’alchimia, Boringhieri, Torino, 1961.
ECO Umberto, Il pendolo di Focault, Bompiani, Milano,1988.
ECO Umberto, Lo strano caso della Hanau 1609, Bompiani, Milano, 1989.
FAIVRE Antoine, Esoterismo e tradizione, Elledici, Torino, 1999.
FAIVRE Antoine, L’esoterismo occidentale- Metodi temi e immagini, Morcellania, Brescia, 2012.
FAIVRE Antoine, The eternal Hermes, from Greek God to Alchemical Magus, Phanes Press, Grand Rapids, 1995.
FORSHAW Peter, Alchemy in the Amphitheatre in Art and Alchemy, Tusculanum Press, Copenhagen, 2006.
FORSHAW Peter, Subliming Spirits: Phisical Chemisty and Theo Alchemy in the Works of Heinrich Khunrath, in Mystical metal of Gold, a cura di S.J. Linden, AMS Press, New York, 2006.
GARIN Eugenio, Ermetismo del Rinascimento, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2006.
GARIN Eugenio, La cultura del Rinascimento- Dietro il mito dell’Uomo Nuovo, Il Saggiatore, Milano, 1988.
INSOLERA Manuel, La trasmutazione dell’Uomo in Cristo nella Mistica, nella Cabala e nell’Alchimia, Archeios, Roma, 1996.
JUNG Carl Gustav, Psicologia e alchimia, Astrolabio, Roma, 1950.
KHUNRATH Heinrich, Amphitheatrum Sapientiae Aeternae, Solius Vera, Hamburg, 1595.
KHUNRATH Heinrich, Amphitheatrum Sapientiae Aeternae, Solius Vera, testo latino dell’edizione Hanau 1609, ristampadel 1653 di Amburgo, edizioni Kissinger Legacy Reprint USA.
KHUNRATH Heinrich, Anfiteatro delle Sapienza Eterna, Sola, Vera, Cristiano-Cabalistica, Divino-Magica, Fisico-Chimica, Ter-Tri-Uno-Cattolica, a cura di di Giulia Ferretti, Metauro, Pesaro, 2014.
RANQUE Georges, La pietra filosofale, Edizioni Mediterranee, Roma, 1989.
SEMPRINI Giovanni, La filosofia di Pico della Mirandola, I Dioscuri, Genova, 1988.
YATES Frances A., Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Roma-Bari, 2010.
YATES Frances A., L'Illuminismo dei Rosa Croce. Uno stile di pensiero nell'Europa del Seicento, Einaudi, Torino, 1976.
YATES Frances A., Cabala e occultismo nell’età elisabettiana, Einaudi, Torino, 2002.
YATES Frances A., L’arte della memoria, Einaudi, Torino, 2007.

Documento inserito il: 21/09/2024
  • TAG: cabala cristiana, alchimia, misticismo, magia bianca, filosofia naturale, Khunrath, filosofia occulta, esoterismo, ermetismo, prisca philosophia

Articoli correlati a In Europa


Note legali: il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità di quanto pubblicato è esclusivamente dei singoli Autori.

Sito curato e gestito da Paolo Gerolla
Progettazione piattaforma web: ik1yde

www.tuttostoria.net ( 2005 - 2023 )
privacy-policy